In Africa, il 63% dei passaggi delle malattie diffuse dagli animali all’uomo è avvenuto nell’ultimo decennio

La diffusione del vaiolo delle scimmie fa parte dei rischi sempre più frequenti causati dal sovrappopolamento, dall’urbanizzazione e dai trasporti

[15 Luglio 2022]

L’Africa sta affrontando un rischio crescente di focolai causati da agenti patogeni zoonotici, come il virus del vaiolo delle scimmie che ha avuto origine negli animali e poi ha cambiato specie e ha infettato gli esseri umani. Secondo realizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per l’Africa e presentata durante una conferenza stampa virtuale a Brazzaville, nella Repubblica del Congo, «Nella regione, nel decennio 2012-2022 c’è stato un aumento del 63% del numero di focolai zoonotici rispetto al 2001-2011». L’Oms Africa evidenzia che «Tra il 2001 e il 2022 sono stati registrati 1,843 eventi di salute pubblica comprovati nella regione africana dell’OMS. Il 30% di questi eventi erano focolai di malattie zoonotiche. Sebbene questi numeri siano aumentati negli ultimi due decenni, c’è stato un picco particolare nel 2019 e nel 2020, quando i patogeni zoonotici hanno rappresentato circa il 50% degli eventi di salute pubblica. La malattia da virus Ebola e altre febbri emorragiche virali costituiscono quasi il 70% di questi focolai; con febbre dengue, antrace, peste, vaiolo delle scimmie e una serie di altre malattie che costituiscono il restante 30%».

E gli ultimi dati sul vaiolo delle scimmie mostrano un aumento significativo dei casi dall’aprile 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021. L’Oms Africa spiega che «L’aumento si osserva principalmente nella Repubblica democratica del Congo e in Nigeria e potrebbe essere in parte attribuito al potenziamento della sorveglianza del vaiolo delle scimmie e della capacità di eseguire dei test di laboratorio nei Paesi, anche se sono in corso approfondite indagini. Tuttavia, questa tendenza al rialzo è ancora inferiore rispetto al 2020, quando la regione ha registrato i più alti casi mensili di vaiolo delle scimmie. Nel complesso, i casi di vaiolo delle scimmie sono in aumento dal 2017, tranne nel 2021 dove si è verificato un calo improvviso. Dal 1 gennaio all’8 luglio 2022 si sono verificati 2.087 casi cumulativi di vaiolo delle scimmie, di cui solo 203 sono stati confermati. Il tasso di mortalità complessivo per i 203 casi confermati è del 2,4%. Dei 175 casi confermati per i quali esistono dati caso-specifici, Il 53% erano maschi e l’età media era di 17 anni».

Gli esperti dell’Oms Africa spiegano che «L’aumento dei casi zoonotici può essere dovuto a diversi motivi. L’Africa ha la popolazione in più rapida crescita al mondo e c’è una crescente domanda di cibo derivato da animali tra cui carne, pollame, uova e latte. La crescita della popolazione sta anche portando a una crescente urbanizzazione e all’invasione degli habitat della fauna selvatica. Anche i collegamenti stradali, ferroviari, marittimi e aerei stanno migliorando in tutta l’Africa, aumentando il rischio di epidemie di zoonosi che si diffondono da aree remote dove ci sono pochi abitanti alle grandi aree urbane. Come abbiamo visto con i focolai di Ebola nell’Africa occidentale, quando le malattie zoonotiche arrivano nelle città può esserci un numero devastante di decessi e casi».

Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell’Oms per l’Africa, ricorda che «Le infezioni che hanno origine negli animali e poi arrivano all’uomo si verificano da secoli, ma in Africa il rischio di infezioni di massa e decessi era stato relativamente limitato. Le scarse infrastrutture di trasporto agivano come una barriera naturale. Tuttavia, con il miglioramento dei trasporti in Africa, c’è una maggiore minaccia di agenti patogeni zoonotici che viaggiano verso i grandi centri urbani. Dobbiamo agire ora per contenere le malattie zoonotiche prima che possano causare infezioni diffuse e impedire all’Africa di diventare un hotspot er le malattie infettive emergenti».

Ma fermare l’aumento delle malattie zoonotiche in Africa è complesso e l’Oms  raccomanda «Un approccio unico per la salute che richiede che più settori, discipline e comunità lavorino in collaborazione. Questo include un’ampia gamma di esperti, compresi quelli che lavorano nella salute umana, animale e ambientale. Le informazioni di routine sulla sorveglianza delle malattie e le attività di risposta, sia per la salute animale che umana, dovrebbero essere condivise tra epidemiologi e altri esperti di salute pubblica. Sono inoltre necessarie ulteriori ricerche per identificare i fattori ambientali, socioeconomici e culturali che promuovono l’emergenza e la trasmissione di malattie a rischio di epidemie, nonché per comprendere meglio i fattori che influenzano l’impatto e la diffusione delle epidemie, tra cui lo stato immunitario, la nutrizione e la resistenza genetica e antimicrobica».

La Moeti  aggiunge: «Abbiamo bisogno del lavoro di tutti er prevenire e controllare le malattie zoonotiche come l’Ebola, il vaiolo delle scimmie e persino altri coronavirus. Le malattie zoonotiche sono causate da eventi di spillover dagli animali agli esseri umani. Solo quando abbattiamo i muri tra le discipline possiamo affrontare tutti gli aspetti della risposta».

Dal 2008 l’Oms ha rafforzato la sua collaborazione regionale con la Fao  e la World organization for animal health per sostenere gli sforzi per affrontare i focolai zoonotici in tutta l’Africa. Di recente, le tre Agenzie Onu hanno collaborato per contenere la 14esima epidemia di Ebola, che si è appena conclusa nella Repubblica democratica del Congo.