Migranti: la Cambogia dice no a nuovi rifugiati dal campo di detenzione australiano

Flop del programma di reinsediamento Australiano: 28,56 milioni di dollari per 4 profughi

[1 Settembre 2015]

Per risolvere il problema dei migranti, profughi e richiedenti asilo, in Italia qualcuno fa l’esempio della “civile” Australia, che blocca in mare i barconi e deporta i migranti nell’Isola stato di Nauru o in Papua Nuova Guinea, peccato che si tratti di luoghi che sembrano lager, gestiti da milizie private e dove le violenze sono all’ordine del giorno. Ma a gettare acqua sul fuoco dell’entusiasmo di chi vuole adottare una politica migratoria “australiana” è arrivata la decisione della Cambogia che il 31 agosto ha annunciato che non intende accettare altri rifugiati provenienti da un centro di detenzione di Nauru, scardinando così un accordo con l’Australia e dando un duro colpo al controverso programma di reinsediamento, criticato dall’Onu e dalle associazioni che difendono i diritti umani, che prevede di “ri-esportare” i rifugiati politici in Paesi autoritari e corrotti come la Cambogia o in isole lager dove vivono da prigionieri in campi recintati e con le torrette di guardia, luoghi isolari dal mondo che somigliano ad Auschwitz  tropicali.

Il governo liberaldemocratico australiano, proseguendo e inasprendo una politica avviata dai laburisti, ha promesso di fermare i richiedenti asilo che, partendo dall’Indonesia e dal lontanissimo Sri Lanka, cercano di approdare sulle sue coste, invece i barconi vengono intercettati e i migranti vengono portati nei campi di detenzione in Papua Nuova Guinea e a Nauru. Ma questi campi stanno per esplodere e così nel settembre 2014 Australia e Cambogia si sono accordate per trasferire in Cambogia, in cambio di aiuti australiani, alcuni rifugiati del campo di Nauru, ma ​​da allora sono arrivati solo 4 rifugiati.

Il portavoce del ministero degli interni cambogiano, il generale Khieu Sopheak, ha detto alla Reuters: «Non abbiamo in programma di ricevere altri profughi da Nauru. Con l’attuale  situazione che abbiamo nel nostro Paese, non possiamo riceverne centinaia o migliaia,  meno ne riceviamo, meglio è».

La ministra degli esteri australiano Julie Bishop, nega che l’accordo sia naufragato : «La Cambogia si è impegnata per una soluzione regionale e si è impegnata attraverso un protocollo d’intesa con il governo australiano a reinsediare alcuni richiedenti asilo che sono veri rifugiati – ha detto in una conferenza stampa a  Sydney – E vogliono sfruttare le competenze dei lavoratori stranieri e, in questo modo, possono reinsediare le persone in Cambogia e contribuire a rafforzare il loro PIL».

Ipotesi ardita e che svela due contraddizioni: la  ministra degli esteri australiano ammette che si tratta di «veri rifugiati» e non solo di profughi economici, come afferma la destra australiana, e si dice convinta che un Paese poverissimo come la Cambogia, dove le multinazionali – anche australiane – sfruttano manodopera a bassissimo costo con la complicità del governo, possa far spazio a professionalità delle quali l’Australia si priverebbe.

L’accordo formato un anno fa prevedeva che la Cambogia ottenga 40 milioni di dollari australiani (28,56 milioni di dollari) di aiuti in più, indipendentemente dal numero di richiedenti asilo attualmente confinati a Naurù che si sposteranno nel Paese del sudest asiatico.

Le Ong che si occupano di diritti umani hanno più volte condannato l’Australia per aver cercato di reinsediare i rifugiati in Paesi più poveri come la Cambogia, dove la violazioni dei diritti umani e dei lavoratori è quotidiana e che ha un’economia che è meno dell’1% di quella della ricchissima Australia.

Visto il clamoroso flop dell’accordo, il ministro ombra per l’immigrazione del Partito Laburista Australiano, Richard Marles, ha definito l’accordo con la Cambogia «Uno scherzo costoso». infatti, per ora i 28,56 milioni di dollari sono serviti ad ospitare 3 iraniani e un Rohingya (la minoranza musulmana del Myanmar perseguitata dai buddisti), in una villa a Phnom Penh messa a disposizione dall’International Organization for Migration (Iom) e finanziata dall’Australia. L’Iom si è rifiutata di commentare la dichiarazione del governo cambogiano, dicendo che i 4 profughi continuano la loro formazione linguistica e l’orientamento culturale e che bisogna rispettare la loro  privacy.

Il ministro dell’Immigrazione australiano, Peter Dutton, ha detto che si aspetta che  il governo cambogiano onori l’accordo: «Ci sono altre persone a Nauru che ora sono pronte ad andare in Cambogia e per questo stiamo lavorando sui dettagli con i funzionari».

Fino ad ora i 4 richiedenti asilo trasferiti in Cambogia sono probabilmente i profughi più costosi del mondo, ma la vicenda dimostra che il cosiddetto “modello australiano” fa acqua da tutte le parti, che costruire lager su isole amiche in Stati sussidiari dell’Australia non funziona e che trasferirli in Stati autoritari, instabili e  inaffidabili è costoso ed espone a figuracce internazionali.

Eppure è quello che vorrebbero fare molti di quelli che in Italia pensano di poter fermare i profughi sul bagnasciuga libico o trasferirli in campi profughi lager come quelli di Nauru, ma costruiti in isole come Pianosa…