Il Giappone ha deciso: scaricherà nell’Oceano Pacifico l’acqua radioattiva di Fuikushima Daiichi

Contrari Cina, Corea del sud, pescatori, cittadini e ambientalisti

[13 Aprile 2021]

Oggi il governo del Giappone ha deciso ufficialmente di scaricare in mare più di 1 milione di tonnellate di acqua contaminata proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima, lesionata dal terremoto/tsunami dell’11 marzo 2011 e dalle successive esplosioni, una decisione che farà probabilmente arrabbiare la Cora del sud e la Cina.

La Corea del sud aveva espresso  le «sue gravi inquietudini« e il portavoce del ministero degli esteri di Seoul, Choi Young-sam, ha detto che « Sarà difficile accettare che la  parte giapponese decida di sversare dell’acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima senza aver condotto le consultazioni appropriate».

Già ieri il portavoce del ministero degli esteri di Pechino,  Zhao Lijian, aveva dichiarato che la Cina aveva chiesto al Giappone di «Adottare un atteggiamento responsabile e di trattare la questione dell’eliminazione delle scorie nucleari con prudenza».

Dopo aver ricordato che «L’incidente nucleare di Fukushima  è stato uno dei più gravi del mondo», Zhao ha ribadito che «L’incidente ha comportato una fuga di una grande quantità di materiali radioattivi<, il che ha avuto un impatto profondo sull’ambiente marino, la sicurezza degli alimentri e la salute umana. L’eliminazione corretta dei rifiuti nucleari è legata agli interessi pubblici internazionali e agli interessi vitali dei Paesi vicini. Bisogna trattarli con cura e in maniera appropriata al fine di evitare di nuocere maggiormenmte all’ambiente marino, alla sicurezza degli alimenti e alla salute umana».

Zhao  aveva avvertito Tokyo che « Il mondo segue con profonda inquietudine la prossima decisione del Giappone sullo scarico di acque reflue radioattive nell’oceano ed esprime i suoi dubbi e la sua opposizione. C’è anche una forte opposizione in Giappone e il Giappone non può far finta di non sentire. La parte giapponese deve agire in maniera responsabile per gli nteressi pubblici mondiali e l’interesse del suo popolo».

Ma il governo di centro-destra giapponese non ha ascoltato nessuno e ha deciso di procedere con lo scarico in mare dell’acqua radioattiva, una mossa che. secondo l’Asahi Shimbun, «Darà un altro duro colpo all’industria della pesca di Fukushima, che da anni si oppone a un simile passo».

Infatti, i pescatori sono ferocemente contrari perché temono la pubblicità negativa per il loro pescato che deriverà dallo scarico di acqua contaminata nell’oceano e l’impatto che avrà sui loro mezzi di sussistenza. Il 7 aprile il primo ministro liberaldemocratico giapponese Suga Yoshihide aveva incontrato Hiroshi Kishi, presidente della JF Zengyoren, la federazione nazionale delle cooperative di pesca, per chiedere il suo appoggio e la sua collaborazione, ma lo aveva avvertito che una decisione era imminente.

Nel febbraio 2020, un sottocomitato di esperti istituito dal ministero dell’economia aveva redatto una proposta dalla quale emergeva che scaricare l’acqua radioattiva nell’oceano era l’opzione più realistica e durante l’ultimo anno i funzionari governativi hanno tenuto numerosi incontri con i governi locali e i pescatori per ascoltare le loro opinioni. Già a ottobre 2020 il governo stava per prendere la decisione sulla base di ulteriori sforzi per prendere in considerazione misure per contrastare la pubblicità negativa prevista dallo scarico dell’acqua nell’oceano. Ma l’opposizione dei pescatori aveva suggerito di rimandare la decisione per opportunità politica.

Mentre il governo rifletteva sul da farsi, il cadavere radioattivo della centrale nucleare di Fukushima Daiichi ha continuato a t riversare acqua contaminata in più di 1.000 serbatoi di stoccaggio che ora contengono ora circa 1,25 milioni di tonnellate di acqua trattata. Si prevede che i serbatoi di stoccaggio raggiungano la loro massima capacità entro l’autunno 2022 e il governo alla fine ha deciso che non potevano esserci ulteriori ritardi.

L’Asahi Shimbun fa notare: «Anche se il via libera allo smaltimento nell’oceano, considerato una conclusione scontata agli occhi di molti, sarà fatto, ci vorranno comunque circa due anni prima che l’acqua possa iniziare a essere scaricata in sicurezza».

E il governo giapponese ha infatti confermato oggi che «Il lavoro per rilasciare l’acqua inizierà tra circa due anni e si prevede che l’intero processo richiederà decenni. Sulla base della stretta conformità agli standard normativi che sono stati stabiliti, selezioniamo il rilascio oceanico». L’acqua deve essere nuovamente filtrata per rimuovere gli isotopi nocivi e sarà diluita per soddisfare gli standard internazionali prima di qualsiasi rilascio. Le acque reflue di Fukushima Daiichi vengono trattate con l’Advanced Liquid Processing System (ALPS), per rimuovere la maggior parte dei materiali radioattivi, ma contengono ancora trizio radioattivo.

La decisione arriva a circa 3 mesi dall’inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo, con alcuni eventi sportivi che sono programmati a una distanza di 60 km dalla centrale nucleare distrutta e lo  smaltimento dell’acqua contaminata di Fukushima Daiichi, gestito dalla Tokyo Electric Power Company (TEPCO), si è rivelato uno dei problemi o più spinosi per un costosissimo progetto di smantellamento decennale del quale ormai nessuno riesce davvero a prevedere la fine.

Suga ha riconosciuto che i lavoratori della pesca e altri sono contrari all’idea di rilasciare l’acqua in mare a causa delle preoccupazioni per i danni alla loro reputazione e ha detto che  Iil governo deve affrontarli con sincerità e prendere tutte le misure possibili», poi ha aggiunto che fornirà «spiegazioni scientifiche per sostenere il rilascio in patria e all’estero».

Il governo giapponese dice di aver preso in considerazione altre soluzioni, come l’evaporazione e lo stoccaggio nel sottosuolo delle acque contaminate ma che, per ragioni di costi e di fattibilità tecnica ha «optato per la loro diluizione prima di scaricarle nell’oceano».

Gruppi civici e associazioni ambientaliste giapponesi hanno esortato il governo a continuare a studiare altri modi per smaltire l’acqua trattata della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Ieri, durante una conferenza stampa, il co-leader del Citizens Nuclear Information Center, Ban Hideyuki, ha detto che «Il governo non ha ottenuto il consenso dei cittadini sul metodo di smaltimento. Il l rilascio dell’acqua in mare potrebbe danneggiare la reputazione delle industrie locali della pesca e del turismo e ostacolare la ripresa post incidente nucleare. Altri gruppi civici hanno sottolineato che il governo non ha preso davvero in considerazione modi alternativi per smaltire l’acqua a terra, come la costruzione di ulteriori grandi serbatoi per lo stoccaggio a lungo termine o la solidificazione dell’acqua con il cemento.