Legge di Bilancio 2020. Liberi e mobili: «Accelerare verso una mobilità a emissioni zero»

Le proposte di Legambiente su mobilità e trasporto

[24 Settembre 2019]

Oggi, in vista della prossima legge di Bilancio, Legambiente ha presentato “Liberi e Mobili” le sue proposte in materia di mobilità e di trasporto: dieci punti nei quali l’associazione ambientalista spiega come «Premiare subito la mobilità “per tutti” e chi inquina di meno e tagliare i sussidi dannosi per l’ambiente»

Secondo il Cigno Verde, «Rimodulare le tasse in proporzione all’inquinamento prodotto è l’unico modo corretto di ridurle. Serve una rimodulazione delle accise sui carburanti fossili e della tassa circolazione. Ma non solo».

Il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, ha ricordato che «Accelerare il cambiamento nella mobilità è decisivo nella battaglia del clima  Per questo chiediamo al nuovo governo di essere coerente con gli impegni presi in queste settimane e di dare subito un segnale chiaro ai cittadini, ai sindaci e al sistema delle imprese. I provvedimenti che verranno approvati nei prossimi mesi, dal decreto Clima alla legge di Bilancio, dovranno definire la traiettoria delle scelte indispensabili a rilanciare il trasporto pubblico nel nostro Paese, a rendere sempre più competitiva la mobilità elettrica, a superare le barriere che ancora oggi incontra la micro-mobilità a emissioni zero nel circolare all’interno delle città».

Andrea Poggio, responsabile mobilità e stili di vita di Legambiente, ha aggiunto: «Anche l’anno scorso abbiamo presentato le nostre proposte alla legge di Bilancio in materia di mobilità e trasporto ottenendo dei primi risultati, tra cui il bonus-malus auto e moto elettriche, gli incentivi per le ricariche private e la sperimentazione sulla micro-mobilità elettrica. Ora dobbiamo andare avanti, e per questo presentiamo 10 proposte per accelerare la transizione a partire dalla legge di Bilancio, e in parallelo chiediamo anche di correggere il tiro su alcuni provvedimenti. Sulla micro-mobilità elettrica chiediamo al Ministero dei trasporti di semplificare gli adempimenti comunali equiparando le norme alle bici e definendo in modo univoco aree e modalità di circolazione, sino alla regolamentazione definitiva nel codice della strada. Oggi solo una quindicina di città sono riuscite a regolamentare la sperimentazioni, in tutti gli altri Comuni è il far west e alcuni cittadini che giravano con i monopattini elettrici hanno avuto multe di migliaia di euro».

Tra i principi che guidano le proposte, il fatto che rientri tra i compiti dello Stato assicurare l’accesso ai servizi e ai mezzi utili alla mobilità, efficienti, economici, sicuri e possibilmente a emissioni zero o quasi. Ecco i dieci punti del documento:

1 Rottamazione: Un bonus di duemila euro per chi rottama la vecchia auto (mille per moto e ciclomotore), anche senza l’acquisto di un nuovo mezzo elettrico, spendibile in due anni per abbonamenti al trasporto pubblico, servizi sharing mobility, taxi e acquisto di veicoli elettrici leggeri. Il bonus rottamazione è così accessibile a tutti e non solo a chi può acquistare auto o moto elettriche nuove. La proposta fissa il tetto di spesa a 500 milioni di euro, limitando per il 2020 l’incentivo alle città metropolitane e con più di 30mila abitanti, affidato ai comuni in proporzione al parco circolante.

2 Welfare mobilità: Sostegno alla mobilità pendolare sostenibile finanziato da aziende e enti pubblici per dipendenti e famigliari: fino a mille euro a dipendente all’anno (esente IRPEF), per l’acquisto di abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility cittadino e utilizzi a carico del dipendente di veicoli in flotte aziendali in corporate sharing. Oggi la misura è valida solo per il TPL e la ferrovia, anche interregionale, ma coinvolge solo qualche decina di migliaia di lavoratori. La spesa stimata è di 10 milioni di euro, da coprire con un modesto aumento delle accise sul gasolio.

