L’inquinamento da ozono mette a rischio la produzione di legname in Italia

L’Italia è un hot spot per l’inquinamento da ozono, causato da elevate temperatura dell’aria e radiazione solare

[20 Aprile 2022]

Secondo lo studio “Economic impacts of ambient ozone pollution on wood production in Italy”, pubblicato su Nature Scientific Reports  da 10 ricercatori di ENEA, Cnr e Università di Firenze, «In Italia il valore economico delle foreste è calato del 10% a causa dell’inquinamento da ozono che ha determinato, di pari passo, una riduzione di oltre l’1% della superficie forestale destinata alla produzione di legname, con un danno potenziale che potrebbe arrivare fino a 2,85 miliardi di euro (circa 870 euro per ettaro)».

Lo studio, realizzato in collaborazione con l’azienda francese di servizi satellitari ARGANS,  evidenzia «Come una perdita di redditività economica possa portare, nel lungo periodo, anche a un progressivo abbandono delle aree forestali più esposte, con una serie di ripercussioni che hanno un impatto sui servizi ecosistemici».

Una delle autrici dello studio, Alessandra De Marco del Dipartimento ENEA sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, spiega che «L’ozono troposferico (O3) è un inquinante gassoso che ha effetti negativi sulla fotosintesi e, di conseguenza, sulla capacità di assorbimento dell’anidride carbonica da parte della vegetazione. A livello globale questo potrebbe determinare un aumento dei costi di riduzione dei gas serra fino a 4,5 trilioni di dollari al 2100».

Lo studio ha preso in esame come caso studio le foreste italiane perché più esposte ai gravi rischi da O3 rispetto a quelle dell’Europa del Nord, in quanto il clima più caldo stimola la formazione di questo gas.

L’Italia è un hot spot per l’inquinamento da ozono, causato da elevate temperatura dell’aria e radiazione solare, ma i ricercatori evidenziano che «I risultati sono stati significativamente differenti nelle diverse Regioni italiane:  la Sardegna è risultata la regione con la maggiore riduzione dell’area forestale redditizia, con una perdita di oltre 10mila ettari (- 6,2%), seguita da Calabria (-5.811 ettari, – 2,5%), Sicilia (-3.362 ettari, -3,1%), Toscana (-2.432 ettari, -0,4%) e Trentino-Alto Adige (-2.319 ettari, -1,4%). Ma a subire le maggiori perdite economiche sono state Liguria (1.229 euro per ettaro), Campania (€628), Calabria (€568) e Lazio (€527)».

Secondo l’ottavo Censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, «In Italia la maggior parte della produzione di legname è rappresentata da legna da ardere con una produzione annua pari a circa 5,5 milioni di m3, seguita da paleria (0,8 milioni) e tondame per segherie e cartiere (0,9 milioni). A essere maggiormente colpite dall’inquinamento da ozono sono state soprattutto le produzioni di legna da ardere e paleria che hanno subito, in media, una perdita del 7,5% e del 7,4%, mentre il tondame ha registrato un calo inferiore intorno al 5%.  In Europa il settore del legname impiega 4,5 milioni di persone (dati 2018), mentre in Italia risultano attivi oltre 400mila addetti in circa 87mila aziende, con un fatturato totale di circa 35 miliardi di dollari a cui se ne aggiungono altri 21 miliardi circa relativi al settore dei mobili».

Un altro autore dello studio, Alessandro Anav del Laboratorio ENEA modellistica climatica e impatti, conclude: «Per la prima volta è stata fatta un’analisi economica che ha preso in considerazione la cosiddetta dose fitotossica di ozono, ossia la quantità di O3 assorbita dalle piante, durante la stagione di crescita, attraverso gli stomi presenti nelle foglie e negli aghi, considerata un indice migliore rispetto alla sola concentrazione di ozono nell’aria. Inoltre, abbiamo calcolato le perdite di biomassa con una risoluzione spaziale pari a 12 km2».