Quante microplastiche ci sono nel mare della Toscana

Monitoraggio ARPAT: nel 2021 0,079 oggetti/m2, nel 2021 erano 0,074, superiori al 2019 con 0,023 oggetti/m2

[24 Agosto 2022]

ARPATnews anticipa i dati del monitoraggio 2021 delle microplastiche in mare relativi alla Strategia marina che saranno contenuti  nell’Annuario 2022 dei dati ambientali della Toscana, che verrà pubblicato in autunno. Per microplastiche si intendono frammenti di materiale plastico le cui dimensioni sono comprese tra 330µm e 5 millimetri mentre, per nanoplastiche, quelli con dimensioni comprese tra 0,001 a 0,1 µm (ossia da 1 a 100 nanometri).

L’ARPAT ricorda che «La presenza di rifiuti plastici è in costante aumento. Per questo tra gli obiettivi della Marine strategy – Strategia marina predisposta dall’Unione Europea – vi è anche quello di reperire informazioni sui “trend nella quantità, nella distribuzione e, se possibile, nella composizione di microparticelle, c.d. microlitter, ovvero rifiuto solido di dimensione inferiore a 5 mm. La Direttiva sulla Strategia marina, recepita in Italia con il D.lgs n. 190 del 13 ottobre 2010, individua il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, oggi Ministero per la transizione ecologica, quale organo responsabile dell’attuazione della direttiva. A sua volta, il Ministero si avvale di altri soggetti, quali: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA); Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, che insieme costituiscono il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA)».

Il territorio nazionale è stato suddiviso in sottoregioni: Adriatico, Ionio, Mediterraneo centrale e Mediterraneo occidentale, che comprende la Toscana.

ARPAT ha individuato 4 aree di indagine: Fiume Morto, Donoratico (Livorno), Carbonifera (Piombino, Livorno) e Foce dell’Ombrone (Collelungo – Grosseto) e spiega che «La scelta delle aree ha tenuto conto di quanto richiesto dalla Direttiva in particolare: presenza di aree di upwelling e downwelling, aree di accumulo per condizioni idrodinamiche locali, distanza da fonti di immissione diretta come ad esempio foci fluviali e distanza da strutture portuali o rilevanti insediamenti urbani. Upwelling e downwelling sono due fenomeni legati ai venti e alle correnti, che comportano lo spostamento di masse d’acqua. Quando tale fenomeno riguarda la risalita di masse di acqua più fredda e ricca di nutrienti si parla di upwelling; viceversa, quando le masse d’acqua più fredda e più densa per la presenza di nutrienti sprofondano verso verso il basso si parla di downwelling».

L’Agenzia Regionale sottolinea che «Nell’ultimo anno di campagna di monitoraggio, 2021, si registra un numero di frammenti di microplastiche presenti nello strato superficiale del mare pari a circa 0,074 oggetti/m2. Nell’area settentrionale della Toscana si rilevano mediamente concentrazioni superiori (0,291 oggetti/m2) rispetto all’area meridionale (0,054 oggetti/m2). Nel 2021, le forme più comuni sono frammento (64%), foglio (22%) e foam (7%) mentre i colori dominanti sono bianco (70%), blu (11%) e verde (9%)».

Analizzando, invece, i dati che emergono dal monitoraggio effettuato nel triennio 2019-2021 «Si assiste ad un valore pressoché stazionario del numero medio di oggetti/m2 per il 2020 e 2021 e valori più ridotti, intorno a 0,023 oggetti/m2, per il 2019. Per quanto riguarda invece la forma, nel triennio 2019-2021, quella prevalente risulta essere il frammento seguita dal foglio, più variabili, invece, le percentuali delle altre forme di frammenti rinvenute»

ARPAT ricorda che «Avere informazioni sulle microplastiche presenti in mare ci consente di capire il trend nella quantità, nella distribuzione e, se possibile, nella composizione di questi frammenti plastici, che costituiscono il cosiddetto microlitter, che è in grado di influenzare l’ambiente marino e, in seguito ad ingestione degli organismi, di entrare nella catena alimentare. Questi frammenti sono già stati rinvenuti in un’ampia gamma di alimenti e bevande, inclusi frutti di mare, acqua potabile, birra, sale e zucchero.

Un’altra fonte di preoccupazione è rappresentata dalle sostanze chimiche potenzialmente tossiche che contengono: additivi, monomeri, catalizzatori e sottoprodotti di reazione dalla produzione contenuti nelle plastiche. Questi possono fuoriuscire una volta che le microplastiche sono state rilasciate nell’ambiente e la degradazione e la frammentazione delle particelle potrebbero aumentare ulteriormente la potenziale lisciviazione delle sostanze chimiche. Altro elemento importante è che queste particelle possono anche essere dei vettori per batteri e/o virus».