Per ripulire il Mediterraneo dai rifiuti occorre un lavoro congiunto molto più intenso

La portata degli attuali interventi potrebbe non essere sufficiente per migliorare lo stato ambientale del Mediterraneo

[21 Settembre 2020]

Per arrivare ad avere davvero  un Mar Mediterraneo bisogna attuare meglio le politiche ambientali ed avere dati e informazioni migliori- E’ quanto emerge dal rapporto  congiunto “Towards a cleaner Mediterranean Sea: a decade of progress – Monitoring Horizon 2020 regional initiative”, presentato  oggi dall’European environment agency (Eea) e del Mediterranean Action Plan dell’United Nations environment programme (Unep/Map), secondo il quale «Gli effetti cumulativi dei rifiuti e dei rifiuti marini, delle acque reflue e delle emissioni industriali rimangono sfide chiave per la regione».

Il rapporto, pubblicato da Plan Bleu, un centro di attività regionale del sistema Uunep/Masp-Convenzione di Barcellona, fa il punto sui progressi compiuti e sulle sfide future dell’ Horizon 2020 initiative for a cleaner Mediterranean (H2020). dell’Unione per il Mediterraneo ed evidenzia che «Gli attuali interventi sono efficaci per tenere il passo con le crescenti pressioni ambientali, ma la loro portata potrebbe non essere sufficiente per migliorare lo stato ambientale del Mediterraneo».

In diversi paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, il riciclaggio non riesce a tenere il passo con l’aumento della produzione di rifiuti, a causa del costo relativamente elevato rispetto alle discaricheall’aperto. Il rapporto dimostra anche  che l’accesso a servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro sta aumentando lentamente, ma almeno 5,7 milioni di persone nelle aree urbane e 10,6 milioni di abitanti rurali non hanno ancora accesso a sistemi igienico-sanitari efficaci. Eea e Unep-Map fanno notare che «Un’altra area che necessita di attenzione è la gestione integrata dell’inquinamento, comprese ad esempio politiche efficaci di riutilizzo dell’acqua che affronterebbero la crescente domanda e la diminuzione della disponibilità di acqua».

Il rapporto sottolinea che «Nonostante gli sforzi per una transizione verso approcci circolari, importanti settori economici, come il manufatturiero, si basano ancora su modelli di business lineari che fanno affidamento su un consumo di risorse e catene di approvvigionamento non sostenibili». Viene inoltre rilevata «la necessità di una gestione più efficace dei rifiuti pericolosi. Un finanziamento adeguato e la creazione di capacità per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi in tutto il bacino è sia fondamentale che urgente».

La Dichiarazione ministeriale di Napoli , adottata nel 2019 dalle Parti contraenti della Convenzione di Barcellona (21 Paesi del Mediterraneo e Unione Europea), sottolinea la «necessità di un cambiamento sistemico sostenuto da strategie, politiche e comportamenti lungimiranti e innovativi». Ma un grosso problema è  proprio il complesso ed eterogeneo panorama politico della regione mediterranea che rende difficile affrontare le sfide ambientali in modo olistico.

Il rapporto conclude chiedendo «una migliore applicazione delle politiche, che richiede informazioni ambientali più solide e condivise, nonché lo sviluppo di capacità a livello locale, nazionale e regionale. Sebbene i data systems regionali siano migliorati in modo significativo, c’è stato uno scarso miglioramento nella disponibilità e nella qualità dei dati a livello nazionale».