L’aumento dei rifiuti elettronici mette in pericolo la salute di milioni di bambini e donne
Rapporto Oms: azione più efficace e vincolante per proteggere i bambini dalla crescente minaccia dell’e-waste
[17 Giugno 2021]
Ogni anno, una percentuale significativa dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – l’e-waste – viene esportata dai Paesi ad alto reddito verso i Paesi a basso e medio reddito, dove non sempre esistono leggi in materia o dove, se esistono, a volte vengono applicate male o restano inapplicate. In questi Paesi, i rifiuti elettronici vengono smontati, riciclati e “rigenerati” in ambienti nei quali le infrastrutture, la formazione e le tutele ambientali e sanitarie possono essere inesistenti o poco rispettate. Ciò espone i lavoratori del settore dei rifiuti elettronici, le loro famiglie e le loro comunità a un grave rischio di effetti negativi sulla loro salute derivanti dal riciclaggio di questi rifiuti.
L’Initiative on E-waste and Child Health dell’Oms, avviata nel 2013, punta ad aumentare l’accesso a prove e conoscenze e la consapevolezza sugli effetti dei rifiuti elettronici sulla salute; migliorare la capacità del settore sanitario di gestire e prevenire i rischi, monitorare i progressi e promuovere politiche di gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che proteggano meglio la salute dei bambini, a migliorare il monitoraggio dell’esposizione ai rifiuti elettronici e a promuovere interventi che proteggano la salute pubblica.
L’innovativo rapporto “Children and digital dumpsites: e-waste exposure and child health”, pubblicato dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), realizzato con il contributo e il supporto della E-Waste Coalition, 10 Agenzie Onu e organizzazioni internazionali, tra le quali l’Oms, dice che «Devono essere adottate con urgenza misure efficaci e vincolanti per proteggere i milioni di bambini, adolescenti e donne incinte in tutto il mondo, la cui salute è minacciata dal trattamento informale delle apparecchiature elettriche o elettroniche fuori uso».
Presentando il rapporto, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha evidenziato che «Con i volumi di produzione e smaltimento delle apparecchiature in costante aumento, il mondo si trova ad affrontare quello che un recente forum internazionale ha definito un montante ‘tsunami di rifiuti elettronici’, che sta mettendo in pericolo la salute e la vita umana. Proprio come il mondo si è mobilitato per proteggere i mari e i loro ecosistemi dall’inquinamento da plastica e microplastica, dobbiamo mobilitarci per proteggere la nostra risorsa più preziosa – la salute dei nostri bambini – dalla crescente minaccia dell’e-waste».
Nel settore informale del riciclo dei rifiuti lavorano ben 12,9 milioni di donne, il che le espone potenzialmente al contatto con rifiuti elettronici tossici e le mette a rischio insieme ai i loro bambini e a quelli non ancora nati. Ma anche più di 18 milioni di bambini e adolescenti, alcuni dei quali non hanno più di 5 anni, fanno parte della forza lavoro attiva nel settore industriale informale, del quale fa parte anche il trattamento dei rifiuti. I bambini vengono spesso incoraggiati dai genitori o dai caregivers a lavorare nel riciclaggio dei rifiuti elettronici perché le loro piccole mani sono più abili di quelle degli adulti. Altri bambini vivono, vanno a scuola e giocano vicino a discariche e centri di riciclaggio dei rifiuti elettronici dove alti livelli di sostanze chimiche tossiche, principalmente piombo e mercurio, possono influenzare le loro capacità intellettuali. Il rapporto ricorda che «I bambini esposti all’e-waste sono particolarmente vulnerabili alle sostanze chimiche tossiche che contengono a causa della loro bassa statura, del ridotto sviluppo degli organi e dei tassi di crescita più rapidi. Assorbono in proporzione più inquinanti e i loro corpi sono meno capaci di metabolizzare o eradicare le sostanze tossiche. I lavoratori che cercano di recuperare materiali di valore come rame e oro sono a rischio di esposizione a oltre 1.000 sostanze nocive, tra cui piombo, mercurio, nichel, ritardanti di fiamma bromurati e idrocarburi aromatici policiclici (IPA). Per una futura mamma, l’esposizione ai rifiuti elettronici tossici può avere conseguenze negative per tutta la vita per la salute e lo sviluppo del nascituro. Questi potenziali effetti negativi sulla salute includono esiti negativi della gravidanza, come nati morti o parto prematuro, nonché basso peso o altezza alla nascita. L’esposizione al piombo derivante dalle attività di riciclaggio dei rifiuti elettronici è stata collegata a: punteggi di valutazione neurocomportamentale neonatale significativamente ridotti, aumento dei tassi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), problemi comportamentali, cambiamenti nell’umore del bambino, difficoltà nell’integrazione sensoriale e punteggi cognitivi e linguistici inferiori. Altre conseguenze negative per la salute dei bambini associate ai rifiuti elettronici includono funzionalità polmonare compromessa, effetti respiratori, danni al DNA, funzionalità tiroidea compromessa e aumento del rischio di alcune malattie croniche più avanti nella vita, come il cancro e le malattie cardiovascolari».
