Venezia, troppi rifiuti nei canali: uno ogni 13 metri (FOTOGALLERY)

Campagna Don’t Waste Venice di Legambiente e Ispra. Troppa plastica nell’Adriatico

[25 Giugno 2015]

Sono i contenitori per bevande e alimenti e i frammenti di polistirolo i rifiuti galleggianti più numerosi e diffusi trovati nella prima giornata della campagna Don’t Waste Venice, ideata nell’ambito del progetto europeo di ricerca DeFishGear e realizzata grazie alla collaborazione tra l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – Struttura Tecnico Scientifica di Chioggia, Legambiente Veneto ed il circolo di Legambiente Venezia. «Più di 500 rifiuti galleggianti nei 7 chilometri percorsi, prevalentemente di plastica (87% di cui 17% polistirolo) – spiega Goletta Verde in un comunicato –  I contenitori di liquidi (bottiglie, tetrapak ecc.) rappresentano più del 25% del totale. Molto diffusi anche i frammenti di plastica e polistirolo (16%) e parti di imballaggi (12%). Mozziconi, pacchetti di sigarette e accendini costituiscono il 9% degli oggetti trovati, e non mancano sacchetti pieni e vuoti di immondizie (6%)».

Quello che emerge dall’analisi preliminare del monitoraggio, svolto nei canali della Giudecca il 22 giugno,  è uno scenario preoccupante per la città lagunare più bella e famosa del mondo che sembra assediata dai rifiuti del turismo di massa mal gestiti, ancora peggio smaltiti e soprattutto non riciclati ed avviati al recupero ed al riuso di materia.

Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto, ha sottolineato che «Il marine litter è un problema troppo spesso sottovalutato per una città come Venezia il cui rapporto con l’acqua è emblematico e dove la grande affluenza turistica e le difficoltà logistiche di fronte alle quali si trovano la municipalità e i cittadini nel gestire i rifiuti urbani rende tutto più complesso. Proprio per questo la campagna Don’t Waste Venice si pone come obiettivo non solo quello di monitorare i rifiuti galleggianti nei canali, ma di coinvolgere cittadini e turisti nella loro riduzione tramite alcune semplici buone pratiche. È ovviamente necessario che anche l’amministrazione comunale affronti finalmente la gestione e la raccolta dei rifiuti con formule innovative, al passo con i tempi e delle richieste che arrivano dalla popolazione».

Un problema del quale si occupa uno degli undici descrittori della “Strategia Marina” dell’Unione europea che ha l’obiettivo, dopo aver raccolto i dati relativi a quantità e tipologia di rifiuti nell’ecosistema marino e costiero, di intraprendere azioni di prevenzione e riduzione, per raggiungere il “buono stato ecologico” entro il 2020. L’indagine svolta da Goletta Verde nell’estate 2014, con 87 ore di osservazione di rifiuti galleggianti nei mari italiani e 1.700 km di mare monitorati, e il 90% erano rifiuti di plastiche, mettendo ancora una volta in risalto lo spreco di una risorsa trasformata in pericolo. Il mare con la “zuppa” di rifiuti più densa è risultato proprio l’Adriatico con 27 rifiuti galleggianti ogni km2 di mare. E non sono solo le attività “terrestri” responsabili di questo: «l’Adriatico si distingue anche per la quantità di rifiuti plastici derivanti dalla pesca – dicono a Legambiente – il 20%, considerando reti e polistirolo galleggiante, frammenti o intere cassette che si usano per contenere il pescato, percentuale che viene superata solo dalle buste pari al 41% e dai frammenti di plastica al 22%. Indagine che sarà ripetuta anche quest’anno da Goletta Verde durante i due mesi di navigazione per i mari italiani».

La gravità del problema è confermata anche dal monitoraggio dei dati sui  che giacciono sul fondale dell’Adriatico realizzato, sempre nell’ambito del progetto DeFishGear, dai ricercatori dell’Ispra nell’autunno 2014. Il monitoraggio è stato realizzato con il motopeschereccio Jolly della marineria di Chioggia, equipaggiato con una rete per la pesca a strascico e 16 “cale” in un’area di circa 5.000 km2  tra il delta del Po e Caorle e «I dati preliminari evidenziano una densità media di più di 700 rifiuti per km2, con una densità in peso per km2 di circa 100 kgAnche sul fondo del mare la plastica rappresenta la stragrande maggioranza dei rifiuti ritrovati sui fondali (ben il 92%), mentre la restante parte è suddivisa tra metalli (3%), gomma (3%) e tessile (2%)».

Il responsabile Ispra per il progetto DeFishGear, Tomaso Fortibuoni,  conclude: «Grazie al progetto DeFishGear stiamo ottenendo finalmente una prima fotografia del problema dei rifiuti marini in Adriatico e intraprendendo delle attività per contribuire a risolverlo. Siamo ad esempio riusciti a portare a Chioggia, attraverso un progetto pilota, la pratica nota in Europa come Fishing for Litter, la pesca dei rifiuti. Si tratta di un’attività di mitigazione dell’impatto dei rifiuti in mare praticata con successo in Nord Europa da diversi anni, ma che in Italia stenta a realizzarsi. Alla sua base vi è una idea molto semplice: mettere i pescatori nella condizione di portare a terra e smaltire gratuitamente i rifiuti che pescano accidentalmente durante la loro normale attività».