Arco e frecce sono arrivati in Europa 40.000 anni prima di quanto si pensasse

L'uso della tecnologia dell'arco e delle frecce ha dato ai Sapiens un vantaggio sui Neanderthal nella caccia

[24 Febbraio 2023]

Il nuovo studio “Bow-and-arrow, technology of the first modern humans in Europe 54,000 years ago at Mandrin, France”, pubblicato su Science Advances  da Laure Metz (Aix-Marseille Université,  University of Connecticut), Jason Lewis  (Stony Brook University) e Ludovic Slimak (Université de Toulouse e  Université Paul Sabatier)  «Contestualizza le tradizioni e la conoscenza tecnologica del primo e pionieristico Homo sapiens» e dimostra la padronanza nel tiro con l’arco da parte delle popolazioni umane moderne e porta indietro nel tempo l’utilizzo di arco e frecce in Europa di circa 40.000 anni.

I ricercatori francesi e statunitensi hanno analizzato i manufatti litici della Grotte Mandrin, nella Francia mediterranea, che mostra la più antica occupazione conosciuta dell’Homo sapiens nel continente europeo. Lo studio si sofferma su uno strato di scavi molto ricco di reperti, attribuito alla cultura neroniana, e che testimonia occupazioni di Homo sapiens risalenti a 54.000 anni fa, interposte tra numerose occupazioni neandertaliane in grotta prima e dopo l’uomo moderno. Si tratta di circa 10.000 anni prima di quella che in precedenza era stata ritenuta la prima occupazione di Homo sapiens in Europa.

Lo studio evidenzia anche le diverse tradizioni in fatto di armi tra i Neanderthal – che usavano sistematicamente armi pesanti come lance da conficcare giavellotti da lancio – e mostra un forte contrasto tecnologico tra le popolazioni di Neanderthal e i primi umani moderni che arrivarono nel continente europeo .

La Metz  spiega che «Quando i Neanderthal utilizzavano le loro armi tradizionali, come una lancia spinta o lanciata a mano, i primi esseri umani moderni arrivarono  ​​con le tecnologie di arco e frecce Gli archi possono essere  usati in tutti gli ambienti, aperti o chiusi, fino al deserto, e sono efficaci per prede di tutte le taglie. Le frecce possono essere scoccate rapidamente, con maggiore precisione. Molte frecce possono essere portate in una faretra durante un’incursione di caccia. Queste tecnologie hanno quindi permesso un’efficienza incomparabile in tutte le attività di caccia, mentre i Neanderthal dovevano cacciare a stretto o diretto contatto con la loro preda, un procedimento che poteva essere molto più complesso, più rischioso  e persino molto più pericoloso quando si cacciava selvaggina di grandi dimensioni come il bisonte».

Il Dipartimento di antropologia dell’università del Connecticut, ricordano che «L’emergere nella preistoria di armi a propulsione meccanica, come i lanciatori per lance e l’arco e le frecce, è comunemente percepito come uno dei segni distintivi dell’avanzata delle moderne popolazioni umane nel continente europeo. Tuttavia, l’esistenza del tiro con l’arco è sempre stata difficile da rintracciare. Le tecnologie del tiro con l’arco si basano essenzialmente sull’utilizzo di materiali deperibili; legno, fibre, pelle, resine e tendini, che raramente si conservano nei siti paleolitici europei, rendendo difficile il riconoscimento archeologico di queste tecnologie. Sono le armature di selce che costituiscono la principale prova di queste tecnologie di armi».

E proprio sulla base dell’analisi di queste punte di freccia, la caccia con l’arco è ora ben documentato in Africa, dove risale a circa 70.000 anni fa. Alcune armature in selce o corno di cervo suggeriscono l’esistenza di archi e frecce in Europa fin dalle prime fasi del Paleolitico superiore, più di 35.000 anni fa, ma  i ricercatori evidenziano che «La morfologia e le modalità di armamento di queste antiche armi non consentono di collegarle a un modo distinto di propulsione, rendendo quasi invisibile la possibile esistenza del tiro con l’arco durante il Paleolitico europeo».

La dimostrazione del tiro con l’arco nel paleolitico è stata precedentemente stabilita solo sulla base della scoperta degli archi e delle frecce più antichi trovati nelle torbiere del Nord Europa (nel sito di Stellmoor in Germania, per esempio) e datati da 10.000 a 12.000 anni fa. Ma l’analisi di oltre 1.000 punte di selce provenienti dalla Grotte Mandrin dimostra che «Un numero significativo è stato utilizzato come punta per frecce azionate con un arco. Le punte punti molto piccole – circa il 30% pesa poco più di pochi grammi – hanno portato i ricercatori a escludere qualsiasi altra modalità di propulsione balistica diversa dalle frecce».

I ricercatori dicono anche che «Questo studio fa anche luce sulle armi delle popolazioni di Neanderthal, dimostrando che, in quanto contemporanei degli umani moderni neroniani, i Neanderthal non svilupparono armi a propulsione meccanica come tecnologie che utilizzano archi o propulsori e continuarono a utilizzare le loro armi tradizionali basate sull’uso di massicce lance con punte sagomate che venivano utilizzate a spinta  o lanciate a mano, richiedendo uno stretto contatto con le loro prede. Le tradizioni e le tecnologie padroneggiate da queste due popolazioni erano quindi profondamente distinte, mostrando un notevole vantaggio tecnologico oggettivo per le moderne popolazioni umane durante la loro espansione nel continente europeo».

Tuttavia, gli autori del nuovo tudio collocano questo dibattito «In un contesto molto più ampio in cui le scelte tecniche non possono essere limitate alle sole capacità cognitive delle diverse popolazioni umane, rimandandoci al peso delle tradizioni all’interno di queste popolazioni umane neandertaliane e moderne, nonché alle etologie umane che potrebbe essere stato profondamente divergenti».

La Metz  aggiunge: «A Grotte Mandrin la ricerca è in corso e l’ultima stagione del campo ha rivelato che il sito era molto più grande del previsto e dovrebbe coprire una superficie impressionante di oltre 1.000 metri quadrati, con un’alta densità di materiale archeologico anche lontano dall’ingresso della grotta. Grotte Mandrin ha già totalmente rimodellato la nostra comprensione degli ultimi Neanderthal e delle prime migrazioni di Sapiens nell’Europa continentale, cambiando profondamente il modo in cui comprendiamo questo evento importante nella storia umana che ha visto l’estinzione dei nostri ultimi cugini, lasciando per la prima volta il pianeta con una sola specie di ominidi.

Il team guidato da Slimak comprende più di 40 ricercatori e molte analisi sono in corso. Slimak  conclude: «Il lavoro in corso potrebbe comprende scoperte ancora più importanti: non possiamo aspettare».