Costi per 27 miliardi di dollari all'anno, se i governi non intraprenderanno misure urgenti per incoraggiare una maggiore attività fisica

Rapporto Oms: l’alto costo dell’inattività fisica

Tra il 2020 e il 2030, quasi 500 milioni di persone svilupperanno malattie cardiache, obesità, diabete o altre malattie non trasmissibili attribuibili all'inattività fisica

[20 Ottobre 2022]

Il Global status report on physical activity 2022, pubblicato oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), analizza la misura in cui i governi stanno attuando raccomandazioni per aumentare l’attività fisica a tutte le età e secondo le abilità dei singoli

I dati provenienti da 194 Paesi dimostrano che, «Nel complesso, i progressi sono lenti e che i Paesi devono accelerare lo sviluppo e l’attuazione di politiche per aumentare i livelli di attività fisica e quindi prevenire le malattie e ridurre il carico sui sistemi sanitari già sopraffatti». Infatti, dal rapporto emerge che: Meno del 50% dei Paesi ha una politica nazionale sull’attività fisica, di cui meno del 40% è operativa; Solo il 30% dei Paesi ha linee guida nazionali sull’attività fisica per tutte le fasce d’età; Mentre quasi tutti i Paesi segnalano un sistema per il monitoraggio dell’attività fisica negli adulti, il 75% dei Paesi monitora l’attività fisica tra gli adolescenti e meno del 30% monitora l’attività fisica nei bambini di età inferiore a 5 anni; Nelle aree politiche che potrebbero incoraggiare un trasporto attivo e sostenibile, solo poco più del 40% dei Paesi dispone di standard di progettazione stradale che rendono più sicuri gli spostamenti a piedi e in bicicletta.

Presentando il rapporto, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus,  ha detto che «Abbiamo bisogno di più paesi per aumentare l’attuazione delle politiche per aiutare le persone a essere più attive attraverso passeggiate, ciclismo, sport e altre attività fisiche. I benefici sono enormi, non solo per la salute fisica e mentale degli individui, ma anche per le società , ambienti ed economie… Ci auguriamo che i Paesi e i nostri partner utilizzino questo rapporto per costruire società più attive, più sane e più giuste per tutti».

Il costo economico dell’inattività fisica è significativo ed entro il 2030 quello del trattamento di nuovi casi di malattie non trasmissibili (NCD) prevenibili raggiungerà quasi 300 miliardi di dollari, circa 27 miliardi di dollari all’anno. Sebbene negli ultimi anni le politiche nazionali per affrontare le malattie non trasmissibili e l’inattività fisica siano aumentate, attualmente il 28% delle politiche risulta non finanziato o attuato.

Il rapporto dimostra che negli ultimi due anni solo poco più del 50% dei Paesi ha condotto una campagna di comunicazione nazionale o organizzato eventi di attività fisica a partecipazione di massa e fa notare che «La pandemia di Covid-19 non solo ha bloccato queste iniziative, ma ha anche influito sull’attuazione di altre politiche che hanno ampliato le disuguaglianze nell’accesso e nelle opportunità di impegnarsi nell’attività fisica per molte comunità».

Per aiutare i Paesi ad aumentare l’attività fisica, il Global action plan on physical activity 2018-2030 (GAPPA) definisce 20 raccomandazioni politiche, comprese le politiche per creare strade più sicure per incoraggiare spostamenti attivi, fornire più programmi e opportunità per l’attività fisica in contesti chiave, come l’infanzia, le scuole, l’assistenza sanitaria di base e il lavoro. Il Global status report on physical activity 2022 valuta i progressi di ogni Paese rispetto a quelle  raccomandazioni e avverte che «E’ necessario fare molto di più». Una scoperta critica essenziale del rapporto è l’esistenza di lacune significative nei dati globali per tenere traccia dei progressi su importanti azioni politiche, come la presenza di spazi pubblici aperti, di infrastrutture per passeggiate a piedi e in bicicletta e le possibilità di fare sport ed educazione fisica in scuole.

ha affermato Fiona Bull, a capo della Physical Activity Unit  dell’Oms conferma: «Ci mancano indicatori approvati a livello globale per misurare l’accesso a parchi, piste ciclabili, percorsi pedonali, anche se sappiamo che i dati esistono in alcuni Paesi. Di conseguenza, non possiamo segnalare o tracciare la fornitura globale di infrastrutture che faciliteranno l’aumento dell’attività fisica. Può essere un circolo vizioso, nessun indicatore e nessun dato porta a nessuna tracciabilità e responsabilità e poi, troppo spesso, a nessuna politica e nessun investimento. Quel che viene misurato viene fatto e abbiamo una strada da percorrere per monitorare in modo completo e solido le azioni nazionali sull’attività fisica».

Il rapporto invita i Paesi di tutto il mondo a «Dare la priorità all’attività fisica come chiave per migliorare la salute e affrontare le malattie non trasmissibili, integrare l’attività fisica in tutte le politiche pertinenti e sviluppare strumenti, guida e formazione per migliorarne l’attuazione».

Ruediger Krech, direttore del Dipartimento per la promozione della salute dell’Oms, sottolinea che «Promuovere una maggiore attività fisica per tutti fa bene alla salute pubblica e ha senso dal punto di vista economico. Dobbiamo facilitare programmi inclusivi per l’attività fisica per tutti e garantire che le persone vi abbiano accesso più facilmente. Questo rapporto lancia un chiaro appello a tutti i Paesi per un’azione più forte e accelerata da parte di tutte le parti interessate che lavorano meglio insieme per raggiungere l’obiettivo globale di una riduzione del 15% della prevalenza dell’inattività fisica entro il 2030».