Smog killer in India: targhe alterne e scuole chiuse a Delhi

La tempesta perfetta delle polveri sottili: agricoltura, inquinamento, cambiamento climatico e geografia

[4 Novembre 2019]

Da oggi e fino al 15 novembre, nella capitale indiana New Delhi sono scattate le targhe altere per cercare di combatte ulteriormente i pericolosissimi livelli di inquinamento e lo smog che avvelena la megalopoli. A giorni alterni potranno circolare solo auto con le targhe pari o con le targhe dispari. Si tratta probabilmente dell’ennesima mossa disperata, visto un sistema del genere era già stato utilizzato in precedenza, ma nessuno si è premurato di sapere se la misura avesse effettivamente aiutato a ridurre l’inquinamento.

Il livello di particolato PM2.5 a Delhi supera di oltre dieci volte i limiti di sicurezza, ma gli esperti non ritengono che siano le auto la principale causa dell’aria tossica di Delhi, puntano invece sulle stoppie bruciate dagli agricoltori degli Stati indiani vicini per ripulire i campi dopo i raccolti.

Inoltre, già ad agosto un rapporto di Greenpeace aveva rivelato che l’India è il più grande emettitore di biossido di zolfo (SO29 al mondo, con oltre il 15% di tutti gli hotspot antropogenici di SO2 rilevati dall’Ozone Monitoring Instrument della Nasa e che «Quasi tutte queste emissioni in India sono dovute alla combustione del carbone» nelle centrali elettriche e in altri impianti industriali. Altre fonti di emissioni di SO2 includono processi come l’estrazione di metalli, i vetusti trasporti ferroviari indiani, i trasporti marittimi e anche veicoli che bruciano carburante con un alto contenuto di zolfo, insieme a fonti naturali come i vulcani.

La sanità pubblica di Delhi ha chiesto ai cittadini di restare in casa e di astenersi dal fare qualsiasi attività fisica, avvertendo che milioni di persone sono a rischio di malattie respiratorie. Le scuole sono chiuse fino a domani, ma la chiusura potrebbe essere prolungata fino a venerdì poiché si prevede che anche nei prossimi giorni l’intera area metropolitana sarà soffocata da una spessa coltre di smog. Il primo novembre nelle scuole sono state consegnate 5 milioni di mascherine antismog ed è stata dichiarata l’emergenza sanitaria pubblica.

Per un certo periodo il livello di PM2.5 – aveva raggiunto un livello superiore di 7 volte a quello della capitale cinese Pechino, che negli ultimi anni ha affrontato problemi di inquinamento simili, ma che rischiano di sembrare paradisiaci rispetto al cocktail di veleni che si respira a Dehli. Il ministero della salute indiano ha ammesso che nella capitale non ci sono abbastanza centraline da potere avere abbastanza dati per registrare accuratamente i livelli di inquinamento. E a concluso che quello in atto è «Un disastro».

Il Chief Minister di Delhi, Arvind Kejriwal, ha detto che il sistema il sistema delle targhe alterne terrà fuori dalle strade migliaia di automobili e che chi non osserverà il divieto verrà multato per 4.000 rupie (50,71 euro) il doppio della sanzione pagata negli anni precedenti. Saranno esentate anche le donne che guidano da sole. A differenza delle targhe alterne sperimentate nel 2016 e nel 2017, questa volta le restrizioni – in vigore dalle 8,00 alle 20,00 dal lunedì al sabato ma non la domenica – si applicheranno anche alle auto provenienti da fuori città. e anche a quelle a metano. Ne saranno esenti solo i veicoli elettrici. Potranno viaggiare con le targhe di ogni numerazione solo i trasporti pubblici, i veicoli di emergenza, i taxi e le due ruote.

Ma gli esperti dicono che le emissioni dei veicoli sono solo uno dei numerosi fattori che hanno trasformato la capitale indiana in quella che Kejriwal. ha definito «Una camera a gas» e che in questo periodo dell’anno a incidere sono soprattutto le stoppie bruciate che, insieme all’inquinamento urbano, creano un cocktail letale di particolato – anidride carbonica, biossido di azoto e anidride solforosa – che è stato peggiorato dai fuochi d’artificio sparati in grandissima quantità una settimana fa durante il festival indù di Diwali. A queste vanno aggiunte le emissioni dell’edilizia e dell’industria.

Ed è proprio l’individuazione delle cause dello smog venefico che ha scatenato una vera e propria rissa politica tra i governi statali e federali, con Kejriwal che ha invitato i confinanti Stati limitrofi del Punjab e dell’Haryana a vietare la combustione delle colture e il ministro federale dell’ambiente Prakash Javadekar ha accusare Kejriwal che è del Aam Aadmi Party di »politicizzare la questione» e di «dipingere i suoi vicini come cattivi». Kejriwal è rimasto uno dei pochi governatori a non appartenere al Bharatiya Janata Party al potere in india e il fatto che governi da anni la capitale è considerato praticamente un affronto dalla destra induista.

Mentre i politici litigano gli indiani comuni aspettano sperano che le piogge spazzino via gli inquinanti, cosa che non succederà almeno fino a giovedì. Come ha detto il climatologo Siddharth Singh, autore di The Great Smog of India, a BBC News, «L’aria di Delhi profuma di foglie bruciate. E’ fumosa, gli occhi prudono. Anche la gola è un po’ irritata. E ne risentono tutti».

In parte il motivo dello smog è da ricercare in un cambiamento nei cicli agricoli e di raccolta negli Stati del Punjab e Haryana che un decennio fa approvarono leggi identiche che puntavano a salvaguardare le falde acquifere, cosa che ha obbligato gli agricoltori a piantare il riso a metà giugno invece che a fine aprile, come avveniva prima, questo per consentire loro di sfruttare le piogge monsoniche per far crescere un raccolto fortemente dipendente dall’acqua. Il ritardo nel ciclo della semina ha comportato un ritardo anche nel ciclo del raccolto e ora gli agricoltori ora hanno molto meno tempo per preparare i loro campi al prossimo ciclo colturale e bruciare le stoppie è un modo economico ed efficace per ripulire il terreno. Sfortunatamente, questo ha coinciso con un cambiamento dei modelli dei venti che spirano su Delhi e sul resto dell’India settentrionale. Uno studio pubblicato a luglio dalla Cornell University spiega che «La tempesta perfetta di queste situazioni durante novembre ha creato concentrazioni atmosferiche più elevate di quasi il 30% di polveri sottili».

Ad avvelenare Delhi ci si mette anche la geografia: la metropoli è lontana dal mare e sorge su una pianura con alle spalle l’Himalaya. Il traffico che la paralizza è solo la ciliegina avvelenata su questa torta tossica.

Sunil Dahiya, responsabile delle campagne di Greenpeace India, conclude: «L’inquinamento atmosferico e l’emergenza climatica condividono la stessa soluzione. I governi di tutto il mondo devono dire ai loro cittadini di smettere di investire nei combustibili fossili e di passare a fonti di energia più sicure e sostenibili».