L’inquinamento acustico danneggia anche le praterie sottomarine di Posidonia (VIDEO)

Le piante sottomarine non hanno orecchie, ma i rumori artificiali causano gravi danni ad altre strutture

[28 Luglio 2021]

Dalle eliche di navi, pescherecci e barche da diporto, agli  airguns utilizzati per cercare petrolio e gas fino ai sonar militari, la specie umana sta sottoponendo l’oceano a una serie di rumori che le creature marine non avevano mai sentito prima. Come ricorda Hakai Magazine «Da anni gli scienziati sanno che l’inquinamento acustico generato dall’uomo può danneggiare gli animali marini, tra cui balene, pesci e capesante. Tuttavia, l’effetto dannoso dell’inquinamento acustico, a quanto pare, non è limitato agli animali con le orecchie, o addirittura solo a tutti gli animali».

Infatti, lo studio “Seagrass Posidonia is impaired by human-generated noise”, pubblicato recentemente su Communications Biology da un team di ricercatori catalani, spagnoli, francesi e dell’università di Padova (Steffen De Vrees) guidato dall’Universitat Politècnica de Catalunya · BarcelonaTech (UPC) rivela che «Esponendole a rumori di origine antropica, le praterie di Posidonia mostrano danni gravi e permanenti ai loro organi sensoriali, che ne minacciano la sopravvivenza».  Una scoperta non solo dimostra che le piante hanno la capacità fisiologica di percepire i suoni, ma rivela anche che le fonti di rumore normalmente presenti nell’oceano possono aiutare a ridurre le loro popolazioni.

All’UPC ricordano che «Negli ultimi cento anni sono state introdotte nell’ambiente marino molte fonti di rumore artificiale che hanno dimostrato di influenzare negativamente gli organismi marini. L’impatto critico che il rumore e altre forme di energia possono avere sull’equilibrio naturale degli oceani è stato poco studiato sotto molti aspetti. Molta attenzione è stata prestata alla determinazione della sensibilità al rumore di pesci e mammiferi marini, in particolare cetacei e pinnipedi, poiché sono noti per possedere organi uditivi», ma studi recenti dimostrano che anche cefalopodi, anemoni e meduse, sebbene non abbiano recettori uditivi simili, sono anche colpiti da suoni artificiali». I ricercatori evidenziano che  «Gli invertebrati marini, infatti, hanno organi sensoriali che consentono loro di mantenere l’equilibrio e di percepire la gravità nella colonna d’acqua. Ma, curiosamente, non un solo studio aveva ancora affrontato la sensibilità al rumore di organismi marini sessili, come piante o barriere coralline , la cui immobilità li rende altamente suscettibili agli effetti cronici, poiché queste specie hanno anche organi sensoriali specializzati nella gestione della gravità , indispensabili per trovare il lorosubstrato naturale».

L’attenzione del team di ricerca internazionale si è appuntata sulla Posidonia oceanica  perché «E’ già in uno stato di fragilità a causa delle minacce meccaniche umane dovute all’utilizzo massiccio degli ormeggi delle imbarcazioni da diporto, che sradicano queste singolari praterie marine. Le praterie marine sono considerate un equivalente delle foreste primarie in termini di funzioni ecologiche. Sono piante superiori adattate all’ambiente marino, che sviluppano ecosistemi vitali costituiti da antiche reti complesse, ancorate a fondali morbidi. Hanno un effetto significativo sia sulla biodiversità che sulle funzioni dell’ecosistema, riducono al minimo le forze idrodinamiche, influenzano le specie ospiti (invertebrati e pesci) e promuovono la crescita di microbiomi e batteri. Le praterie marine hanno grani di amido nelle radici che funzionano come gli statocisti degli invertebrati, organi sensoriali responsabili della rilevazione della gravità e dell’elaborazione delle vibrazioni sonore. Inoltre, i loro  fusti orizzontali, i rizomi, fungono da organi di immagazzinamento.

Il team condotto da Marta Solé, ricercatrice senior  al LAB dell’UPC, descrive i cambiamenti morfologici e ultrastrutturali nelle praterie marine dopo che sono state esposte a suoni in un ambiente controllato e sottolinea che «Questi cambiamenti sono nuovi nella patologia delle piante acquatiche. I suoni a bassa frequenza non solo provocano alterazioni negli statocisti della radice e del rizoma di Posidonia oceanica, ma i processi nutrizionali della pianta possono anche essere influenzati da una diminuzione del numero di grani di amido nel rizoma. Inoltre, è stata osservata la degradazione nei funghi simbionti specifici delle radici di Posidonia oceanica. I funghi migliorano lo stato nutrizionale della pianta (nutrizione minerale, assorbimento d’acqua) in cambio dell’ottenimento dalla posidonia del carbonio necessario alla sua crescita e riproduzione».
La sensibilità ai suoni artificiali di mostra come il rumore sottomarino possa potenzialmente influenzare la salute della Posidonia oceanic. «Inoltre – aggiungono i ricercatori – questa scoperta segnala la necessità di quantificare il contributo dell’aumento dell’inquinamento acustico oceanico alla riduzione delle popolazioni delle praterie marine e alla perdita di biodiversità in futuro».

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