3 Sharing mobility: Come per i biglietti dei mezzi pubblici, IVA al 10% per la sharing mobility, compresi fino al 2021 i veicoli con motori a combustione interna. Per i veicoli aziendali elettrici usati anche in condivisione per gli spostamenti privati dei dipendenti, si prevede anche la deducibilità totale dell’acquisto o del noleggio a lungo termine. La stima delle mancate entrate è di 6 milioni di euro all’anno, da coprire con un modesto aumento delle accise sul gasolio.

4 “Bonus” elettrico: Incentivo, pari al 20% del prezzo e fino a un massimo di tre mila euro, per l’acquisto di mezzi elettrici leggeri (dall’e-bike al quadriciclo). Anche senza la rottamazione di un veicolo a motore a combustione interna, come avviene già oggi per le auto elettriche e quelle ibride plug-in. Rimane di quattromila euro l’incentivo per le auto elettriche, ma si propone di non incentivare più le plug-in. Le entrate e le uscite rimangono quelle già previste nella legge di Bilancio 2019 per la parte auto, mentre per la misura aggiuntiva si stima un costo in mancate entrate di circa 15 milioni di euro, da compensare con l’avanzo 2019 del bonus moto e la disponibilità residua della differenza bonus-malus auto 2019.

5 Iva mezzi elettrici e rigenerazione Bus: IVA al 10% per l’acquisto di mezzi elettrici per trasporto pubblico, condiviso (sharing mobility pubblica e di comunità, anche corporate) e noleggi. Si propone il lancio di una nuova filiera industriale: la rigenerazione di autobus e mezzi speciali elettrici. Spesa e copertura per il 2020 stanno nella previsione di spesa pluriennale del piano nazionale per il trasporto pubblico.

6 Costo elettricità per la mobilità: Nessuna accisa per l’energia elettrica per la ricarica dei veicoli in ambito pubblico o privato. Inoltre, gli Stati membri dell’Ue hanno facoltà, concordandolo con la Commissione, di ridurre gli oneri di rete per l’elettricità usata per i mezzi elettrici pubblici e la mobilità condivisa. La misura è già stata studiata da Arera (Autorità energia) e può trovare copertura nella bolletta elettrica.

7 No tasse per rinnovabili e no sussidi olio di palma: Nessuna accisa per i biocarburanti “avanzati” e abolizione dal 1 gennaio 2021 dei sussidi all’olio di palma (e derivati) e all’olio di soia, e progressivamente dal 2025 a tutti i biocarburanti “non avanzati”. Abolire le accise sui biocarburanti avanzati non rappresenta solo un lieve aggravio per lo Stato perché riguarda al momento meno di 50 mila tonnellate equivalente petrolio. Si tratta di togliere dalla contabilità l’olio di palma e quello di soia.

8 Rimodulazione accise carburanti: Riduzione della sperequazione tra accise sui carburanti, cercando di diminuire la sproporzione tra l’inquinamento prodotto e i vantaggi fiscali: riduzione delle accise sulla benzina di 7 centesimi al litro, aumento di 3 centesimi al litro per il gasolio e di 3 centesimi sul GPL e metano. La rimodulazione delle accise sui carburanti vale oltre un miliardo di euro, ma genera un aumento del gettito per lo stato di appena 300 milioni, da usare a sostegno di altre forme di mobilità, come la proposta 1 sulla rottamazione.

9 Sussidi autotrasporto e trasporto aereo: Eliminazione dei sussidi all’autotrasporto per i camion Euro3 e destinazione del medesimo importo all’incentivo per la loro sostituzione con mezzi nuovi a gas naturale liquefatto (GNL), nella prospettiva del bio-GNL con biometano avanzato, quindi esente accise. Anche gli aerei e le navi, oggi a zero accise, devono cominciare a pagare; se non è possibile già dal 2020 per i necessari tempi di accordo europei, la proposta è di introdurre una tassa portuale o aeroportuale provvisoria per ogni atterraggio e decollo in scali nazionali.

10 Smart city: Nei trasferimenti delle risorse statali ai Comuni, privilegiare i piani (per esempio PUMS, PAES) con obiettivi sfidanti, basse emissioni, elettrificazione del trasporto, quartieri “car free” e ridisegno dello spazio pubblico. I trasferimenti potrebbero essere vincolati a obiettivi di sostenibilità. La spesa stimata è di 60 milioni di euro in più all’anno, da coprire con un modesto aumento delle accise sul gasolio.