A 21 anni dalla tragedia di Sarno non abbiamo ancora imparato la lezione

Quasi 7,5 milioni di italiani vivono ancora in territori a rischio elevato e molto elevato per frane e alluvioni

[6 Maggio 2019]

Tra il 5 e 6 maggio del 1998 la Campania fu colpita da un’alluvione alla quale seguirono imponenti frane, che provocarono la morte di 160 persone nei comuni di Sarno, Siano, Bracigliano (in provincia di Salerno), Quindici (Avellino) e San Felice a Cancello (Caserta). E se è doveroso oggi ricordare il 21esimo anniversario di quei tristi giorni lo è altrettanto capire che la lezione non è stata ancora imparata: «In occasione di un anniversario importante come quello di Sarno ribadiamo l’urgenza di attuare una seria politica di prevenzione dei rischi – dichiara Lorenzo Benedetto, del Consiglio nazionale dei geologi – finalizzata ad una gestione sostenibile del territorio ed alla salvaguardia della vita dei cittadini, necessità che trovano riscontro anche nella mappa del dissesto idrogeologico in Italia del 2018, tracciata dall’Ispra, che vede circa il 91% dei comuni italiani a rischio e quasi 7,5 milioni di persone che vivono in territori a rischio elevato e molto elevato per frane e alluvioni».

«La normativa emanata a seguito dell’emergenza Sarno e di altri eventi successivi (alluvione di Soverato) – aggiunge Benedetto – ha consentito di compiere un significativo passo in avanti in termini di conoscenza degli scenari di rischio idrogeologico dell’intero Paese, attraverso i Piani per l’assetto idrogeologico (Pai), redatti dalle ex Autorità di bacino, a cui purtroppo non sono seguite azioni concrete di mitigazione e gestione dei rischi individuati». Ma distanza di 21 anni dalla tragedia di Sarno, per il geologo campano «c’è ancora tanto da fare per determinare condizioni di sicurezza più accettabili per il rischio idrogeologico che attanaglia l’intero Paese. Dunque sarebbe importante ad esempio: approfondire sempre di più le conoscenze dei fenomeni aggiornando i Pai, attuare una corretta pianificazione territoriale per evitare di costruire nelle zone pericolose, realizzare interventi strutturali e non strutturali, presidiare e monitorare le aree a rischio ed infine operare una seria e continua manutenzione del territorio. Tutte queste azioni devono andare di pari passo con la diffusione della conoscenza nella popolazione dei corretti comportamenti che occorre tenere per salvaguardare la propria incolumità in caso di frane o alluvioni».

Anche perché nel mentre, con la progressiva avanzata dei cambiamenti climatici e senza adeguati interventi a contrasto, quello idrogeologico è un rischio sempre più concreto per il nostro Paese: «Dati pubblicati recentemente indicano che solo nel 2018, frane e alluvioni hanno causato 38 morti e nel periodo che va dal 2000-2018 hanno perso la vita in totale 438 persone – conclude  Benedetto – Questi dati sono preoccupanti, perché dopo 21 anni dagli eventi alluvionali di Sarno e Quindici, significa che non abbiamo ancora imparato la lezione. Non si può continuare a perdere la vita per il verificarsi di fenomeni naturali».