Plastica, emergenza fuori controllo

Greenpeace: «L’usa e getta inquina ed è un’intollerabile spreco di risorse»

[31 Marzo 2022]

Secondo il rapporto “Plastica: emergenza fuori controllo”, pubblicato oggi da Greenpeace, «In un momento storico in cui emerge in modo ancora più evidente la scarsità di materie prime, è necessario ripensare gli attuali modelli di business e consumo basati sullo sfruttamento di preziose risorse naturali non rinnovabili. L’abuso di plastica usa e getta, ovvero quell’insieme di imballaggi e contenitori progettati per diventare in poco tempo un rifiuto difficile da riciclare, rappresenta un’evidente e intollerabile assurdità. E’ peraltro tra le concause di una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi: l’inquinamento da plastica».

Dagli anni ‘50 la produzione di materie plastiche è continuata a crescere senza sosta e si prevede che raddoppierà i volumi del 2015 entro il 2030-2035 per triplicarli entro il 2050. In base alle proiezioni, nel 2040 la quantità di rifiuti dispersa ogni anno nei mari passerebbe dagli 8 milioni di tonnellate odierne a circa 29 milioni di tonnellate.

Ad aggravare questo inquinamento contribuisce in modo preponderante la plastica monouso, circa il 40% della produzione globale, che è di gran lunga la più presente nell’ambiente.

Per Greenpeace, «Il sistema di riciclo, da sempre indicato da aziende e governi come principale soluzione, ha mostrato tutti i suoi limiti: di tutta la plastica prodotta nella storia umana solo il 10% è stato correttamente riciclato, il 14% è stato bruciato mentre il restante 76% è finito in discariche già stracolme o disperso nell’ambiente».

Inoltre, ’enorme produzione di rifiuti di plastica non riciclabili ha prodotto un gigantesco traffico internazionale di rifiuti che coinvolge numerose nazioni del Sud del mondo, non dotate di adeguata impiantistica, diventate le discariche della spazzatura occidentale.

E Greenpeace fa notare che «Considerando che il 99% della plastica deriva da petrolio e gas fossile, l’emergenza plastica contribuisce in modo sostanziale alla crisi climatica in corso. Oggi, considerando l’intero ciclo  di vita, il settore della plastica sarebbe il quinto/sesto Stato per emissioni di gas serra. Sele stime di crescita della produzione dovessero essere confermate, diverrebbe il terzo Stato per emissioni entro il 2050. Un vero paradosso considerando che, secondo l’IPCC, negli stessi decenni dovremmo invece dimezzare le emissioni antropiche per contenere il riscaldamento globale entro 1,5° C».

II rapporto ricorda che «Nonostante abbiamo sempre più prove sulla gravità del fenomeno, mancano però interventi risolutivi sia a livello politico che industriale. che passa in rassegna tutti i limiti ormai evidenti di questo modello produttivo insostenibile. Agli impatti crescenti sul mare e sulla biodiversità, si aggiungono quelli sul clima e sulle comunità del Sud del mondo. Aspetti su cui prova a intervenire una risoluzione approvata nell’ultima Assemblea delle Nazioni Unite, che avvia i lavori per un trattato globale sulla plastica».

Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, conclude: «Malgrado finora si sia fallito nell’affrontare concretamente la crisi ambientale dovuta all’inquinamento da plastica, la recente risoluzione approvata dalle Nazioni Unite, che dovrebbe portare a un trattato globale legalmente vincolante per gestire i problemi legati all’intero ciclo di vita della plastica, è però un primo passo importante. Ci auguriamo che si giunga a un trattato sulla plastica con chiare indicazioni sulla necessità di ridurre la produzione, a partire dalla frazione monouso, e che affronti il problema delle migliaia di sostanze chimiche usate nei processi produttivi, alcune delle quali sono cancerogene o hanno conseguenze negative sul sistema endocrino e ormonale. E’ necessario tenere in debita considerazione i problemi di giustizia sociale e ambientale».