Gli pneumatici che finiscono in mare intrappolano i paguri eremita

Un nuovo e inaspettato tipo di "pesca fantasma" causata dai rifiuti umani

[28 Ottobre 2021]

Si stima che ogni anno nei 45 Paesi che hanno l’83,5% dei veicoli di tutto il mondo producano circa 29 milioni di tonnellate di pneumatici usati e che, sebbene circa il 90% degli penumatici usati venga riutilizzata per produrre energia o riciclata, una parte finisce   in discarica, creando seri rischi ambientali e per la salute, l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua. Ma gli pneumatici favoriscono anche il proliferare delle zanzare portatrici di diverse malattie infettive. Gli pneumatici usati possono finire anche nell’ambiente marino come parabordi da banchine e barche persi, da barriere di pneumatici artificiali mal progettate e discariche illegali e possono distruggere la vegetazione delle paludi salmastre e le barriere coralline quando vengono trascinarti dalle correnti o dalle onde. Ora il nuovo  studio “Marine-dumped waste tyres cause the ghost fishing of hermit crabs”, pubblicato su Royal Society Open Science  dai biologi giapponesi  Atsushi Sogabe e Kiichi Takatsuji dell’università di Hirosaki segnala «Un rischio ecologico trascurato per gli organismi marini degli pneumatici di scarto scaricati in mare».

La ricerca ha preso il via dopo che Sogabe nel giugno 2012,  mentre studiava i pesci ago nella baia di Mutsu in Giappone, ha notato un gran numero di gusci di gasteropodi all’interno di un pneumatico sul fondo del mare a 8 m di profondità. Alcuni di questi gusci erano occupati da paguri eremita. E i due ricercatori hanno ipotizzato che, a causa della parete interna concava dello pneumatico, questi crostacei non potessero fuggire dalla ruota una volta finiti a suo interno e che sarebbero morti.

Poi si è presentata loro l’opportunità di condurre esperimenti sul campo e in acquario per verificare questa ipotesi e hanno posizionato 6 pneumatici sul fondo del mare per 1 anno per monitorare il numero di paguri che vi entravano e rilasciando i paguri all’interno di uno pneumatico in un acquario per accertare la loro capacità di fuga. In un solo anno, i ricercatori hanno contato 1.278 paguri rimasti imprigionati all’interno dei 6 pneumatici posti sul fondo del mare. Presumibilmente, se i ricercatori non fossero intervenuti, quasi tutti questi animali sarebbero morti all’interno delle gomme.

Il secondo esperimento è stato condotto in laboratorio ed è stato progettato per testare in condizioni controllate le capacità dei paguri eremita di scappare dall’interno di un normale pneumatico per auto. I ricercatori hanno affondato uno pneumatico all’interno di un grande acquario e poi hanno rilasciato gruppi di dieci paguri alla volta all’interno o all’esterno del pneumatico e hanno aspettato 18 ore per capire cosa succedeva: su 120 paguri di due specie diverse, 19 sono riusciti a strisciare all’interno del pneumatico e nessuno è scappato.

Grazie a questi due esperimenti, i ricercatori hanno dimostrato che i paguri sono in difficoltà quando finiscono negli pneumatici sommersi e che «Questa forma di inquinamento marino ha il potenziale per danneggiare una parte importante di molti ecosistemi oceanici».

Altre ricerche in passato hanno già dimostrato che i paguri eremita sono vulnerabili alle tentazioni di strisciare all’interno di rifiuti dall’aspetto accogliente: nel 2020 lo studio “Entrapment in plastic debris endangers hermit crabs”, pubblicato sul Journal of Hazardous Materials da un team di riceratori australiani e olandesi aveva rivelato che in un anno più di mezzo milione di paguri sono rimasti intrappolati nei rifiuti spiaggiati sulle coste di tre isole tropicali, forse attratti dall’odore di queste tombe di plastica. Il recentissimo studio “Animal contests and microplastics: evidence of disrupted behaviour in hermit crabs Pagurus bernhardus”, pubblicato su Royal Society Open Science da un team di ricercatori della Queen’s University di Belfast ha evidenziato che la microplastica stravolge il comportameto riproduttivo dei paguri eremita.

I paguri vengo attratti dall’odore dei loro simili morti perché significa che si è liberato un guscio, quindi, se dei paguri muoiono di fame all’interno di una bottiglia di plastica o di uno pneumatico, diversi paguri alla ricerca di una nuova casa potrebbero in realtà incamminarsi verso la morte. Inoltre, come se non bastasse, secondo una ricerca presentata ad agosto da un team dell’università di Hull, i paguri eremita potrebbero essere “eccitati” da un additivo rilasciato dalla plastica nell’oceano: l’oleamide, un additivo plastico già noto per essere un feromone sessuale – o “stimolante” – per alcune specie marine come i gamberetti.

Ingrid Giskes, che dirige la ghost gear initiative di Ocean Conservancy, ha detto allo Smithsonian Magazine che «Questo crea uno sfortunato parallelo con ciò che può accadere con le nasse per granchi o aragoste abbandonate. Diventa un circolo vizioso in cui una trappola vuota diventa una trappola innescata e continua ad andare avanti. E le gomme sono così resistenti e difficili da degradarsi che teoricamente potrebbero continuare a farlo per decenni».

Attualmente nessuna prova dimostra che una qualsiasi delle oltre 800 specie conosciute di paguri sia in difficoltà a causa degli pneumatici, ma se il loro numero dovesse subire un calo nelle aree dove gli pneumatici e altre forme di inquinamento da plastica sono particolarmente comuni, probabilmente questo avrebbe conseguenze negative gli ecosistemi locali. Sogabe e Takatsuji spiegano che «L’impatto negativo degli pneumatici sui paguri è stato inaspettato e gli effetti della pesca fantasma sulle loro popolazioni e gli effetti a cascata che potrebbero avere sulle comunità costiere e sugli ecosistemi sono sconosciuti. Poiché i paguri sono importanti sia come prede che come spazzini e ingegneri ecosistemici, l’entità dell’effetto pesca fantasma che glii pneumatici possono avere su di loro e su altri benthos merita ulteriori studi».

Sogabe. Aggiunge, «I problemi ambientali identificati in questo studio potrebbero essere minori rispetto al riscaldamento globale e all’inquinamento degli oceani causato dalle microplastiche. Tuttavia, questo è un buon esempio di come il nostro comportamento casuale può avere un impatto negativo sulla fauna selvatica in modi inaspettati. Studi futuri su questo argomento potrebbero cercare di affinare la portata del problema valutando quanti pneumatici finiscono negli oceani del mondo e determinando dove potrebbero rivelarsi pericolosi per la fauna selvatica come i paguri».

Intervistata da Smithsonian Magazine, Jennifer Lavers, l’ecotossicologa marina dell’università della Tasmania principale autrice dello studio del 2020 sull’intrappolamento dei rifiuti nella plastica spiaggiata, conclude: «Gli pneumatici sono un altro esempio di un prodotto che la società umana sta producendo e scartando che ha un impatto negativo significativo. La mortalità calcolata dal nostro studio e la mortalità che questo articolo suggerisce, quando la si estrapola su scala globale, non sono numeri piccoli. E’ probabile che la produzione di plastica e pneumatici continui ad aumentare, il che potrebbe aumentare ulteriormente questi numeri in futuro».