Inquinamento globale da plastica: verso il punto di non ritorno?

Il costo di ignorare l'accumulo di inquinamento da plastica persistente nell'ambiente potrebbe essere enorme

[2 Luglio 2021]

La plastica si trova ormai ovunque: dai deserti alle cime delle montagne, dalle profondità degli oceani alla neve artica. Le stime delle emissioni globali di plastica nei laghi, nei fiumi e negli oceani del mondo variano da 9 a 23 milioni di tonnellate all’anno, con una quantità simile scaricata sulla terra ogni anno. Secondo gli scenari business-as-usual queste stime raddoppieranno entro il 2025.

Secondo lo studio “The global threat from plastic pollution”, appena pubblicato su Science da un team di ricercatori di Stockholms universitet, Norwegian Geotechnical Institute (NGI), Alfred-​WegenerInstitut für Polar– und Meeresforschung (AWI) e HelmholtzZentrum für Umweltforschung (UFZ). «Gli attuali tassi di emissioni di plastica a livello globale possono innescare effetti che non saremo in grado di invertire». Gli autori sottolineano che «L’inquinamento da plastica è una minaccia globale e le azioni per ridurre drasticamente le emissioni di plastica nell’ambiente sono la risposta politica razionale».

Il principale autore dello studio, Matthew MacLeod, della Stockholms universitet, ricorda che «La plastica è profondamente radicata nella nostra società e si disperde nell’ambiente ovunque, anche nei Paesi con buone infrastrutture per la gestione dei rifiuti. Le emissioni sono in aumento anche se la consapevolezza sull’inquinamento da plastica tra gli scienziati e l’opinione pubblica è aumentata in modo significativo negli ultimi anni».

Per la coautrice Mine Tekman dell’AWI, «Questa discrepanza non è sorprendente perché l’inquinamento da plastica non è solo un problema ambientale ma anche politico ed economico. Le soluzioni attualmente offerte, come le tecnologie di riciclaggio e pulizia, non sono sufficienti e dobbiamo affrontare il problema alla radice. Il mondo promuove soluzioni tecnologiche per il riciclaggio e per rimuovere la plastica dall’ambiente. In qualità di consumatori, crediamo che quando separiamo adeguatamente i nostri rifiuti di plastica, tutto verrà magicamente riciclato. Tecnologicamente, il riciclaggio della plastica ha molti limiti e i Paesi che hanno buone infrastrutture esportano i loro rifiuti di plastica in Paesi con infrastrutture peggiori. La riduzione delle emissioni richiede azioni drastiche, come limitare la produzione di plastica vergine per aumentare il valore della plastica riciclata e vietare l’esportazione di rifiuti di plastica a meno che non sia in un Paese con un riciclaggio migliore».

La plastica si accumula nell’ambiente quando le quantità emesse superano quelle rimosse dalle iniziative di pulizia e dai processi ambientali naturali, che avvengono attraverso un invecchiamento della materia plastica che avviene in più fasi. Un altro autore dello studio, Hans Peter Arp dell’NGI, spiega che «Gli agenti atmosferici che agiscono sulla plastica causano di molti processi diversi e abbiamo fatto molta strada per comprenderli. Ma gli agenti atmosferici cambiano costantemente le proprietà dell’inquinamento da plastica, il che apre nuove porte ad altre domande. La degradazione è molto lenta e non è efficace nell’arrestare l’accumulo, quindi l’esposizione alla plastica invecchiata non farà che aumentare. La plastica è quindi un inquinante scarsamente reversibile, sia per le sue continue emissioni che per la persistenza ambientale».

A essere particolarmente minacciati sono gli ambienti remoti e la coautrice dello studio Annika Jahnke dell’UFZ spiega a sua volta che «Negli ambienti remoti, i detriti di plastica non possono essere rimossi con la pulizia e l’invecchiamento di oggetti di plastica di grandi dimensioni comporterà inevitabilmente la generazione di un gran numero di particelle di micro e nanoplastiche, nonché la lisciviazione di sostanze chimiche aggiunte intenzionalmente alla plastica e ad altre sostanze che rompono la struttura del polimero plastico. Quindi, la plastica nell’ambiente è un obiettivo in costante movimento di crescente complessità e mobilità. Dove si accumula e quali effetti può causare è difficile o forse addirittura impossibili da prevedere».

Il team internazionale di ricercatori ricorda che oltre al danno ambientale che l’inquinamento da plastica può causare per impigliamento di animali ed effetti tossici, «Potrebbe anche agire in combinazione con altri fattori di stress ambientale in aree remote per innescare effetti ad ampio raggio o addirittura globali». Il nuovo studio presenta una serie di esempi ipotetici di possibili effetti, tra i quali  «L’esacerbazione del cambiamento climatico a causa dell’interruzione della pompa globale del carbonio e la perdita di biodiversità nell’oceano, dove l’inquinamento da plastica agisce come ulteriore fattore di stress per la pesca eccessiva, la perdita di habitat in corso causata dai cambiamenti nelle temperature dell’acqua, nell’apporto di nutrienti e nell’esposizione a sostanze chimiche».

Nel complesso, gli autori  dello studio considerano la minaccia che la plastica che finisce nell’ambiente oggi, «Possa innescare impatti su scala globale e scarsamente reversibili in futuro» e che questa sia una  «Motivazione convincente per azioni su misura per ridurre fortemente le emissioni».

MacLeod conclude: «In questo momento, stiamo caricando l’ambiente con quantità crescenti di inquinamento da plastica scarsamente reversibile. Finora, non vediamo prove diffuse di conseguenze negative, ma se l’invecchiamento della plastica provoca un effetto davvero negativo, probabilmente non saremo in grado di invertirlo. Il costo di ignorare l’accumulo di inquinamento da plastica persistente nell’ambiente potrebbe essere enorme. La cosa razionale da fare è agire il più rapidamente possibile per ridurre le emissioni di plastica nell’ambiente».