Audizione in Commissione Ecomafie del direttore generale di Arpa Sicilia Francesco Vazzana

La bella Sicilia tra bandiere blu, assenza di depuratori e pessima gestione dei fanghi

Gli impianti sono in gran parte vetusti e comunque al massimo solo un pretrattamento dei reflui

[10 Settembre 2020]

Mare cristallino e bandiere blu come se piovesse, ma in tutta l’isola non c’è praticamente traccia di depuratori. E per soprammercato i fanghi sono una vera piaga. Stiamo parlando della Sicilia e della informazioni che ha appreso la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ascoltando in audizione il direttore generale di Arpa Sicilia Francesco Vazzana, accompagnato dai tecnici e i responsabili dei controlli dell’agenzia.

E il quadro, nella parte occidentale dell’isola (province di Palermo, Trapani, Agrigento), è il seguente:  gli impianti sono in gran parte vetusti. Le principali criticità riguardano i depuratori costieri, per il maggiore carico estivo connesso alla presenza di turisti. In molti casi, stando a quanto dichiarato dai presenti all’audizione, “gli impianti costieri effettuano solo un pretrattamento dei reflui e scaricano poi a mare attraverso una condotta sottomarina: nei casi tuttavia di rottura di quest’ultima, possono verificarsi gravi disagi per la balneazione, la pesca e l’itticoltura”. Non va meglio nelle piccole isole, anzi la situazione è “critica anche in provincia di Trapani” dove, secondo quanto riferito, “solo in un paio di casi esistono impianti di depurazione delle acque, che effettuano tuttavia solo un pretrattamento dei reflui”.

Riguardo invece alla gestione dei fanghi, i rappresentanti di Arpa Sicilia hanno riferito che “ci sono criticità connesse alla cattiva  gestione dei depositi temporanei, la difficoltà di trovare impianti per lo smaltimento dei fanghi, la non corretta gestione della depurazione, smaltimenti illeciti dei fanghi, compreso lo sversamento nello scarico delle acque depurate”. Una situazione che, a nostro avviso, si avvita ancor più su se stessa – come altrove – in quanto, i rifiuti non smettono di esser prodotti, anzi sono in continuo aumento. Trattati o non trattati da qualche parte vanno a finire e se non ci sono impianti, si crea purtroppo la situazione congeniale per la malavita.

Secondo quanto riferito, gli illeciti penali riscontrati da Arpa Sicilia negli impianti riguardano soprattutto proprio la gestione dei fanghi. Dall’audizione sono emerse anche altre criticità che contribuiscono a rendere più difficili i controlli: da un lato, la carenza di organico dell’agenzia; dall’altro, la legislazione regionale sulla depurazione dei reflui che, secondo quanto è stato riferito, non è aggiornata e non risulta in linea con la normativa nazionale.

Successivamente è stato ascoltato anche il comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia Riccardo Rapanotti, che ha riferito in merito alle attività investigative in questo settore. Tra le altre, il generale Rapanotti ha fornito informazioni su un’inchiesta riguardante la discarica e l’impianto di trattamento rifiuti di Siculiana: tra i reati contestati figurano l’illecito riversamento a terra di scarichi derivanti dal dilavamento delle acque piovane, l’inquinamento del sottosuolo e delle acque sotterranee, lo scarico illecito di reflui. In merito alle attività in provincia di Palermo, Rapanotti ha dichiarato che sono in essere accertamenti in autolavaggi, dove in molti casi si osserva una scorretta gestione delle acque reflue. Sempre nel palermitano, secondo quanto riferito, è in corso un’attività informativa sulla gestione dei fanghi di depurazione.

In riferito alla provincia di Enna, e siamo un po’ al paradosso,  è stata aperta un’indagine sul depuratore di Valguarnera, finanziato dalla Regione Siciliana ma mai entrato in funzione perché realizzato in difformità rispetto al progetto: in questo ambito sono stati rinviati a giudizio nove soggetti.  Secondo quanto riferito, un’altra attività ha riguardato lo smaltimento dei fanghi di depurazione in un impianto di Assoro: sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria 19 soggetti, mentre altre 36 posizioni sono al vaglio degli investigatori.

Da segnalare infine che in provincia di Catania è stato sequestrato un impianto attivo nella produzione di carta e cartone per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, compresi i reflui sversati nei canali di scolo dei piazzali aziendali. Secondo quanto riferito, a Catania la Guardia di finanza ha anche svolto un approfondimento investigativo su un sito di smaltimento e compostaggio che accoglieva rifiuti da circa 200 comuni senza trattamenti preliminari. Rapanotti ha inoltre evidenziato la carenza di uno scambio di informazioni tra i diversi soggetti istituzionali preposti al controllo dell’ambiente e alla repressione di illeciti ambientali.

Insomma, una situazione desolante in una delle più belle regioni del nostro Paese. Paese dove circa l’11% dei cittadini non è ancora raggiunto dal servizio di depurazione delle acque reflue. E qui viene fuori tutta l’evidenza dell’inadeguatezza di varie classi politiche che negli anni non sono riuscite a dare la giusta risposta, che significa impianti adeguati perché non ci sono altre possibilità, al territorio siciliano.