I mattoni fatti di rifiuti che potrebbero rendere sostenibile l’industria edilizia tossica del Bangladesh

La demolizione delle fornaci inquinanti sta costringendo i lavoratori a tornare ai loro villaggi dove la fanno da padrone fame ed erosione costiera

[22 Luglio 2021]

Per questo, dalla fine del 2019, non è raro vedere  escavatori affiancati dalla polizia antisommossa del Bangladesh al lavoro per demolire forni di mattoni illegali che eruttano fuliggine intorno alla capitale Dhaka soffocata dallo smog. Ma questo sta costringendo una massa di lavoratori disoccupati a tornare dai vill, costringendo i lavoratori migranti a disoccuparsi e a tornare nei villaggi rurali e costieri colpiti dal cambiamento climatico, dai quali se ne erano andati oppure a tentare una disperata fuga all’estero.

Ma ogni autunno, a Dhaka e altrove, dopo le piogge monsoniche, le fornaci per mattoni, che utilizzano carbone e legna per cuocere i mattoni dall’argilla, ripartono, aumentando le emissioni delle altre industrie pesanti e delle migliaia di veicoli che ingorgano le strade della capitale.

Il 25 novembre 2019, un monitoraggio indipendente sulla qualità dell’aria aveva definito l’aria di Dhaka come la più inquinata al mondo. Il giorno successivo, la Corte suprema del Bangladesh ha ordinato la chiusura entro due settimane delle centinaia di fabbriche di mattoni illegali che circondano la città. Molti erano stati costruiti negli ultimi 5 anni per alimentare un’industria pesante e l’edilizia in forte espansione.

Commentando la sentenza della Corte e la decisione del governo di il applicarla immediatamente, il presidente della Bangladesh Brickfield Owners Association, Abu Bakar, aveva detto all’AFP che l’industria dei mattoni in Bangladesh impiega quasi un milione di persone, ammettendo però che «Quasi la metà delle 7.000 fornaci in tutto il Paese sono illegali». Il governo ha detto che le fornaci tossiche – legali e illegali –  devono essere tutte demolite entro il 2023 – 2024

Solo nel dicembre 2019 sono state abbattute almeno 25 fornaci illegali e secondo Rubina Ferdowshy, direttrice del dipartimento dell’ambiente, ha detto che «Le demolizioni hanno migliorato la qualità dell’aria di Dhaka, Ora siamo molto più in basso nella classifica delle città più inquinate». Infatti, nel 2020, la capitale del Bangladesh era calata del primo al 23esimo posto.

Ma la cosa non consola per nulla i lavoratori costretti ad abbandonare un lavoro terribile per tornare in villaggi dove la fame e l’erosione costiera causata dall’innalzamento del livello del mare sono ancora più terribili.

La soluzione a questo ciclo infernale di illegalità e sfruttamento che producono lo stesso inquinamento che provoca il riscaldamento globale e uccide gli stessi lavoratori e lavoratrici fuggiti dai villaggi per guadagnare qualche rupia potrebbe essere un nuovo mattone realizzato con rifiuti industriali che potrebbe avere un impatto ambientale positivo e creare “lavori puliti” in Bangladesh e altrove.

IL mattone realizzato esclusivamente con scarti industriali ha il potenziale per sostituire i tradizionali blocchi di argilla e cemento. La sperimentazione è stata condotta dal Manower Sadique della School of civil engineering and built environment della Liverpool John Moores University e da Sadiqul Islam della Chittagong University of Engineering & Technology (CUET) che confermano che «Il nuovo mattone è equivalente in forza, robustezza e durata alla varietà in argilla e cemento. E’ anche un mattone crudo, il che significa enormi risparmi di carbone e legname, riducendo sia l’inquinamento atmosferico che la creazione di carbonio».

Mentre in Bangladesh si sta cercando di produrre mattoni più “verdi”, vengono ancora utilizzati in gran parte mattoni fatti con l’argilla, la cui estrazione in grandi quantità accelera l’essiccazione dei terreni e danneggia l’agricoltura. Invece, spiegano alla Liverpool John Moores University, «Questo nuovo mattone utilizza zero risorse primarie e mostra tutte le proprietà di un mattone convenzionale.

Sadique  sottolinea che «Non richiede fuoco o addirittura nessuna polimerizzazione in acqua. E’ pronto per essere utilizzato solo dopo 7 giorni di essiccature all’aria» E Islam aggiunge che «Può essere prodotto in serie molto rapidamente e la nuova tecnologia è qualcosa che i piccoli produttori e le piccole e medie imprese possono installare molto facilmente».

Alla CUET e stato realizzato un mini-prototipo in grado di produrre 20 mattoni in soli 15 minuti utilizzando solo due persone.

La nuova tecnologia, finanziata dal Global Challenges Research Fund, è stata presentata il 5 luglio all’Institute of Engineers, Bangladesh (IEB) di Chittagong e all’UK Institution of Civil Engineers (ICE) Bangladesh Chapter, alla presenza di rappresentanti del governo del Bangladesh, politici e industriali del settore.

Nashid Islam, presidente dell’ICE Bangladesh Chapter e direttore dell’ABC Ltd, ha definito  la tecnologia «Ispiratrice” in un momento in cui il Bangladesh è alla disperata ricerca di alternative come questa rispettose dell’ambiente, a breve e medio termine».