Record di microplastiche nel mare delle Maldive (VIDEO)

Quando il turismo distrugge le sue stesse risorse in ecosistemi fragili come quelli insulari

[17 Agosto 2020]

Secondo lo studio “Spatial distribution of microplastics around an inhabited coral island in the Maldives, Indian Ocean”, pubblicato su da un team di ricercatori della Flinders University e di Nature Conservancy, «La quantità di inquinamento da microplastica nelle acque intorno alle Maldive, un hotspot turistico globale noto per i suoi bellissimi reef costieri che sono tra i più estesi al mondo, può potenzialmente avere un grave impatto sulla vita marina nelle barriere coralline poco profonde e minacciare i mezzi di sussistenza delle comunità insulari».

Per determinare la quantità di microplastica presente intorno all’isola Naifaru, l’isola più popolosa dell’atollo di Lhaviyani, gli scienziati marini della Flinders University hanno registrato i livelli di inquinamento da plastica nella sabbia sul fondale di 22 siti e dicono che «La distribuzione di microplastiche è stata trovata onnipresente nell’ambiente marino».

Il principale autore dello studio, Toby Patti del College of science and engineering della Flinders, sottolinea che «Nelle acque intorno a Naifaru, le microplastiche sono altamente concentrate. La concentrazione di microplastiche trovate su Naifaru nelle Maldive (55 – 1.127,5 microplastiche/kg) era maggiore di quella precedentemente trovate in un sito altamente popolato nel Tamil Nadu, in India (3 – 611 microplastiche/kg), ed era una concentrazione simile a quello trovato su isole abitate e disabitate in altre parti delle Maldive (197 – 822 particelle/kg)».

Questi alti livelli di microplastica nociva provengono probabilmente attraverso l’Oceano Indiano sia da Paesi vicini l’India che dalle politiche di bonifica del territorio delle Maldive e dai reflui scaricati a mare da una rete fognaria inefficiente e insufficiente, che si sono aggiunti a una situazione ambientale sempre più insostenibile.

Un’altra autrice dello studio, Karen Burke Da Silva, anche lei della Flinders University, sottolinea che «Anche le famigerate “isole della spazzatura” utilizzate come discariche contribuiscono all’elevata concentrazione di microplastica che si trova intorno all’isola. Le attuali pratiche di gestione dei rifiuti alle Maldive non possono tenere il passo con la crescita della popolazione e con il ritmo dello sviluppo. La piccola nazione insulare deve affrontare diverse sfide per quanto riguarda i sistemi di gestione dei rifiuti e  nell’ultimo decennio ha visto un aumento del 58% dei rifiuti prodotti pro capite nelle isole. Senza un aumento significativo della riduzione dei rifiuti e rapidi miglioramenti nella gestione dei rifiuti, le piccole comunità insulari continueranno a generare alti livelli di inquinamento da microplastica negli ambienti marini, con un potenziale impatto negativo sulla salute dell’ecosistema, degli organismi marini e delle comunità insulari locali».

Anche alle Maldive, come in molte località italiane e del resto del mondo, il turismo sembra mangiare le sue stesse risorse e la sostenibilità e la resilienza restano parole vuote su e non si affronta l’insostenibilità del modello del turismo di massa e del suo impatto su ecosistemi fragili come quelli insulari.

Anche per questo, ora i ricercatori della Flinders University hanno avviato un altro studio e stanno esaminando il contenuto dello stomaco dei pesci della barriera corallina delle Maldive per vedere se hanno la pancia piena di microplastiche.

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  • Maldives records highest micro plastic pollution- Dr Emily Fobert