La principale autrice del rapporto, Marie-Noel Brune Drisse, spiega che «Un bambino che mangia un solo uovo di gallina di Agbogbloshie, una discarica di rifiuti in Ghana, ingerirà 220 volte l’assunzione giornaliera tollerabile di diossine clorurate fissata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare. La causa è la cattiva gestione dei rifiuti elettronici. Questo è un problema crescente che molti Paesi non riconoscono ancora come un problema sanitario. Se non agiranno ora, i suoi impatti avranno un effetto devastante sulla salute dei bambini e peseranno pesantemente sul settore sanitario negli anni a venire».
A livello globale, i volumi dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono in aumento: secondo la Global E-waste Statistics Partnership (GESP), sono aumentati del 21% nei 5 anni precedenti al 2019, anno in cui sono stati prodotte 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. In confronto, i rifiuti elettronici prodotti nel 2020 rappresentavano l’equivalente, in peso, di 350 navi da crociera che, messe in fila, si alineerebbero per 125 km. E il nuovo rapporto fa notare che «Si prevede che questo aumento del volume dei rifiuti continuerà poiché l’uso di computer, telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici che diventano rapidamente obsoleti continua ad aumentare».
Secondo le più recenti stime della GESP, «Solo il 17,4% dei rifiuti elettronici prodotti nel 2019 è arrivato a strutture di gestione o di riciclaggio autorizzate, mentre il resto è stato smaltito illegalmente, principalmente nei Paesi a basso e medio reddito, dove vengono riciclati dai lavoratori del settore informale».
Ma una corretta raccolta e riciclaggio dell’e-waste è ssenziale per proteggere l’ambiente e ridurre le emissioni dannose per il clima. Nel 2019 il GESP ha rilevato che il 17,4% di rifiuti elettronici correttamente raccolti e riciclati ha permesso di evitare il rilascio nell’ambiente di 15 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti.
Children and Digital Dumpsites invita esportatori, importatori e governi ad «adottare misure efficaci e vincolanti per garantire lo smaltimento ecologicamente corretto dei rifiuti elettronici e la salute e la sicurezza dei lavoratori, delle loro famiglie e delle loro comunità; monitorare l’esposizione ai rifiuti elettronici e gli esiti sulla salute; facilitare un migliore riutilizzo dei materiali e incoraggiare la produzione di apparecchiature elettroniche ed elettriche più sostenibili».
Inoltre,gli autori dello invitano la comunità sanitaria globale ad «Agire per ridurre gli effetti dannosi dei rifiuti elettronici sulla salute, rafforzando le capacità del settore sanitario di diagnosticare, monitorare e prevenire l’esposizione tossica nei bambini e nelle donne, condividendo i potenziali co-benefici di un riciclaggio più responsabile, della collaborazione con le comunità colpite e della promozione di dati e ricerche migliori sui rischi per la salute affrontati dai lavoratori informali nel settore dei rifiuti elettronici».
Maria Neira, direttrice del Department of environment, climate change and health dell’OMs. Ha concluso: «I bambini e gli adolescenti hanno il diritto di crescere e di apprendere in un ambiente sano e l’esposizione ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e ai loro numerosi componenti tossici ha senza dubbio un impatto su questo diritto. Il settore sanitario può svolgere un ruolo nel mostrare leadership e sostenere questa causa, condurre ricerche, influenzare i decisori, mobilitare le comunità e coinvolgere altri settori per chiedere che la salute sia al centro delle politiche di gestione dei rifiuti elettronici».