Ttip, l’Ue propone «un capitolo per lo sviluppo sostenibile» nella trattativa con gli Usa

È la prima, significativa apertura verso sindacati e ambientalisti: sarà sufficiente?

[6 Novembre 2015]

La società civile, compresi i sindacati e le Ong attive nel settore ambientale, esercita una forte influenza sulla politica commerciale dell’Ue: con questa constatazione, l’Unione europea presenta oggi per la prima volta una relazione dettagliata sull’ultimo ciclo di negoziati inerenti il Ttip, il Trattato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti che non cessa di destare preoccupazione trasversali, in particolare tra quegli ambientalisti e sindacalisti cui oggi l’Ue si rivolge (senza dimenticare economisti di spessore come i premi Nobel Krugman e Stiglitz).

La novità più sostanziosa riguarda la proposta europea di inserire un capitolo sullo sviluppo sostenibile nel Ttip, in modo da indirizzare su binari migliori la liberalizzazione dei commerci con gli Stati uniti, al centro del trattato. «Il commercio è uno strumento atto non soltanto a creare nuove opportunità economiche per i consumatori, i lavoratori e i datori di lavoro, ma anche – ha dichiarato Cecilia Malmström, commissaria europea responsabile per il Commercio, presentando la nuova proposta  –  a contribuire a costruire un mondo più responsabile. Promuovere il commercio non significa solo perseguire i propri interessi economici, ma anche propugnare valori. Per questo nei negoziati commerciali Ue-Usa proponiamo un approccio molto ambizioso allo sviluppo sostenibile, che sarà rispettato, attuato e fatto valere impegnandoci per i valori. La collaborazione con gli Stati Uniti renderebbe più efficaci i nostri interventi volti a diffondere pratiche più responsabili a livello mondiale e nel contempo garantiremmo sostegno agli standard talvolta diversi, ma ugualmente elevati, esistenti nell’Ue e negli Usa. I nostri negoziati commerciali con gli Usa diventeranno più trasparenti mano a mano che avanzeranno. È per questo motivo che oggi rendo pubblica questa proposta, affinché sia chiaro a tutti che cosa vogliamo realizzare».

Il capitolo – spiegano dall’Ue – mira essenzialmente a garantire il sostegno sia negli Stati Uniti che nell’Ue a standard elevati in materia di lavoro e ambiente e ad instaurare una collaborazione per affrontare le sfide dell’economia globale, quali il lavoro minorile, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, i diritti dei lavoratori e la protezione dell’ambiente. Nella nuova proposta si annoverano disposizione trasversali in tutela dell’ambiente e dei lavoratori, riassunte nella «garanzia che non vi sia alcun allentamento delle norme in materia di lavoro o di protezione dell’ambiente». In particolare, la proposta europea assicura di promuovere: il rafforzamento della cooperazione tra l’UE e gli USA per combattere il disboscamento illegale, la pesca illegale o il commercio illegale di specie selvatiche minacciate di estinzione; la definizione di politiche per prevenire o ridurre al minimo gli effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente connessi al commercio di sostanze chimiche o rifiuti; la promozione degli scambi e degli investimenti in beni e tecnologie verdi, ad esempio relative alla produzione di energie rinnovabili; un impegno a favore della conservazione della biodiversità e degli ecosistemi tramite l’attuazione di misure efficaci per garantire l’uso e la gestione sostenibili delle risorse naturali, in particolare in settori come la silvicoltura, la pesca, la flora e la fauna selvatiche e le risorse biologiche.

In definitiva si tratta della prima, significativa concessione in termini di sostenibilità e trasparenza che l’Unione europea abbia promosso dopo lunghi mesi di scontro con sindacati e Ong ambientaliste, che si battono contro un trattato bollato una rapina di risorse e diritti. Un passo avanti importante, quindi, anche se è troppo presto per valutarne appieno l’effettiva portata. Quel che è certo è che l’approvazione della controparte del Ttip, ovvero quel Tpp che liberalizza i commerci tra molti stati che si affacciano sull’Oceano Pacifico, non cessa di destare allarmi: Sierra Club, la più importante associazione ambientalista statunitense, l’ha appena definito un «accordo tossico».