Autostrade e infrastrutture in Emilia Romagna, forse il vento sta cambiando

Legambiente: Un passo importante della Giunta: continui e resistere al Partito del cemento

[28 Settembre 2015]

Dopo le scelte simboliche come quelle fatte dal Comune di San Lazzaro, le recenti dichiarazioni della Regione mostrano che il vento sta cambiando in Emilia-Romagna: non prevale più solo il verbo dei grandi gruppi di costruttori intriso di calce e cemento.

Le parole di novità dell’assessore regionale a trasporti e infrastrutture, Raffaele Donini, segnano certamente uno spartiacque: per la prima volta in sedi istituzionali e riunioni ufficiali si comincia a ventilare la cancellazione di opere altamente impattanti.

Accogliamo con favore le linee programmatiche annunciate, con la cancellazione di due tratte autostradali, la E55 Romea e il secondo lotto Tibre, a favore degli investimenti ferroviari.

Certo la scelta di fatto recepisce il cambio generale delle condizioni economiche e politiche, togliendo due opere che da tempo ormai apparivano mere chimere. Ma certo la Regione fa scelta netta e di coerenza di pronunciare la parola fine, anziché proseguire il consueto gioco di tenere in vita qualsiasi infrastruttura.

Gli attacchi di oggi da parte del mondo economico e dei più miopi politici locali (in modo bipartisan e trasversale), attestano che c’è un atto di coraggio della Giunta. E Legambiente non può che supportare a pieno la scelta, che va nella direzione delle sfide poste dal cambiamento climatico, che impongono la necessità di ridurre emissioni inquinanti e preservare il suolo, per il benessere futuro dei cittadini e dell’ambiente.

Il partito del cemento si è già scatenato e farà sentire tutta la sua forza. Confidiamo che la discussione rimanga nelle sedi istituzionali deputate, e crediamo opportuno che si aprano confronti appositi e mirati per i territori di Parma e Ravenna, per ripensare i modelli di sviluppo.

Su Ravenna, ricordiamo quello che l’associazione ha sempre detto, e cioè che i problemi dell’accesso al porto e della sicurezza sulla Romea hanno altre soluzioni rispetto a quella ridicola dell’autostrada: l’adeguamento della viabilità esistente (a cominciare da una tangenziale impercorribile, con incroci a raso), la messa in sicurezza, e il potenziamento del ferro.

Nel parmense è più urgente avviare la discussione poiché – saltando il secondo lotto della Tibre – diventa ancora più assurdo aprire i cantieri del primo lotto: 10 km da Ponte Taro a Trecasali, un’autostrada che da sempre è chiaro terminerà in aperta campagna. Lo chiediamo al di là delle oggettive ragioni di impedimento, tuttora irrisolte, che contrastano con il progetto esecutivo del 1° lotto e che sono già oggetto di una risoluzione consigliare che arriverà in aula. Si ragioni invece e finalmente di come convertire le risorse sul potenziamento della Tibre ferroviaria, come da tempo chiediamo assieme al cartello di movimenti e associazioni ambientaliste e sindaci del territorio che si battono per preservare la Food Valley.

Nell’anno di Expo sarebbe infatti bello aspettarsi da politici e mondo economico parmense uno sforzo a difesa della propria agricoltura di qualità

Legambiente Emilia Romagna