Coca-Cola e Pepsi sono i peggiori inquinatori da plastica per il quarto anno consecutivo (VIDEO)

Unilever, sponsor della COP26 Unfccc, terzo peggior inquinatore di plastica al mondo

[27 Ottobre 2021]

Secondo il rapporto “BRANDED Volume IV:  Holding Corporations Accountable for the Plastic & Climate Crisis”, pubblicato da Break Free From Plastic, (BFFP), « Coca-Cola Company e PepsiCo si sono classificate come i principali inquinatori di plastica al mondo per il quarto anno consecutivo» e accusa anche le 10 multinazionali prime in classifica di essere anche «I principali inquinatori di plastica e di alimentare la crisi climatica . Oltre il 99% della plastica è costituito da combustibili fossili. Per “chiudere davvero il rubinetto” dell’inquinamento da plastica, le imprese devono smettere di produrre così tanta plastica e mantenere i combustibili fossili nel sottosuolo».

Ecco perché BFFP sta sfidando le grandi compagnie che alimentano sia l’inquinamento da plastica che la crisi climatica a rivelare, ridurre e riprogettare i loro prodotti ora. BRANDED Volume IV denuncia quali sono i peggiori inquinatori da plastica del mondo che «Continuano a produrre plastica nonostante il suo impatto dannoso sul clima, sul nostro ambiente e sul nostro futuro»

Il rapporto è una collaborazione tra i partecipanti a BFFP, i suoi alleati e gli 11.184 volontari che hanno pulito 440 spiagge in 45 Paesi, raccogliendo 330.493 pezzi di rifiuti di plastica, il 58% dei quali era contrassegnato da un chiaro marchio di prodotti di consumo. Ahmed Elhadj Taieb, ambasciatore della gioventù della BFFP e segretario generale di Youth for Climate Tunisia ha ricordato che «Le generazioni più giovani sono destinate ad ereditare le crisi climatiche e della plastica esacerbate da queste companies inquinanti che non hanno misure concrete e reali per evitare queste crisi. I piani di espansione dell’industria della plastica contribuiranno a bloccare il mondo in una catastrofica traiettoria ad alte emissioni, compromettendo le nostre possibilità di scendere al di sotto di 1,5 gradi centigradi. Non possiamo più continuare con il business-as-usual, quindi stiamo intervenendo per ritenere responsabili questi inquinatori aziendali».

Il Brand Audit di quest’anno ha rilevato quasi 20.000 prodotti a marchio Coca-Cola, che rappresentano più inquinamento rispetto agli altri due principali inquinatori messi insieme, come avviene ogni anno dal 2019. Per BFFP, «Questo suggerisce che l’impegno di Coca-Cola a raccogliere una bottiglia per ogni venduta sta avendo scarso impatto sull’inquinamento da plastica dell’azienda». Anche PepsiCo, nonostante i recenti impegni volontari, resta uno dei primi tre inquinatori di plastica per il terzo anno consecutivo.   Break Free From Plastic evidenzia che «Dato l’enorme volume di inquinamento da plastica marchiato PepsiCo che viene raccolto in tutto il mondo, per dimezzare l’uso di plastica vergine entro il 2030, PepsiCo dovrà fare un passaggio più ambizioso ai contenitori riutilizzabili per scendere in classifica.

Per la prima volta da quando sono iniziati gli audit globali del marchio nel 2018, Unilever è diventata il terzo  principale inquinatore da plastica proprio nello stesso anno in cui  è il maggiore sponsor della 26esima conferenza delle parti sul clima dell’Onu (CPO26 Unfccc) che inizia il 31 ottobre a Glasgow. BFFP, fa notare: «Dato che il 99% della plastica è costituito da combustibili fossili e che le compagnie dei combustibili fossili stanno attivamente spostando la loro attenzione sulla plastica come crescente fonte di reddito, il ruolo di Unilever nella COP26 è particolarmente offensivo. Tutte queste imprese stanno contribuendo in modo significativo sia alla crisi climatica che alla crisi dell’inquinamento da plastica».

Le altre multinazionali presenti nella top ten dell’inquinatori da plastica sono: Nestlé, Procter & Gamble. Mondelez International, Phlip Morris, Danone, Mars e Colgate -Palmolive
Abigail Aguilar, coordinatrice regionale campagna plastica di  Greenpeace Southeast Asia, ha commentato: «Non è sorprendente vedere gli stessi grandi marchi dei principali inquinatori di plastica del mondo per 4 anni consecutivi. Queste companies affermano di affrontare la crisi della plastica, eppure continuano a investire in false soluzioni collaborando con le compagnie petrolifere per produrre ancora più plastica. Per fermare questo casino e combattere il cambiamento climatico, multinazionali come Coca-Cola, PepsiCo e Unilever devono porre fine alla loro dipendenza dagli imballaggi di plastica monouso e abbandonare i combustibili fossili».

Emma Priestland, coordinatrice Global Corporate Campaigns di Break Free From Plastic, ha aggiunto: «Le principali corporations mondiali che inquinano con la plastica affermano di lavorare duramente per risolvere l’inquinamento da plastica, ma invece continuano a scaricare imballaggi di plastica monouso dannosi. Non possiamo continuare a fare affidamento sui combustibili fossili, compresa la quantità significativa di combustibili fossili che sono o saranno trasformati in plastica. I beni di largo consumo devono rivelare l’estensione della loro impronta di plastica, ridurla in modo significativo fissando e implementando obiettivi ambiziosi e reinventare i loro imballaggi perché siano riutilizzabili e privi di plastica. Coca-Cola, PepsiCo e Unilever dovrebbero essere all’avanguardia nella ricerca di soluzioni reali».

Recenti studi hanno rivelato anche che le principali companies dietro la crisi dell’inquinamento da plastica stanno contribuendo alla crisi climatica. Marchi di beni di consumo come Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé, Mondelēz, Danone, Unilever, Colgate Palmolive, Procter & Gamble e Mars, acquistano tutti imballaggi da produttori riforniti con resina plastica da note aziende petrolchimiche come Aramco, Total, Exxon e Shell.

Neil Tangri, direttore scientifico e politico di GAIA , ha ribadito che «Nonostante le loro promesse di fare meglio, le settsse coroporations inquinatrici fanno anno dopo anno la lista di audit del marchio. E’ chiaro che non possiamo fare affidamento su queste aziende per fare la cosa giusta. E’ tempo che i governi si facciano avanti e adottino politiche per ridurre gli sprechi e responsabilizzare i produttori. Ridurre la produzione di plastica è l’unico modo sicuro per ridurre l’inquinamento da plastica, ma la nostra analisi dei  nationally determined contributions (NDC) dell’Accordo di Parigi dimostra che pochissimi Paesi si sono impegnati seriamente a farlo. Gli attuali investimenti nella produzione di plastica espansa significano che la plastica assorbirà fino al 13% del budget di carbonio per fernarsi a +1,5° C entro il 2050. Se i leader mondiali non intraprendono azioni coraggiose per ridurre la produzione di plastica, non c’è modo di raggiungere gli 1,5° C e per puntare ed evitare la catastrofe climatica».

Quasi 300 organizzazioni in 76 paesi hanno firmato una lettera aperta ai delegati della COP26 chiedendo un passaggio dall’estrazione di combustibili fossili e dalla produzione di plastica e un investimento in alternative a zero rifiuti di plastica.

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  • Youth Leaders Reveal the #BrandAudit2021 Top Corporate Plastic Polluters