Scoperte le tracce più antiche di esseri umani vicino al circolo polare artico

Gli archeologi hanno anche trovato ossa di una renna con tracce di macellazione con strumenti di pietra

[27 Dicembre 2022]

Secondo l’agenzia russa Tass, scienziati dell’Istituto di archeologia ed etnografia (IAET) del ramo siberiano dell’Accademia delle scienze russa hanno scoperto le tracce più antiche di un un insediamento di Homo sapiens in un  territorio vicino al circolo polare artico – a nord della Siberia occidentale lungo il corso inferiore del fiume Ob.

Mikhail Shunkov,  consigliere del direttore dell’Istituto di archeologia ed etnografia del ramo siberiano dell’Accademia delle scienze russa, capo del Dipartimento di archeologia dell’età della pietra e capo ricercatore dell’IAET. Ha sottolineato che «Questo è il punto più settentrionale scoperto della cultura dell’uomo primitivo nella Siberia occidentale. Questi materiali risalgono a 45.000 – 40.000 anni fa: queste sono le tracce più antiche conosciute della penetrazione umana nel circolo polare artico. I ritrovamenti sono stati effettuati a 65 gradi di latitudine nord, mentre il circolo polare artico corre lungo il 66°  di latitudine. Queste persone erano rappresentanti dell’Homo Sapiens.  I dati ottenuti ci consentono di trarre una conclusione sulle elevate capacità adattative dell’uomo antico».

La ricerca è stata condotta presso il sito di Kushevat,  nel distretto di Shuryshkarsky, nell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets ed è stato ottenuto materiale lapideo raro per l’estremo nord. «Pochi oggetti di pietra valgono più di dozzine di strumenti di pietra trovati alle latitudini meridionali», ha detto Shunkov.

Sono state trovate anche ossa di renna con tracce di macellazione con strumenti di pietra. L’archeologo russo ha spiegato che «La renna era la principale specie commerciale a queste latitudini.  Fino ad oggi, questo è il punto più settentrionale di scoperta della cultura dell’uomo primitivo nel territorio della Siberia occidentale».

Gli stessi Yamalo-Nenets ancora oggi sono pastori nomadi di renne, anche se il loro territorio è ormai invaso dall’industria petrolifera e del gas.

Ivan Zolnikov, del ramo siberiano dell’Accademia delle scienze russa, che dal 2020 ha guidato gli scavi nel sito paleolitico di Kushevat ha trovato 31 frammenti di ossa di animali. Il team russo ha utilizzato per la prima volta la spettrometria di massa con acceleratore (o AMS, un metodo di datazione al radiocarbonio) per datare le ossa. Quindi, utilizzando la stessa tecnologia, hao scoperto che le corna recavano tracce di attività umana.

Secondo gli scienziati russi, «Gli esseri umani moderni vivevano nel corso inferiore del fiume Ob all’inizio del Paleolitico superiore, che iniziò circa 40-50.000 anni fa. Il Paleolitico superiore, terminato circa 10.000 anni fa, segnò l’estinzione dei Neanderthal e la comparsa dell’Homo sapiens». I ricercatori russi fanno notare  che le loro scoperte suggeriscono che «La presenza dei primi umani nell’Artico ruotava intorno alla caccia».

Un osso femorale trovato vicino a Omsk nel 2008 indicava che l’Homo sapiens era vissuto nella Siberia occidentale circa 45.000 anni fa. Ma fino ad ora, nessuno aveva scoperto prove di un’attività umana moderna nell’Artico avvenuta così tanto tempo fa.

Secondo lo studio “New Evidence of the Late Neopleistocene Peopling of the Lower Ob Valley”,  pubblicato dal team di Zolnikov che comprende nche ricercatori delle universiotà dell’Altai e di  Novosibirsk,  «I materiali della località di Kushevat consentono di anticipare significativamente la data della prima apparizione dell’uomo nelle regioni subpolari della parte occidentale della pianura della Siberia occidentale e spostare il confine del suo insediamento 200 km più a nord di quanto precedentemente noto. Così, l’Ob diviene uno degli ultimi grandi fiumi siberiani, dove alle latitudini settentrionali sono state trovate tracce di portatori di cultura delle prime fasi del Paleolitico superiore. La scoperta di un complesso paleolitico stratificato nella regione dell’Ob inferiore è un evento significativo per gli studi paleolitici della regione. Una vasta area su cui sono distribuiti resti faunistici e la presenza di litici tra i reperti di superficie suggeriscono che Kushevat è un hot spot per futuri studi archeologici delle prime fasi del popolamento umano della regione».