In Italia condivisione in crescita: 10.000 bici, 6.000 auto e 4.000 parcheggi

Torna la Settimana europea della mobilità sostenibile, insieme a molti interrogativi

Per la prima volta da anni la vendita di auto private è in forte crescita, e anche la sharing mobility cambia pelle

[16 Settembre 2015]

Inizia oggi e finirà il 22 settembre la Settimana europea della mobilità sostenibile, evento paneuropeo che presenta quest’anno come filo rosso quello della multimodalità: i vantaggi dell’utilizzo di differenti modalità di trasporto sostenibili durante lo stesso viaggio. Ma è anche un format che si trova a rivivere in un momento nuovo, per la mobilità nel Vecchio continente: quello che vede tornare in auge le vendite indirizzate alla mobilità privata, con la produzione di auto e veicoli che si riscopre in grande spolvero (dopo anni di picchiata vertiginosa) dopo essere stata data prematuramente per moribonda.

Un trend opposto a quello che motiva l’evento promosso dalla Commissione europe, nato per incentivare – nelle oltre 1000 città aderenti – l’uso di mezzi di trasporto alternativi all’auto privata.

Tra questi la bicicletta è ovviamente una grande protagonista, visto anche il tema scelto per la Settimana europea della mobilità sostenibile – “Choose Change Combine” ovvero “Scegli Cambia Combina” – che vuole porre l’attenzione sull’importanza dell’intermodalità tra mezzi di trasporto diversi (ad esempio, treno + bici), quale scelta strategica per una migliore mobilità urbana. Non è un caso, infatti, che proprio all’interno dell’evento europeo Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) promuova per il secondo anno consecutivo la Giornata nazionale del Bike to work, in programma venerdì 18 settembre 2015: un invito per dipendenti di aziende, commercianti, amministratori pubblici e studenti a provare a raggiungere il luogo di lavoro in bicicletta, con l’auspicio che l’esperienza fatta in questo giorno possa diventare una salutare abitudine quotidiana.

Da parte del ministero dell’Ambiente, invece, la scelta è quella di centrare il focus dell’evento su una forma “nuova” di mobilità, che sta progressivamente prendendo sempre più piede anche in Italia: la mobilità condivisa, o sharing mobility.  Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – che ha presentato oggi i dati in tandem col ministero, presentando il primo “Osservatorio nazionale della sharing mobilility – in Italia sono presenti più di 100 iniziative di bike sharing, con più di 10.000 bici disponibili, ci sono circa 6.000 auto in car sharing (erano 700 nel 2011) con circa 500.000 utenti nei primi mesi dell’anno e una proiezione al 2020 di 12 milioni di utenti nel mondo per un fatturato di 6,2 miliardi di euro; in tutta Italia sono già disponibili più di 4.000 posti in park sharing, anche al momento rimane Milano la capitale indiscussa del car sharing: l’80% del mercato dell’auto condivisa è meneghino.

«L’evento – ha osservato Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – rappresenta un momento di analisi approfondita del contesto internazionale, con le esperienze olandesi, inglesi e francesi, e ci aiuterà a fare il punto sulle criticità, gli ostacoli e le riforme indispensabili per migliorare la mobilità sostenibile in Italia, individuando in particolare le strategie di intervento e gli strumenti attuativi per lanciare e affermare il trasporto condiviso nelle nostre città, nodi decisivi per lo sviluppo economico e sociale in chiave green».

Da una parte la nuova corsa alle immatricolazioni di auto privata si contrappone alla necessità di diminuire le emissioni di inquinanti e gas climalteranti (col settore dei trasporti che contribuisce pesantemente al computo finale). Dall’altra parte le consuete difficoltà della mobilità pubblica, che si confrontano adesso con l’ascesa della mobilità condivisa: un settore in profondo mutamento, dall’iniziale ispirazione alla condivisone come virtù in sé alla trasformazione verso modelli di business talvolta rapaci (un esempio sono le proteste che hanno messo Uber nel mirino). Di analisi e approfondimenti ce n’è adesso più bisogno che mai, per incrociare davvero mobilità e sotenibilità.