La lettera del Patto trasversale per la scienza

Quali risorse per la ricerca scientifica? Tre domande ai partiti in campagna elettorale

In Italia l’investimento pubblico in ricerca è fermo all’1,5% del Pil, quello privato all’1%: in Germania sono il doppio

[30 Agosto 2022]

Rapporti internazionali, ormai consolidati, dimostrano come la ricerca scientifica rappresenti un motore di crescita sociale ed economica oltre che culturale. Inoltre, nel settore biomedico, la ricerca ha prodotto straordinari avanzamenti nella prevenzione e nella cura di molte malattie, determinando un significativo miglioramento della qualità e della durata della vita.

A questo proposito, il Patto trasversale per la scienza (Pts), in collaborazione con altri ricercatori italiani*, invita tutti i partiti a considerare il supporto alla ricerca scientifica come un elemento centrale dei programmi elettorali per le prossime elezioni politiche nazionali del 25 settembre 2022.

Specificamente, si chiede ai partiti politici quali siano i loro piani per affrontare due tra le maggiori criticità non più rimandabili della ricerca scientifica in Italia pienamente congruenti con il finanziamento straordinario del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ovvero:

Il numero insufficiente di ricercatori

I dati Ocse 2022 rilevano che su 1.000 lavoratori in Italia solo 6,5 sono impegnati nel settore della ricerca, rispetto a 13,4 in Francia e 10,1 in Germania e 9,2 in Europa. Alla pochezza numerica dei ricercatori, si aggiunge la scarsa presenza femminile e l’ingresso tardivo in posizioni stabili e autonome
che priva il sistema Paese della capacità ideative ed innovative tipiche delle giovani età.

Domande:
• Quali sono i piani del vostro partito per aumentare il numero dei ricercatori, con particolare attenzione alle pari opportunità, e per anticiparne l’età di reclutamento?

  • Quali strategie intendete attuare per non disperdere e altresì valorizzare il capitale umano che si sviluppa nelle Università e nei centri di ricerca italiani?

L’esiguità dei fondi dedicati al finanziamento della ricerca e la loro gestione

I dati Ocse 2022 indicano che l’investimento pubblico in ricerca nel 2020 è stato del 1,5% del Pil  in Italia, del 2,3% in Francia, del 3,1% in Germania e al di sotto della media europea pari a 2,2%. I dati Istat 2021 aggiungono che, rispetto ai maggiori paesi europei, sono molto modesti anche i finanziamenti dei privati (1% del Pil, rispetto all’1,5% circa della Francia e oltre il 2% della Germania).

Il Pnrr comporta finalmente l’impegno ad un investimento nella ricerca per i prossimi tre anni; tale investimento straordinario dovrebbe essere consolidato e reso strutturale, adeguandolo a quello degli altri paesi europei più virtuosi.

Inoltre, non esiste un coordinamento delle risorse nazionali per la ricerca che renda le procedure di assegnazione dei fondi agili, trasparenti e realmente competitive, come accade nei maggiori paesi occidentali con consolidate tradizioni di ricerca.

Al riguardo, la proposta avanzata da molti ricercatori italiani di istituire un’Agenzia centrale della ricerca scientifica, sottratta alle regole della Amministrazione pubblica ed indipendente dalla pressione dei partiti politici, è stata accantonata dal Governo adducendo l’ipotesi che essa aumenterebbe la burocrazia relativa alla gestione dei finanziamenti. Al contrario, un’Agenzia centrale della ricerca scientifica, governata in maniera autonoma e trasparente, snellirebbe la burocrazia legata all’eterogeneità degli enti finanziatori e aiuterebbe ad ottimizzare e razionalizzare l’erogazione dei fondi per la ricerca.

Domanda:
• Quali sono i piani del vostro partito per aumentare stabilmente il finanziamento della ricerca e per migliorarne la gestione in termini di semplicità, rapidità, trasparenza e competitività?

A supporto di quanto affermato, si invita alla lettura dei documenti precedentemente pubblicati dal Pts sull’importanza di investire nel settore della ricerca e sulla modalità di gestione dei fondi di ricerca.

di Patto trasversale per la scienza (Pts)

*Silvio Garattini, presidente, Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, Irccs; Antonio Musarò, Sapienza Università di Roma