Cnr, la fiducia in istituzioni e informazione è l’elemento chiave per i vaccini contro Covid-19

Falcone: «La forte propensione alla vaccinazione viene meno, ma in forma minoritaria, soltanto negli intervistati con un livello di istruzione e di reddito più basso»

[22 Giugno 2022]

Uno studio condotto da Rino Falcone dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, appena pubblicato su Scientific reports, ha analizzato come l’interazione tra la fiducia nelle istituzioni e nei vaccini Covid-19, i canali di accesso all’informazione specifica, le motivazioni e le convinzioni personali sulla pandemia, abbiano impattato sull’intenzione di vaccinarsi.

«Il nostro obiettivo principale era capire se e in quale misura gli intervistati avrebbero riposto aspettative positive nei vaccini in relazione alle politiche finalizzate alla loro diffusione e al ruolo dei mezzi di comunicazione utilizzati per la circolazione delle informazioni», spiega Falcone.

Sorprendentemente, la ricerca mette in evidenza una sostanziale fiducia nelle istituzioni pubbliche nazionali per il 74,5% del campione intervistato (in misura maggiore che per quelle regionali e comunali, attestatesi al 9,3%), nelle autorità di regolamentazione nel 77,5% dei casi (come l’Aifa-Agenzia italiana del farmaco) e nei produttori farmaceutici (83,5%).

«Lo studio ha rivelato come la fiducia nelle autorità, nei produttori di vaccini, nelle fonti istituzionali e scientifiche, insieme con gli obiettivi collettivo-sociali e con la dipendenza dai media tradizionali per la raccolta di informazioni – utilizzati come canale preferenziale dal 70,3% degli intervistati – siano stati importanti elementi predittivi e decisivi, in ordine alla volontà di vaccinarsi. Inoltre, è emerso che la forte propensione alla vaccinazione viene meno, ma in forma minoritaria, soltanto negli intervistati con un livello di istruzione e di reddito più basso», evidenzia Falcone.

Lo scenario da considerare, prima della pandemia e che rende ancor più interessante questa ricerca, è quello di un paese che ha consuetudine ad attribuire scarsa fiducia alle autorità politiche ma che conta comunque un basso livello di esitazione vaccinale.

«Questa indagine è stata condotta quando l’Italia stava affrontando la terza ondata di pandemia e la campagna vaccinale puntava a raggiungere gli obiettivi prefissati, nonostante che in Europa l’insuccesso del vaccino AstraZeneca PR15 stesse alimentando la diffidenza nei confronti dei vaccini. Questi risultati – conclude Falcone – possono aiutare le istituzioni nelle compagne di comunicazione e promozione vaccinale. Resta da capire se questa risposta sia esportabile in altri ambiti, nei quali l’azione collettiva è altrettanto urgente, cosicché la difficile situazione che stiamo affrontando sia utile quale lezione per il futuro».