Gli ominidi del Paleolitico cucinavano il pesce già 780.000 anni fa. 600.000 anni prima di quanto si credesse

Denti di pesce trovati nel sito archeologico israeliano di Gesher Benot Ya'aqov forniscono la prima prova della cottura ancestrale del cibo

[16 Novembre 2022]

L’alimentazione e la preparazione del cibo hanno svolto un ruolo centrale nel successo evolutivo della specie umana, soprattutto la cottura o l’ebollizione sono state molto importanti per lo sviluppo del genere Homo, ma fino ad ora non era chiaro esattamente quando i nostri antenati avessero iniziato a bollire o far bollire deliberatamente il cibo. Lo studio “Evidence for the cooking of fish 780,000 years ago at Gesher Benot Ya’aqov, Israel”, pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un team di ricercatori israeliani, britannici e tedeschi guidato da Irit Zohar e Israel Hershkovitz dell’università di Tel Aviv e da Jens Najorka del Natural History Museum London e del quale facevano parte Naama Goren-Inbar della Hebrew University of Jerusalem, Jerusalem (HUJI) e Thomas Tütken della Johannes Gutenberg-Universität Mainz (JGU) ha fatto una scoperta che rivoluziona quel che pensavamo (e datavamo) finora sulla cottura del cibo da parte dei nostri antenati e riscrive anche la storia della nostra evoluzione e abilità cmanuale e culturale. Studiando i fossili del sito di Gesher Benot Ya’aqov nel nord di Israele, utilizzando i parametri chimici e mineralogici dei denti di pesce, il team è stato in grado di dimostrare che i primi esseri umani che vivevano nella valle di Gesher Benot Ya’aqov intorno al 780. 000 anni fa pescava il pesce nel lago preistorico di Hula e lo cucinava sul posto. Nell’area attraversata dal Giordano sono sti ritrovati resti di pesci lungi fino a 2 metri e Irit Zohar sottolinea che «E’ la prima prova che, in qualche modo, i nostri antenati cucinassero il loro cibo».

Finora si era ipotizzato che i primi ominidi che usavano il fuoco cucinassero anche il loro cibo. Tütken  conclude: «Tuttavia, la prova definitiva di questa pratica è stata trovata solo per i primi Homo sapiens e i Neanderthal. Associata a materiale vegetale: con la prima data 170.000 anni fa», scrivono gli autori dello studio che ora «Fornisce la prima e la prima prova che gli ominidi cucinassero il pesce già 780.000 anni fa», anche se questo metodo di cottura resta n mistero: non ci sono tracce di utensili da cucina in questo sito o altrove durante il primo Paleolitico.

Sebbene si sappia molto sulla dieta dei cacciatori-raccoglitori nel primo Paleolitico, poco si sa sul contributo del pesce alle nostre diete ancestrali. Il team di ricerca ha studiato i cambiamenti nella struttura cristallina dei denti faringei di esemplari di grandi barbi d’acqua dolce (pesci estinti simili a gigantesche carpe) trovato a Gesher Benot Ya’aqov, nella Valle del Giordano settentrionale. Alla JGU spiegano che «Il sito archeologico si trova sulle rive di un’ex zona umida in quello che allora era il lago Hula. Qui, gli scavi a Naama Goren-Inbar dalla fine degli anni ’80 hanno portato alla luce ampie prove di insediamenti umani e prove dell’uso controllato del fuoco già 780.000 anni fa».

Un’altra autrice dello studio, Nira Alperson-Afil della Bar-Ilan University sottolinea che «La chiara evidenza dei focolari suggerisce che i primi ominidi padroneggiassero il fuoco durante il primo Paleolitico. E’ possibile che i primi cacciatori-raccoglitori e pescatori fossero membri del genere Homo erectus. Tuttavia, finora non sono stati trovati resti scheletrici di ominidi, ma numerosi strumenti di pietra, comprese le asce.

Tra i reperti di Gesher Benot Ya’aqov spiccano due caratteristiche spiccano. Irit Zohar e Marion Prévost dell’HUJI fa notare che «Il gran numero di resti di pesci recuperati – oltre 40.000 – ha mostrato una diversità estremamente bassa di specie ittiche. Si trattava principalmente di due specie di grosso barbo, alcune delle quali potevano raggiungere oltre un metro di lunghezza. Tra questi c’erano i barbi Luciobarbus longiceps e Carasobarbus canis originari del lago Hula». Inoltre, Zohar e Prévost hanno notato che «In questi strati non sono state trovate quasi lische di pesce. Questo è in netto contrasto con la grande quantità di denti di pesce rinvenuti, nonostante la presenza di ossa di altri animali terrestri».

Zohar spiega che «Fondamentalmente ci siamo concentrati su tre punti per scoprire se i nostri antenati cucinassero il loro pesce circa 780.000 anni fa. Innanzitutto, il team di ricerca ha condotto un esperimento per studiare in che modo l’ebollizione e il riscaldamento ancora più elevato influiscono sul barbo attualmente vivente. Questo esperimento ha mostrato che le lische di pesce si ammorbidiscono e si disintegrano attraverso i processi di cottura e riscaldamento. Al contrario, i denti di pesce più mineralizzati rimangono intatti. Secondo, è stato riscontrato che i denti di pesce erano depositati prevalentemente vicino ai focolari, identificati da Alperson-Afil dai manufatti di selce bruciata. Infine, utilizzando un metodo di diffrazione dei raggi X, gli scienziati hanno trovato piccoli cambiamenti nella struttura cristallina dello smalto dei denti». Najorka aggiunge: «L’ingrandimento dei cristalli di apatite nello smalto dei denti di pesce ci mostra che i pesci sono stati esposti solo a calore moderato e non sono stati bruciati».

La JGU tedesca ha anche esaminato specifici aspetti stagionali dell’utilizzo del pesce. Tütken  evidenzia che «Il rapporto degli isotopi di ossigeno fornisce informazioni sulla temperatura dell’acqua alla quale si è formato lo smalto dei denti. Poiché ci sono anche cambiamenti di temperatura stagionali in Israele, i dati sugli isotopi dell’ossigeno ci mostrano che in questo caso il barbo veniva pescato tutto l’anno e non solo durante una stagione specifica. I pesci d’acqua dolce, come fonte di cibo di alta qualità per tutto l’anno, hanno contribuito alla sussistenza dei primi ominidi».

Zohar sottolinea che «Quando mettiamo insieme tutti questi parametri e consideriamo anche l’alto valore nutritivo delle due specie di barbo, abbiamo un nuovo e affascinante quadro degli ominidi di Gesher Benot Ya’aqov che cucinano il loro pesce prima di mangiarlo. Il pesce può essere consumato anche crudo, ma il pesce cotto contiene più proteine, è innocuo per la salute ed è più facile da digerire. Inoltre, a differenza di grigliare, cuocere a vapore o cuocere al forno conserva gli importanti acidi grassi omega-3 DHA ed EPA».

La Goren-Inbar, che ha diretto lo scavo,  conclude: «L’acquisizione dell’abilità necessaria per cucinare il cibo segna un significativo progresso evolutivo, in quanto ha fornito un mezzo aggiuntivo per fare un uso ottimale delle risorse alimentari disponibili. E’ anche possibile che la cucina non si limitasse al pesce, ma comprendesse anche vari tipi di animali e piante».