Lo studio dell’Università di Pisa sul Journal of Ethology

Ecco perché guardare il cellulare è un gesto «altamente contagioso»

L’imitazione del comportamento altrui si manifesta entro 30 secondi al di là delle differenze di genere, età o livello di familiarità delle persone

[5 Luglio 2021]

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa ha pubblicato, sul Journal of Ethology, il primo studio che abbia mai applicato un approccio etologico all’uso dei cellulari.

A conclusione della ricerca Navigating from live to virtual social interactions: looking at but not manipulating smartphones provokes a spontaneous mimicry response in the observers, il gruppo dell’Ateneo toscano ha osservato che guardare il cellulare è un gesto «altamente contagioso» che rientra nei “fenomeni di mimica spontanea”: l’imitazione del comportamento altrui si manifesta entro 30 secondi al di là delle differenze di genere, età o livello di familiarità delle persone (estranei, conoscenti o parenti).

«La mimica spontanea, come il contagio dalla risata o dello sbadiglio, è un fenomeno biologico che accresce la familiarità tra i soggetti avendo un ruolo nello sviluppo delle relazioni sociali – spiega la Veronica Maglieri, dottoranda dell’Università di Pisa – Ma in questo caso, la mimica sembra produrre un risultato opposto, poiché attivando la nostra necessità di usare il cellulare anche quando siamo in compagnia, ci allontaniamo dalla realtà che stiamo vivendo, e veniamo traghettati verso una realtà completamente virtuale anche se siamo circondati da persone fisiche».

Per realizzare lo studio, il team composto dai docenti Elisabetta Palagi e Dimitri Giunchi, la dottoranda Veronica Maglieri e lo studente magistrale Marco Germain Riccobono ha osservato gruppi persone ignare della ricerca controllando il loro comportamento dopo essere stati esposti a due diversi stimoli. In un caso gli sperimentatori prendevano il loro smartphone e lo manipolavano per almeno 5 secondi guardando direttamente lo schermo illuminato. Nell’altro eseguivano esattamente le stesse azioni, fatta eccezione per lo sguardo (e quindi l’attenzione), che non era diretto verso lo schermo illuminato, ma altrove. Il risultato è stato che nel primo caso, con un’altissima frequenza, le persone prendevano i loro smartphone e si mettevano a guardarli entro 30 secondi. Secondo i ricercatori la molla che fa scattare il contagio è dunque l’attenzione, mentre la mera manipolazione del telefonino non è sufficiente a evocare un fenomeno di mimica spontanea.

«Oggi il 44.81% della popolazione mondiale, circa 3.5 miliardi di persone, possiede e usa regolarmente uno smartphone, se da un lato la funzione di questi device è di connettere le persone dall’altro il loro uso può aumentare l’isolamento sociale – conclude Palagi – comprendere i meccanismi etologici alla base di questi fenomeni può quindi aiutare a capire come i differenti contesti sociali influenzino i comportamenti individuali e favoriscano situazioni di dipendenza e distacco dalla realtà».