PFAS: nella zona rossa diffusa contaminazione negli alimenti coltivati

Greenpeace e Mamme No PFAS: «Inaccettabile inerzia della Regione Veneto»

[20 Settembre 2021]

Oggi le Mamme NO PFAS e Greenpeace hanno diffuso il report “PFAS negli alimenti che contiene i risultati dei monitoraggi fatti dalla Regione Veneto sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) negli alimenti di origine vegetale e animale coltivati in zona rossa, l’area del Veneto più contaminata da queste sostanze chimiche pericolose.

Greenpeace Italia spiega che «Si tratta di dati georeferenziati e mai diffusi in forma integrale dalle autorità competenti, ottenuti dalle Mamme NO PFAS e da Greenpeace dopo una lunga battaglia legale nei confronti della Regione, che per anni ha negato l’accesso ai dati. Dalle elaborazioni emergono molte criticità: numerosi alimenti risultano infatti contaminati non solo per la presenza di PFOA e PFOS, ma anche per tanti altri composti di più recente applicazione industriale».

Mamme NO PFAS e Greenpeace denunciano che «Nonostante i valori allarmanti, dal 2017 la Regione Veneto non ha effettuato ulteriori monitoraggi né intrapreso azioni risolutive per azzerare l’inquinamento e ridurre, almeno progressivamente, la contaminazione delle acque non destinate all’uso potabile. Inoltre, per quanto è noto, risulta che la Regione ha finora ignorato il rischio per l’intera comunità nazionale e non solo, visto che alcuni di questi alimenti potrebbero essere venduti anche all’estero. Si tratta di mancanze intollerabili: chi è responsabile della salute pubblica ha il dovere di fare tutto il possibile per affrontare concretamente un problema sanitario così rilevante. Nonostante nel 2020 l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) abbia ridotto di più di quattro volte il limite massimo tollerabile di PSAS che possono essere assunti attraverso la dieta, la Regione non ha effettuato nuove valutazioni né messo in atto azioni concrete per tutelare la popolazione e le filiere agroalimentari e zootecniche. A ciò si aggiungono alcuni limiti sul monitoraggio dell’area geografica monitorata, che non include la zona arancione e altre aree toccate dalla contaminazione, nonché l’insufficienza di analisi su importanti produzioni diffuse nelle zone interessate: spinaci e radicchio (un solo campionamento effettuato), kiwi, meloni, angurie, cereali (è stato analizzato solo un campione di farro), soia e mele».

Greenpeace e le Mamme NO PFAS chiedono alla Regione Veneto di «Avviare al più presto un nuovo monitoraggio sugli alimenti prodotti in area rossa e arancione e, partendo dai dati del 2017, di adottare misure urgenti per ridurre i rischi per la salute delle persone. Infine, considerando che la valutazione degli effetti sanitari dei valori di contaminazione diffusi oggi è molto complessa».

Greenpeace e Mamme NO PFAS  concludono con un appello alla comunità scientifica «affinché analizzi l’intero set di dati, che può essere richiesto a Greenpeace e a Mamme NO PFAS per condurre un’analisi approfondita sui possibili rischi per la salute».