«Chiediamo chiarezza e impegni concreti per assicurare le prestazioni sanitarie per il dosaggio dei PFAS nel sangue ai cittadini contaminati»

PFAS e diritti non garantiti in Veneto

Greenpeace, Legambiente, Pfas.Land, mamme No Pfas e comitati scrivono all’assessore regionale e al ministro

[6 Febbraio 2020]

Dopo le recenti dichiarazioni del commissario straordinario per l’emergenza Pfas, Nicola Dell’Acqua, per il quale «La falda contaminata da Pfas è ormai tutta compromessa e troppo inquinata, non può essere ripulita», Greenpeace, Legambiente, redazione Pfas.Land, mamme No Pfas, associazioni e comitati territoriali delle zone contaminate, con una richiesta di chiarimenti urgenti indirizzata all’assessore alla sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin e per conoscenza al ministro della salute Roberto Speranza ed ai presidenti delle Province di Padova, Rovigo Verona e Vicenza, lanciano un nuovo grido d’allarme per chiedere impegni concreti sul fronte sanitario e, in particolare, sul dosaggio dei Pfas nel sangue,

Da quel che risulta ai firmatari della richiesta, «Le popolazioni residenti in altre zone definite a rischio (zona arancio o di attenzione) sono attualmente escluse dalla possibilità di dosare i Pfas nel loro sangue e continuano ad emergere nuovi episodi di contaminazione da Pfas anche al di fuori delle zone direttamente interessate dall’inquinamento (vedi l’ultimo esempio legato alla contaminazione di alcuni pozzi in prossimità della discarica di Pescantina). Non è quindi da escludere che la contaminazione da Pfas possa aver raggiunto popolazioni residenti fuori dalle zone attualmente controllate, attraverso matrici alimentari inquinate o prodotte in zone contaminate, o mediante via aerea o per altre fonti di contaminazione. Da ricordare anche che esistono ancora acquedotti che forniscono acqua contenente pfas, seppur al di sotto dei limiti imposti con la dgr 1590/2017 della Regione Veneto, limiti che comunque, giova ricordarlo, non ne evitano la bioaccumulabilità nell’organismo».

Greenpeace, Legambiente, redazione Pfas.Land, Medicina Democratica, mamme no pfas – genitori attivi zone contaminate, Retegas vicentina, Pfas.land, Cillsa, comitato zero pfas Montagnana, comitato zero pfas agno-chiampo, comitato zero pfas Padova, Italia Nostra medio basso vicentino, ass.caracol olol jackson, movimento ambiente e vita (pescantina-verona) scrivono: «E’ da notare come laboratori, ospedali e dipartimenti di prevenzione Arpav e Ulss da noi interpellati escludano la possibilità di accedere alla prestazione, anche a pagamento, per chiunque non sia ricompreso nella zonizzazione decisa dal protocollo regionale. In aggiunta, da un rapido ulteriore censimento, risulta che nessun laboratorio né pubblico né privato nelle province interessate dall’inquinamento esegua l’analisi su richiesta di privati».

I firmatari della lettera ricordano all’assessore regionale, al ministro e agli amministratori locali che «La conoscenza del livello di contaminazione propria e dei propri figli in aree inquinate rappresenta un diritto inalienabile necessario alla Salute delle Persone e una precondizione alla prevenzione primaria. Oggi la conoscenza del livello di contaminazione da inquinanti ambientali e nella fattispecie da Pfas rappresenta un parametro indispensabile al corretto inquadramento causale della situazione clinica della persona da parte del Medico di Medicina Generale e/o del Medico Specialista per la Prevenzione, Diagnosi e Cura di determinate patologie. Per questo i cittadini meritano chiare risposte».

Associazioni e comitati concludono: «Vista la gravità e la sempre più certa ubiquità del problema, il rischio di essere inquinati dai Pfas aumenta. La popolazione, a partire da quella maggiormente esposta, merita chiarimenti e trasparenza. Il diritto alla salute e alle cure sanitarie è sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dovrebbe quindi essere garantito l’accesso alla prestazione sanitaria per il dosaggio dei PFAS nel sangue anche alla popolazione non ricompresa nel piano di sorveglianza sanitaria predisposto dalla Regione Veneto. Un diritto che attualmente sembra non garantito in Veneto e per il quale attendiamo risposte e chiarimenti al più presto».