L’Agenzia spaziale europea svela la più estesa mappa chimica delle stelle nella Via Lattea

«Il nostro Sole e di conseguenza noi apparteniamo a un sistema in continua evoluzione, formatosi grazie all’assemblaggio di stelle e gas di diversa origine»

[13 Giugno 2022]

La missione Gaia dell’Agenzia spaziale europea (Esa), nata con l’obiettivo di creare la mappa multidimensionale più precisa e completa della Via Lattea, ricostruendone la struttura e l’evoluzione per  comprendere meglio il ciclo di vita delle stelle e (dunque) il nostro posto nell’Universo, ci offre oggi nuove preziose tessere in questo complesso puzzle.

L’Esa ha infatti comunicato oggi i principali risultati contenuti nel catalogo Gaia data release 3, offrendo nuovi dettagli relativi alle 1,8 miliardi di stelle della nostra galassia, a partire dalla più estesa mappa chimica della Via Lattea: una sorta di Dna stellare.

Il materiale di cui sono fatte le stelle può infatti dirci dove sono nate e dove hanno viaggiato, e quindi la storia della Via Lattea. Durante il Big Bang si sono formati solo elementi leggeri (idrogeno ed elio); tutti gli altri elementi più pesanti, che in astronomia sono chiamati metalli, vengono generati all’interno delle stelle. Quando le stelle muoiono, rilasciano questi metalli nel gas e nella polvere interstellare, il cosiddetto mezzo interstellare, dal quale si formano nuove stelle.

La formazione e la morte delle stelle determinano la nascita di un ambiente più ricco di metalli. Pertanto, la composizione chimica di una stella è un po’ come il suo Dna, e ci fornisce informazioni essenziali sulla sua origine.

Con Gaia, notiamo che alcune stelle della nostra galassia sono composte da materiale primordiale, mentre altre, come il nostro Sole, sono fatte di materia arricchita da generazioni precedenti di stelle. Le stelle più vicine al centro e al piano della nostra galassia sono più ricche di metalli rispetto a quelle che si trovano a distanze maggiori.

«La nostra galassia è un meraviglioso crogiolo di stelle – spiega  Alejandra Recio-Blanco, ricercatrice  Gaia dell’Observatoire de la Côte d’Azur in Francia –  Questa diversità è estremamente importante, perché ci racconta la storia della formazione della nostra galassia. Rivela i processi di migrazione all’interno della nostra galassia e di accrescimento da galassie esterne. Dimostra inoltre chiaramente che il nostro Sole e  di conseguenza noi,  apparteniamo a un sistema in continua evoluzione, formatosi grazie all’assemblaggio di stelle e gas di diversa origine».

Non solo: una delle scoperte più sorprendenti emerse dai nuovi dati è che Gaia è in grado di rilevare i terremoti stellari, ovvero piccoli movimenti sulla superficie di una stella, che modificano la forma delle stelle.

In precedenza, Gaia aveva già rilevato oscillazioni radiali che fanno sì che le stelle si espandano e si comprimano ciclicamente, pur mantenendo la forma sferica. Ma adesso Gaia ha individuato anche altre vibrazioni, più simili a tsunami su vasta scala. Queste oscillazioni non radiali modificano la forma complessiva di una stella e sono quindi più difficili da rilevare.

Gaia ha rilevato forti moti (o movimenti) non radiali in migliaia di stelle, anche in quelle raramente osservate in precedenza. Secondo la teoria attuale, queste stelle non dovrebbero subire terremoti, cosa che invece Gaia ha smentito.

«I terremoti stellari ci insegnano molto sulle stelle, in particolare sul loro funzionamento interno. Gaia sta aprendo una miniera d’oro per la cosiddetta ‘astrosismologia’ delle stelle massicce», conclude Conny Aerts della KU Leuven in Belgio, membro della collaborazione Gaia.