«Bene lo stanziamento di risorse, ora occorre usare bene questi soldi. Priorità a progetti integrati di riduzione del rischio e di adattamento al cambiamento climatico»

Dissesto idrogeologico e “Proteggi Italia”, appello di Legambiente al premier Conte

Negli ultimi 5 anni stanziati 7,6 miliardi per il risarcimento dei danni provocati dal maltempo

[1 Marzo 2019]

Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente, «Lo stanziamento di risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico l’avvio del progetto “Proteggi Italia” da parte del Governo è sicuramente una buona notizia. Gli 11 miliardi annunciati per combattere il rischio idrogeologico sono utili ad avviare una buona politica di prevenzione quanto mai urgente e importante. Per questo ci auguriamo che vengano spesi al meglio. Per farlo è indispensabile mettere al centro progetti integrati di riduzione del rischio e di adattamento al cambiamento climatico, ma su quest’ultimo aspetto ad oggi non si ha nessuna notizia sul piano nazionale che sarebbe già dovuto essere stato approvato. Altrimenti si rischia di spendere soldi inutilmente, come fatto fino ad oggi. Negli ultimi quattro/cinque decenni il dissesto ci è costato l’equivalente di oltre 50 miliardi, ma oggi l’Italia è meno sicura di prima».

Legambiente ricorda che «sono 7,5 milioni i cittadini italiani che vivono o lavorano in aree a rischio e negli ultimi cinque anni sono stati stanziati già oltre 7,6 miliardi per il risarcimento dei danni provocati dal maltempo in Italia (dati Ecosistema Rischio 2017). Per interventi di prevenzione del rischio idrogeologico, invece, sono stati stanziati 5,6 miliardi dal 1999 al 2018 (fonte Rendis Ispra)».

Zampetti lancia un appello al premier Conte che oggi dalle pagine di Repubblica ha parlato del piano di messa in sicurezza e lotta al dissesto presentato nei giorni scorsi dall’esecutivo: «Prima di avviare i finanziamenti è indispensabile rivedere l’approccio e la qualità dei progetti presentati e in attesa di essere sovvenzionati. La gran parte di questi, infatti, rispondono ancora ad una logica di difesa passiva e puntuale del territorio che oggi è inefficace alla luce anche degli scenari dei cambiamenti climatici in atto. Oggi gli interventi per la riduzione del rischio e quelli di adattamento al clima devono andare avanti in maniera sinergica e coordinata e per questo chiediamo anche di approvare quanto prima il piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Riteniamo, inoltre, fondamentale creare una rete di coordinamento e di controllo dal livello nazionale fino a quello locale di esecuzione di questi interventi, oltre che per la manutenzione e la gestione del rischio. Bisognerebbe provare a recuperare su questo anche quanto messo in campo dell’unità di missione Italia Sicura».

Per il Cogno Verde «E’ fondamentale migliorare la qualità dei progetti di difesa alla luce del nuovo contesto climatico e delle Direttive alluvioni, acqua, habitat e dotarsi di strumenti adeguati per la loro valutazione e monitoraggio nell’esecuzione e nell’efficacia. Dare avvio immediato a una politica di delocalizzazione degli edifici più a rischio: interventi che, nonostante segnali incoraggianti legati anche a specifici atti normativi passati, stentano infatti ancora ad essere messi in pratica. Lo stop al consumo di suolo è indispensabile per mitigare gli effetti del rischio ed occorre quindi rafforzare e rendere maggiormente cogenti i vincoli di inedificabilità, soprattutto nelle aree a rischio. Ancora, la tutela, rinaturalizzazione e ripristino delle aree di esondazione e dei corsi d’acqua e, infine, interventi di riqualificazione urbana che tengano insieme rischio idrogeologico e rischio climatico».

L’associazione ricorda al governo giallo-verde che «Tutto questo, infatti, si colloca in uno scenario per cui la tendenza è quella di un costante peggioramento delle condizioni climatiche che rende oggi non più rinviabile intervenire anche sul fronte dell’adattamento ad un clima che cambia, con l’obiettivo di salvare le persone e ridurre l’impatto economico, ambientale e sociale dei danni provocati. A tal proposito l’associazione ambientalista evidenzia che sono 437 i fenomeni meteorologici (riportati dalla mappa CittàClima.it) che dal 2010 a dicembre 2018 hanno provocato danni nel territorio italiano (264 i comuni dove si sono registrati eventi con impatti rilevanti che hanno provocato oltre 189 vittime e l’evacuazione di oltre 45mila persone a causa di eventi quali frane e alluvioni».