I blue jeans inquinano laghi e fiumi dell’emisfero nord?

Microfibre dei blue jeans rilevate nei Grandi Laghi e fino all'arcipelago artico canadese

[8 Settembre 2020]

Secondo il nuovo studio “The Widespread Environmental Footprint of Indigo Denim Microfibers from Blue Jeans”, pubblicato recentemente su Environmental Science & Technology Letters da un team di ricercatori canadesi, lavare i nostri blue jeans potrebbe contribuire all’inquinamento di laghi e fiumi.

I ricercatori dell’università di Toronto che hanno guidato il team di ricerca dicono di aver rilevato microfibre legate ai blue jeans in ambienti acquatici che vanno dai laghi suburbani poco profondi dell’Ontario meridionale, ai Grandi Laghi e fino all’arcipelago artico.

I loro risultati suggeriscono che «tra il 12 e il 23% delle microfibre nei sedimenti campionati potrebbe essere identificato come indigo denim».

Come spiegava già nel 2016 Rachel Kaufman su Smithsonian magazine, «Ogni volta che un capo di abbigliamento viene lavato, piccoli pezzetti sfocati si staccano e fuoriescono con il lavaggio. Queste “microfibre”, minuscoli fili di materiale organico o sintetico lunghi meno di cinque millimetri, fluiscono con le acque reflue nei nostri fiumi, oceani e ambienti. Insieme alle microplastiche – piccolissimi pezzi di plastica – questi minuscoli pezzi del nostro ambiente artificiale stanno rapidamente diventando una delle fonti di inquinamento più diffuse nei nostri oceani».

Le microplastiche sono state trovate nel suolo, sulle cime di remote montagne, nell’aerosol della brezza oceanica, e nelle tazze fumanti di tè. Ora il nuovo studio dimostra che anche gli indistruttibili blue jeans rilasciano microparticelle.

Uno degli autori dello studio, Sam Athey, del Department of Earth sciences dell’università di Toronto, sottolinea che «Sono necessarie ulteriori indagini per comprendere l’impatto delle microfibre legate al denim sulla fauna marina».

Ma un’altra autrice, Miriam Diamond, fa notare che «La presenza di queste particelle prodotte dall’uomo in acque così lontane dalla maggior parte della popolazione che indossa jeans dovrebbe essere motivo di preoccupazione».

Gli scienziati canadesi sono stati ispirati a studiare le microfibre di blue jean durante la raccolta di campioni microscopici nell’arcipelago artico canadese e nei Grandi Laghi e la , Diamond ha raccontato a Gizmodo che  «Stranamente, riferivamo tutti di aver trovato fibre blu nei campioni. Ci siamo chiesti se queste fibre blu prevalenti potessero provenire dai blue jeans (che altro nei nostri guardaroba hanno così tante fibre blu?)».

E’ così che i ricercatori hanno scoperto che un paio di jeans usati può rilasciare circa 56.000 microfibre per lavaggio. Uno studio del 2016 ha rilevato che la metà dei can adesi indossano i jeans quasi ogni giorno e che il canadese medio lava i jeans dopo solo due utilizzi e  i ricercatori suggeriscono che a chi piace indossare blue jeans farebbe bene a seguire le raccomandazioni dei produttori di abbigliamento e a cercare di usurarli il più possibile prima di metterli in lavatrice.

Commentando i risultati della ricerca su New Scientist, Caroline Gauchotte-Lindsay dell’università di Glasgow, che non ha partecipato allo studio, ha detto che «Sfortunatamente, i risultati non sono sorprendenti per gli scienziati ambientali; erano addirittura attesi. Questo studio è importante, perché prende in considerazione le microfibre naturali, principalmente il cotone, al contrario di quelle sintetiche».

In effetti, il team canadese ha scoperto che dai jeans si staccano circa 10 volte più microfibre rispetto a quelle rilasciate da una giacca in pile di poliestere dopo un ciclo di lavaggio.

Il nuovo studio ha esaminato campioni di sedimenti provenienti da laghi poco profondi vicino a Toronto, dai Grandi Laghi Huron e Ontario e dai profondi laghi. Per identificare le fibre di blue jean con il loro caratteristico colorante indaco e, per differenziare la «cellulosa modificata antropogenicamente» dei blue jeans da altri tessuti in poliestere o nylon, hanno utilizzato microscopi e la spettroscopia di scattering Raman. Le fibre di blue jean sono spuntate in enormi quantità in ogni campione, anche in quelli provenienti dalle più remote regioni dell’Artico. Parlando con Wired, Athey spiega che «Le nostre scoperte sono in linea con studi precedenti, che hanno dimostrato che le correnti oceaniche possono spostare le microfibre per distanze incredibilmente lunghe in tutto il pianeta. Questo suggerisce che siano finite lì attraverso processi di trasporto a lungo raggio. Che siano oceanici o atmosferici, non lo sappiamo esattamente.

La Diamond aggiunee: «Il fatto è che ci sono così tante persone sul pianeta, siamo semplicemente troppi. E penso che la cosa sorprendente sia quanto molti di noi indossano i jeans. Non è un atto d’accusa nei confronti dei jeans, voglio essere davvero chiara sul fatto che non stiamo attaccando i jeans. E’ solo un esempio davvero potente dell’impatto umano».

Commentado su Wired  i risultati dello studio, Marcus Eriksen co-fondatore di Leap Lab e direttore della ricerca e co-fondatore del 5 Gyres Institute ha detto che i suoi risultati «possono supportare un’altra teoria che i ricercatori hanno secondo cui l’Artico potrebbe essere un punto finale per le correnti sottomarine. «Quello che abbiamo è un nastro trasportatore per acque profonde, che prende i detriti che galleggiano in modo neutro in tutto il mondo e finisce nell’Artico. Ora stiamo trovando carichi di microplastiche davvero elevati nei sedimenti artici».