Cnr, le mareggiate sono in grado di provocare micro terremoti

Un fenomeno noto sulla costa occidentale degli Usa, che ora è stato registrato in Italia: è la prima volta in Europa

[10 Dicembre 2019]

Poco più di un anno fa, quando il 29 ottobre una grossa mareggiata ha colpito il Mar Ligure e l’Adriatico, due sismometri piazzati dall’Università di Padova a 40 km dalla costa hanno vibrato ampiamente per tutta la durata della tempesta: un fenomeno che ha attirato l’attenzione del Cnr e del Centro meteorologico europeo (Ecmwf), che hanno poi pubblicato su Progress in Oceanography lo studio The October 29, 2018 storm in Northern Italy – An exceptional event and its modeling.

Perché tanto interesse? Il fenomeno della vibrazione terrestre in conseguenza di forti mareggiate è noto da tempo, come dimostrano le osservazioni compiute lungo la costa occidentale degli Stati Uniti, ma il caso riportato adesso in Italia è il primo in Europa.

«Le vibrazioni non sono prodotte, come sembrerebbe intuitivo, dalle onde che frangono sulla costa – spiega Luigi Cavaleri del Cnr-Ismar – Tale effetto è forte, ma estremamente locale. Tuttavia, se parte delle onde, nel frangersi a riva, si riflette verso il largo, va a sovrapporsi con quelle di senso opposto, generando onde parzialmente stazionarie che, contrariamente alle normali onde di tipo progressivo, sono in grado di sollecitare il fondo con continui impulsi di pressione. Questo impatto continuo e su ampi spazi, fino a decine di chilometri dalla costa, è in grado di stimolare vibrazioni che si propagano nell’entroterra, generando i microterremoti».

La presenza di onde riflesse, difficilmente rilevabili, è stata confermata dalle misure effettuate durante la mareggiata del 29 ottobre 2018 dalla piattaforma oceanografica Acqua Alta del Cnr-Ismar, situata 15 km al largo di fronte al Lido, che separa l’Adriatico dalla Laguna di Venezia. «L’ultimo anello della spiegazione – conclude Cavaleri – è la ripida duna sabbiosa che viene artificialmente creata ogni inverno sulla spiaggia del Lido per riparare le locali strutture estive. Raggiunta dall’elevato livello di marea, ulteriormente sostenuto dalle onde frangenti, la duna ha funzionato come riflettore del moto ondoso. Ad un anno di distanza – conclude il ricercatore – la situazione si è ripetuta, con onde meno elevate, ma con un seguito di eventi di durata prolungata nel tempo. Alla fine di questo tormentato periodo di mareggiate ed acque alte si dovrà indagare se, nuovamente, le vibrazioni del fondo del mare hanno raggiunto l’entroterra».