I cambiamenti stagionali e le fonti delle microplastiche oceaniche (VIDEO)

I satelliti rivelano fluttuazioni nel Great Pacific Garbage Patch e rilasci dal fiume Yangtze. Ma potrebbero essere anche i tensioattivi

[14 Giugno 2021]

Si stima che ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrino nell’oceano che la maggior parte venga degradata in microplastiche dall’azione del sole e delle onde. Particelle che possono essere portate a centinaia o migliaia di miglia di distanza dal punto in cui hanno fatto il loro ingresso in mare. Nessuno sa ancora quali possono essere i reali effetti sulla vita e gli ecosistemi marini, quel che è certo è che rintracciare e ripulire questo inquinamento è estremamente difficile.

Ora lo studio  “Towards the Detection and Imaging of Ocean Microplastics with a Spaceborne Radar”, pubblicato su IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing da Madeline Evans e Chistopher Ruf dell’università del Michigan ha sviluppato un nuovo modo per individuare le microplastiche oceaniche in tutto il mondo e seguirle nel tempo, fornendo una cronologia giornaliera di dove entrano nell’acqua, come si spostano e dove tendono a raccogliersi.

L’approccio si basa sul Cyclone Global Navigation Satellite System (CYGNSS) un sistema di 8 microsatelliti lanciato nel 2016 per monitorare il tempo atmosferico vicino al centro dei grandi sistemi di tempeste e rafforzare le previsioni sulla loro gravità. Ruf guida la missione CYGNSS e due ricercatori sottolineano che «Può fornire una visione globale o ingrandire piccole aree per avere un’immagine ad alta risoluzione dei rilasci di microplastiche da un’unica posizione».

Una tecnica che rappresenta un importante miglioramento rispetto agli attuali metodi di tracciamento, che si basano soprattutto su rapporti di spedizioni scientifiche che pescano plancton a strascico che raccolgono microplastiche insieme alle loro catture. Ruf, a capo di CYGNSS, sottolinea che «Siamo ancora all’inizio del processo di ricerca, ma spero che questo possa far parte di un cambiamento fondamentale nel modo in cui tracciamo e gestiamo l’inquinamento da microplastiche».

Le loro prime osservazioni pubblicate nello studio sono rivelatrici: all’università del Michigan dicono che «Il team ha scoperto che le concentrazioni globali di microplastiche tendono a variare in base alla stagione, con un picco nell’Atlantico settentrionale e nel Pacifico durante i mesi estivi dell’emisfero settentrionale. Giugno e luglio, ad esempio, sono i mesi di punta per il Great Pacific Garbage Patch, una zona di convergenza nel Pacifico settentrionale dove la microplastica si accumula in quantità enormi. Le concentrazioni nell’emisfero australe raggiungono il picco durante i mesi estivi di gennaio e febbraio. Le concentrazioni tendono ad essere più basse durante l’inverno, probabilmente a causa di una combinazione di correnti più forti che rompono i pennacchi di microplastica e un aumento della miscelazione verticale che li spinge ulteriormente sotto la superficie dell’acqua».

I dati hanno anche mostrato diversi brevi picchi nella concentrazione di microplastiche alla foce del fiume Yangtze, da tempo sospettato di essere una delle maggiori fonti di immissione di microplastica in mare.

Ruf evidenzia che «Una cosa è sospettare una fonte di inquinamento da microplastiche, ma un’altra è vederlo accadere. I dati sulle microplastiche disponibili in passato erano così scarsi, solo brevi istantanee non ripetibili».

I ricercatori hanno prodotto video che mostrano le concentrazioni di microplastiche in tutto il mondo. Spesso le aree di accumulo sono dovute alle correnti  locali prevalenti e alle zone di convergenza, con il Pacific Garbage Patch che ne è l’esempio più estremo.

Ruf aggiunge che «Questo che rende degni di nota i pennacchi delle principali foci dei fiumi è che sono una fonte nell’oceano, al contrario dei luoghi in cui le microplastiche tendono ad accumularsi. Queste informazioni potrebbero aiutare le organizzazioni che ripuliscono le microplastiche a dispiegare navi e altre risorse in modo più efficiente».

I ricercatori dell’università del Michigan sono già in trattative con The Ocean Cleanup, l’ONG olandese che si occupa di ripulire gli oceani dalla plastica , per lavorare insieme per convalidare i risultati iniziali del team e dicono che «I dati single-point release possono essere utili anche all’agenzia delle Nazioni Unite Unesco, che ha sponsorizzato una task force per trovare nuovi modi per tracciare il rilascio di microplastiche nelle acque del mondo».

Ruf soiega anche perché gli è venuta l’idea di utilizzare i dati esistenti di CYGNSS per tracciare il movimento delle microplastiche in mare: «Stavamo prendendo queste misurazioni radar della rugosità superficiale e le usavamo per misurare la velocità del vento, e sapevamo che la presenza di materiale nell’acqua altera la sua reattività all’ambiente. Così ho avuto l’idea di fare tutto al contrario, usando i cambiamenti nella reattività per prevedere la presenza di cose nell’acqua».

Utilizzando misurazioni indipendenti della velocità del vento della Noaa, il team ha cercato luoghi in cui l’oceano sembrava meno agitato di quanto avrebbe dovuto essere data la velocità del vento. Poi i due ricercatori hanno confrontato quelle aree con le osservazioni reali dei pescherecci a strascico di plancton e dei modelli delle correnti oceaniche che prevedono la migrazione della microplastica. Hanno scoperto un’alta correlazione tra le aree più lisce e quelle con più microplastiche.

Ma il team di Ruf  conclude avvertendo che «I cambiamenti nella rugosità dell’oceano potrebbero non essere causati direttamente dalle microplastiche, ma invece dai tensioattivi, una famiglia di composti oleosi o saponosi che abbassano la tensione superficiale sulla superficie di un liquido. I tensioattivi tendono ad accompagnare le microplastiche nell’oceano, sia perché vengono spesso rilasciati insieme alle microplastiche sia perché si spostano e si raccolgono in modi simili una volta che sono in acqua».

Videogallery

  • CYGNSS detection of global ocean microplastic concentration

  • CYGNSS detection of South China Sea microplastic concentration