Perché la crisi climatica sarebbe un concausa della pandemia da Covid-19, spiegato da Greenpeace

È la devastazione ambientale che stiamo causando che ci avvicina pericolosamente a virus come Sars-Cov-2

[12 Febbraio 2021]

Alla superstizione e al disgusto che molti provano per i pipistrelli, adesso si aggiunge lo stigma del coronavirus. Ma davvero è “colpa” dei pipistrelli? O, piuttosto, siamo noi umani che siamo, direttamente o indirettamente, all’origine di questa pandemia?

Uno studio pubblicato di recente, che ha generato qualche scetticismo, sostiene che – oltre alla deforestazione – il cambiamento climatico che abbiamo causato è tra le con-cause della diffusione alla specie umana del SARS-CoV-2. In sintesi, i cambiamenti climatici avrebbero modificato la flora di varie aree del pianeta, compresa quella che comprende lo Yunnan in Cina, e le aree vicine nel Laos e Myanmar (dove si sarebbe originata la pandemia), portando a una maggiore presenza di pipistrelli: quaranta nuove specie in particolare nella citata area del sud est asiatico. Tutto ciò potrebbe aver facilitato quel “salto di specie” che dai pipistrelli avrebbe trasferito alla specie umana virus pericolosi, come il SARS-CoV-1 (il virus dell’epidemia SARS) e del SARS-CoV-2 (COVID-19): rispettivamente tramite la civetta delle palme mascherata (Paguma larvata: beninteso, non è affatto un rapace notturno ma un mammifero viverride) e al pangolino del Borneo (Manis javanica).

Come detto, non tutti i ricercatori ritengono decisiva questa analisi, in particolare perché i dati utilizzati per questa stima sono, purtroppo, incompleti. Ma ciò, non assolverebbe la specie umana: la spiegazione alternativa punta piuttosto il dito sull’aumento della popolazione umana e la conseguente degradazione degli habitat, soprattutto deforestazione ad uso agricolo.

I pipistrelli hanno solo la “colpa” di una biologia molto particolare: queste “macchine volanti” hanno sviluppato adattamenti incredibili che modificano, ad esempio, le caratteristiche dei meccanismi dell’invecchiamento e della resistenza alle infiammazioni e… ai virus. Ecco perché si stima che le 1.200 specie note di pipistrelli potrebbero ospitare oltre 3.200 diversi “tipi” di coronavirus (la stima è una media: i valori oscillano tra 1.200 e 6.000 coronavirus diversi).

È la devastazione ambientale che stiamo causando che ci avvicina pericolosamente a questi virus. E il fatto che la distribuzione delle specie animali stia cambiando a causa dei cambiamenti climatici non è certo una novità, senza dimenticare che anche i pipistrelli sono “vittime” dei cambiamenti climatici. Secondo Bat Conservation International, i pipistrelli sono sensibili sia alle modifiche ambientali causate dai cambiamenti climatici che al cambiamento delle temperature. Oltre a effetti sul periodo di ibernazione, sulle migrazioni e sulla distribuzione delle varie specie, si registrano anche mortalità causate dalle ondate di calore: nel novembre 2018, 23.000 volpi volanti dagli occhiali (Pteropus conspicillatus) sono state uccise in pochi giorni da temperature superiori a 41,6°C.

Per quanto a molti i pipistrelli non siano simpatici, alcune specie tengono sotto controllo gli insetti nocivi e altre sono importanti per l’impollinazione (per oltre 500 specie di piante) o la dispersione dei semi. Se vi piacciono anacardi o banane, mango o papaia ma anche tequila o caffè… i pipistrelli – anche se non lo sapete – sono vostri amici. E, ovviamente, amici degli agricoltori: solo negli USA, il valore economico dei servizi resi dai pipistrelli all’agricoltura è stato stimato in poco meno di 23 miliardi di dollari l’anno, in media. Se non cambiamo in fretta le nostre abitudini e impariamo a convivere con i pipistrelli e con gli equilibri che regolano gli ecosistemi del nostro Pianeta, avremo da perdere molto, molto di più.

di Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia