I super ricchi non sono più intelligenti degli altri

L'1% dei redditi più alti ha un punteggio leggermente peggiore in termini di capacità cognitive rispetto alle fasce di reddito subito sotto di loro

[10 Febbraio 2023]

Anche le persone con redditi più alti ottengono punteggi più alti nei test sul quoziente di intelligenza (QI), questo è vero fino a un certo punto. Secondo lo studio “The plateauing of cognitive ability among top earners”, pubblicato sull’ European Sociological Review da Marc Keuschnigg (Linköpings universitet  e Universität  Liepzig), Arnout van de Rijt (European University Institute e Universiteit Utrecht e Thijs Bol  (Amsterdam Universiteit), «A redditi elevati la relazione si stabilizza e l’1% più ricco ottiene un punteggio anche leggermente inferiore nel test rispetto a quelli i cui redditi si collocano proprio al di sotto di loro. Questo suggerisce che non si può dedurre un’intelligenza elevata da un reddito elevato».

I ricercatori hanno messo insieme i dati sui salari dei registri della popolazione svedese con i punteggi dei test sulle capacità cognitive presi dai coscritti militari all’età di 18-19 anni. Keuschnigg, dell’Istituto di sociologia analitica dell’università svedese di Linköping e professore di sociologia all’università tedesca di Lipsia, spiega che «Questa raccolta di dati ci consente di verificare, per la prima volta, se salari estremamente alti sono indicativi di estrema intelligenza. Per farlo, avevamo bisogno di dati sul reddito affidabili che coprano l’intero spettro salariale. I dati dei sondaggi in genere mancano i redditi più alti, ma i registri offrono dati completi sul reddito di tutti i cittadini».

Ne è venuto fuori che «La relazione tra capacità cognitiva e salario è forte per la maggior parte delle persone in tutto lo spettro salariale. Tuttavia, al di sopra di un livello salariale soglia, il salario cessa di svolgere un ruolo nel differenziare gli individui di varia abilità. Al di sopra del salario annuo di € 60.000, l’abilità media si stabilizza a un livello modesto di +1 deviazione standard. L’1% dei redditi più alti ottiene persino un punteggio leggermente peggiore in termini di capacità cognitive rispetto a quelli negli strati di reddito subito sotto di loro».  Per Keuschnigg, «Questo è un risultato importante, perché l’1% più ricco guadagna il doppio del salario medio del 2-3% più ricco».

Negli ultimi anni le discussioni accademiche e politiche sulla crescente disuguaglianza sono in aumento e negli interventi contro le grandi discrepanze salariali, una difesa comune dei redditi più alti è che i loro talenti unici motivano le enormi quantità di denaro che guadagnano. Tuttavia, per quanto riguarda l’abilità cognitiva, un’importante dimensione del merito tanto caro, per esempio, al governo di destra italiano, lo studio non ha trovato «Alcuna prova che coloro che svolgono lavori di alto livello pagati con salari straordinari siano più meritevoli di quelli che guadagnano solo la metà di tali salari».

I ricercatori concludono: «La maggior parte dei cittadini guadagna stipendi normali che rispondono chiaramente alle capacità cognitive individuali. Ma tra i redditi più alti, i livelli di capacità cognitiva non differenziano i salari. Allo stesso modo, le differenze di prestigio professionale (una misura alternativa del successo lavorativo) tra commercialisti, medici, avvocati, professori, giudici e membri del parlamento non sono correlate alle loro capacità cognitive. Con i redditi relativi dei redditi più alti in costante crescita nei Paesi occidentali, una quota crescente dei guadagni aggregati può essere allocata in modi non correlati alle capacità cognitive».