Processo Eternit bis: Stephan Schmidheiny condannato a 12 anni di reclusione

Legambiente: «La sentenza restituisce al territorio casalese, e all’Italia tutta, un rinnovato senso di giustizia»

[8 Giugno 2023]

Al termine di oltre 7 ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise di Novara ha condannato a 12 anni di reclusione l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny per omicidio colposo aggravato. Chmidheiny è stato condannato anche alla pena accessoria di 5 anni di interdizione ai pubblici uffici. Il risarcimento totale fissato dalla Corte è di oltre 86 milioni di euro. Schmidheiny era accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone decedute per amianto a Casale Monferrato e dintorni. L’imprenditore aveva gestito lo stabilimento Eternit di Casale dal 1976 al 1986.

In una dichiarazione congiunta, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, e Vittorio Giordano, presidente del Circolo Legambiente “Verdeblu” di Casale Monferrato, sottolineano che «Finalmente il responsabile della strage silenziosa consumatasi per decenni a Casale Monferrato ha ufficialmente un nome e cognome  La sentenza restituisce al territorio casalese, e all’Italia tutta, un rinnovato senso di giustizia dal quale ripartire con maggior serenità per completare il percorso di bonifica e cura di un territorio che ancora sta facendo i conti con gli effetti nefasti dell’inquinamento da amianto e dove ogni anno ancora si ammalano oltre 50 persone. Legambiente ed AFEVA (Associazione Familiari e Vittime Amianto) hanno seguito tutte le udienze del processo, non possiamo che esprimere soddisfazione per essere arrivati ad una sentenza in cui si stabiliscono precise responsabilità».

E sul sito internet dell’AFEVA, Silvana Mossano scrive che Chmidheiny è stato «Condannato per omicidio colposo con l’aggravante della previsione, cioè con colpa cosciente» evidenziando che «I giudici hanno riconosciuto e affermato la penale responsabilità dell’imputato per buona parte delle 392 vittime elencate nel capo di imputazione, ma riconoscendo un elemento psicologico diverso da quello con cui Schmidheiny era stato portato in giudizio: è stato, cioè, riqualificato il reato da omicidio volontario con dolo eventuale (contestato dalla procura) a omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente. Questa riformulazione del reato ha comportato, come automatica conseguenza, che una parte dei casi di morte presenti nel capo d’accusa risultino prescritti. I giudici hanno poi assolto l’imputato per un numero contenuto di vittime: nelle motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro novanta giorni, se ne comprenderà la spiegazione, che potrebbe essere riconducibile a diagnosi incerte o a tempi di esposizione imprecisati. Ciò che, però, è importante è il principio sancito dal verdetto: cioè che un torto è stato commesso nei confronti della collettività casalese e che qualcuno lo ha compiuto. La Corte d’Assise di Novara ha decretato che questo qualcuno è Stephan Schmidheiny. La sua responsabilità riguarda sia gli ex lavoratori sia i cittadini vittime di esposizione ambientale».

La Mossano sottolinea che «L’impianto accusatorio ha tenuto. E’ importante che abbia retto la tesi della procura secondo cui non conta soltanto la prima esposizione, ma hanno rilevanza anche le dosi aggiuntive ai fini di un’anticipazione della malattia e della morte».

La Corte ha riconosciuto alle parti civili il diritto ai risarcimenti da perseguire in separate cause civili, ma ha già anche deciso di assegnare diverse provvisionali, tra cui 50 milioni al Comune di Casale, 30 milioni alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e 500 mila euro all’AFEVA.