Riceviamo e pubblichiamo

Solvay autorizzata a sversare in mare 250.000 tonnellate di residui della produzione per altri 12 anni

Legambiente: sconcerto e preoccupazione

[10 Febbraio 2022]

Ci eravamo illusi, nel 2018, che con il cambio alla direzione della multinazionale e l’arrivo della giovane e brillante Ilham Kadri, le cose potessero cambiare a Rosignano. Sostenibilità, equità, innovazione: queste le parole d’ordine della nuova CEO di Solvay. Purtroppo, a distanza di tre anni e mezzo non ci pare di aver notato grandi discontinuità rispetto al passato, dunque erano solo parole di circostanza, o per meglio dire greenwashing.

Solvay è stata di nuovo autorizzata a sversare in mare 250.000 tonnellate annue di residui della produzione, per altri 12 anni. Una decisione che proroga sine die l’eccezione concessa allo stabilimento della multinazionale belga. Ricordiamo, infatti, che il limite di legge prescriverebbe la soglia di 60.000 t/a, elevato a 250.000 solo per favorire l’azienda. Legambiente non può quindi esimersi dall’esprimere sconcerto e preoccupazione.

Bisogna sapere che delle fabbriche Solvay in Europa, quella di Rosignano è l’unica che continua a sversare scorie in mare in piena libertà. È anche vero che quella in Portogallo, che sversava in un fiume, alla fine è stata chiusa e tutto versa in malora alla luce del sole. Ma non si creda che Legambiente si auguri la chiusura del polo industriale di Rosignano. Al contrario, come scrivemmo nel 2018 durante i lavori del Convegno Regionale “Quale futuro per la Costa Etrusca”, il nostro auspicio era ed è che diventi realmente uno stabilimento più efficiente e meno inquinante. I 110 anni di storia e di simbiosi col territorio rosignanese evocano uno scenario in cui oggi il reciproco vantaggio possa esser rinegoziato su basi completamente nuove. Non possiamo più tollerare incidenze di mesotelioma pleurico e di altre malattie connesse ai procedimenti industriali di questo polo chimico, al di sopra di ogni soglia ammissibile. Ce lo chiede il Green Deal europeo, ce lo chiede la filosofia che informa il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma sopra ogni altra istanza ce lo chiede il rispetto che nutriamo verso i cittadini toscani.

Uno studio del CNR di una decina di anni fa riportava i dati puntuali dell’evaporazione estiva dei metalli pesanti che si trovano sui fondali e sulle famigerate “spiagge bianche” di Rosignano. Ecco, noi crediamo sia giunta l’ora di ripetere le stesse analisi per aggiornare allo stato attuale i valori di quelle evaporazioni, come gradiremmo che si facessero una serie di carotaggi sui fondali e sulle spiagge per capire di quali e quanti inquinanti stiamo realmente parlando. D’altra parte, ricordiamo come le migliorie apportate dalla Solvay (ricorso all’acqua dei depuratori di Cecina e Rosignano, sostituzione delle celle a mercurio con quelle molto meno impattanti a membrana, etc.) sono state ottenute grazie alle forti pressioni della cittadinanza locale, e non certo grazie a scelte endogene del management aziendale.

Infine, un memento giuridico/normativo. La Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA), che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, ha introdotto il target ineludibile dello status di “buono” per tutte le acque (superficiali e di falda) entro inderogabilmente il 31 dicembre 2027. Legambiente chiede pubblicamente a tutte le Istituzioni interessate (MiTE, Regione Toscana, enti locali) cosa materialmente intendono fare per evitare che l’Unione Europea avvii le pratiche della procedura d’infrazione contro la Repubblica Italiana per il sito di Rosignano Solvay?

È una domanda scomoda e irriverente, ce ne rendiamo conto, ma è una domanda alla quale da troppi anni si dovrebbe pur dare una risposta.

di Circolo Legambiente Costa Etrusca, Legambiente Toscana