Qualità dell’aria, la risposta degli ecosistemi. L’azoto il principale nemico (VIDEO)

La siccità tra i fenomeni da monitorare. 10 nuovi siti nella Rete NEC Italia per aumentare la rappresentatività e testare nuovi indicatori dell’impatto dell’inquinamento

[23 Marzo 2023]

La Rete NEC è lo strumento con cui la Direttiva Europea 2016/2284 (NEC) monitora gli effetti dell’inquinamento atmosferico su alcuni tipi di ecosistemi terrestri e acquatici, con l’obiettivo di controllare gli effetti delle emissioni di alcuni inquinanti e, secondo quanto emerge dai primi studi svolti in Italia nell’ambito del progetto “Monitoring system to Detect the Effects of Reduced pollutants emissions resulting from NEC Directive” (LIFE MODERn – NEC), «L’azoto è il nemico numero 1 degli ecosistemi forestali e di acqua dolce». Fra i primi effetti rilevati dalle ricerche condotte dai partners del progetto che hanno indagato gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui siti della Rete NEC Italia ci sono: acidificazione, impoverimento del suolo e inquinamento delle acque superficiali e profonde.

I participanti al LIFE MODERn (’Arma dei Carabinieri – Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari CUFAA, CNR, CREA, ENEA, Legambiente, TerraData srl environmetric, università di Camerino e università di Firenze) ricordano che «L’inquinamento atmosferico, già riconosciuto come un grave problema in città per la salute dei cittadini, ha effetti anche su ecosistemi forestali e acquatici situati in ambienti remoti».  Il progetto ha rilevato e studiato le conseguenze sullo stato di salute degli alberi in foresta, sulle specie vegetali del sottobosco, sul suolo, sugli equilibri microbiologici nelle acque di fiumi e laghi e complessivamente sull’integrità di aree forestali importanti dal punto di vista paesaggistico e naturale. La ricerca conferma che «La modifica degli equilibri di questi ecosistemi comporta, a sua volta, un rischio per la salute umana e la biodiversità, soprattutto a causa dell’effetto inquinante dell’azoto nelle acque superficiali. Le principali cause della presenza di azoto sono le attività antropiche e in particolare l’attività agricola, la zootecnia e l’industria. Sebbene le deposizioni di nitrato siano diminuite negli ultimi 20 anni, mentre quelle di ammonio, derivanti dalle attività agricole e zootecniche, siano rimaste pressoché costanti, ampie zone dell’Italia del nord sono sottoposte alla deposizione dall’atmosfera di forme inquinanti di azoto (nitrato e ammonio) in quantità tra le più alte in Europa. Elevati valori di deposizioni azotate si concentrano sulla Pianura Padana, e si estendono fino all’arco alpino: azoto ed altri inquinanti atmosferici possono infatti essere trasportati dalle masse d’aria per decine o centinaia di km, raggiungendo anche aree remote».

Del monitoraggio dello stato di salute delle foreste e delle acque dolci, gli impatti dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana e sugli ecosistemi naturali e l’importanza della Direttiva NEC se ne è discusso al convegno tenutosi oggi a Roma nell’ambito della prima conferenza nazionale LIFE MODERn (NEC) e  il  project leader, il colonnello Giancarlo Papitto dell’Arma dei Carabinieri, ha sottolineato che «Si celebra oggi la Giornata Mondiale della Meteorologia per ricordare il contributo essenziale dei Servizi Meteorologici ed Idrologici nazionali alla sicurezza e al benessere della società. Sicurezza e benessere sono fortemente connessi al clima e al cambiamento climatico globale il quale, con incisività ed evidenza sempre maggiori, fa percepire i propri effetti sulla vita e sulla quotidianità di tutti noi e fa temere per la sussistenza delle generazioni future. Gli inquinanti prodotti da trasporti, industria, agricoltura ed allevamenti intensivi si spostano insieme alle grandi masse d’aria raggiungendo territori distanti anche migliaia di km dal luogo di emissione, andando ad impattare anche sugli ambienti remoti più fragili. Il progetto LIFE MODERn(NEC) nasce dalla volontà di indagare ulteriormente l’impatto che l’inquinamento atmosferico ha sugli ecosistemi forestali e sulle acque dolci, soprattutto in alcune aree sensibili del Paese, per rispondere agli obblighi posti dalla Direttiva europea National Emission Ceiling (NEC). Con l’iniziativa di oggi si vuole incoraggiare lo sforzo multidisciplinare di tutti: scienziati, giornalisti e cittadini, per far crescere la consapevolezza sul tema degli effetti nocivi dell’inquinamento dell’aria sugli esseri viventi».

Legambiente evidenzia che «Gli effetti delle deposizioni inquinanti sono visibili sugli alberi e sul suolo, dove si ha un effetto di acidificazione che minaccia la loro fertilità futura e dal quale il nitrato (parte di questo azoto) può essere trasmesso alle falde acquifere e alle acque superficiali (laghi, fiumi, torrenti). D’altro canto, il numero di specie vegetali di sottobosco sembra non variare nel tempo rispetto alle deposizioni, suggerendo che gli indicatori classici legati alla ricchezza specifica siano poco sensibili nel rilevare possibili effetti sulla diversità vegetale; è necessario quindi aumentare lo sforzo di monitoraggio e testare nuovi indicatori che diano maggiori informazioni di carattere qualitativo-funzionale. Inoltre, sulle acque superficiali l’azoto come agente acidificante può provocare effetti negativi sulle specie vegetali e animali più sensibili mentre, come nutriente in quantità eccessive, può avere effetti eutrofizzanti e comportare un peggioramento della qualità delle acque. Nonostante la riduzione delle deposizioni, è ancora possibile osservare episodi di acidificazione in particolari momenti come il disgelo e nelle precipitazioni particolarmente intense. Le foreste, che forniscono servizi ecosistemici essenziali, come il controllo dell’erosione del suolo e la regimazione dell’acqua, sono minacciate sempre più frequentemente da siccità, ondate di calore e altre anomalie climatiche e ambientali».

Problemi enfatizzati dai cambiamenti climatici: la siccità, sempre più grave nel nostro Paese, sarà uno dei fenomeni maggiormente indagati grazie all’ampliamento della Rete NEC Italia con ulteriori 10 siti identificati dal progetto.  Attualmente la Rete è composta da 10 siti, 6 ecosistemi forestali e 4 di acqua dolce. A questi, grazie agli studi portati avanti dal progetto, vanno ad aggiungersi 6 siti acquatici e 4 ecosistemi forestali con l’obiettivo di integrare un maggior numero di tipologie di foreste, laghi e corsi d’acqua e rendere più completo il quadro conoscitivo di questi ambienti in Italia. Per quello che riguarda gli ecosistemi acquatici, la scelta dei nuovi siti porterà all’introduzione di sistemi rappresentativi della realtà Appenninica e delle Alpi Orientali, ampliando il quadro del monitoraggio che oggi viene svolto soltanto su siti rappresentativi delle Alpi Occidentali. Con l’aumento degli ecosistemi terrestri monitorati sarà possibile studiare gli effetti dell’inquinamento atmosferico su boschi planiziari, in foreste mediterranee, tra cui le leccete finora non incluse nella Rete di monitoraggio.

Per migliorare il sistema di monitoraggio, oltre all’introduzione di nuovi siti, sono stati individuati nuovi indicatori che permetteranno di seguire più efficacemente gli effetti dell’inquinamento atmosferico, valutandone anche l’impatto sulla biodiversità.

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