L’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Europa

Per il solo 2019 l'Agenzia europea dell'ambiente documenta 307.000 decessi prematuri attribuiti al particolato fine, 40.400 al biossido di azoto e 16.800 all’ozono

[3 Febbraio 2022]

L’inquinamento atmosferico ha continuato a causare un significativo carico di morte prematura e malattie in Europa nel 2019. Un’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), mostra che il miglioramento della qualità dell’aria ai livelli recentemente raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) potrebbe prevenire più della metà dei decessi prematuri causati dall’esposizione a particolato fine.

L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte prematura e di malattie ed è il più grande rischio ambientale per la salute in Europa. Malattie cardiache e ictus sono le cause più comuni di decessi prematuri attribuibili all’inquinamento atmosferico, seguiti da malattie polmonari e cancro ai polmoni.

L’aggiornamento dell’EEA sull’impatto dell’inquinamento atmosferico nel 2019 stima i potenziali benefici per la salute derivanti dal raggiungimento degli standard di qualità dell’aria dell’UE e dei valori guida dell’OMS per le particelle sottili nell’aria ambiente. Valuta inoltre i progressi compiuti verso l’obiettivo sanitario del piano d’azione dell’UE per l’inquinamento zero. Infine, presenta le ultime stime degli impatti sulla salute dell’esposizione ai seguenti inquinanti atmosferici chiave: particolato fine, biossido di azoto e ozono.

Nel 2021, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato nuove linee guida sulla qualità dell’aria, aggiornando le linee guida sulla qualità dell’aria del 2005 sulla base di una revisione sistematica delle ultime prove scientifiche di come l’inquinamento atmosferico danneggia la salute umana.

Secondo l’EEA, nel 2019, l’inquinamento atmosferico ha continuato a provocare un significativo carico di morte prematura e malattie nei 27 Stati membri dell’UE: 307.000 decessi prematuri sono stati attribuiti all’esposizione cronica a particolato fine; 40.400 decessi prematuri sono stati attribuiti all’esposizione cronica al biossido di azoto; 16.800 decessi prematuri sono stati attribuiti all’esposizione acuta all’ozono. Le morti premature attribuite all’inquinamento atmosferico sono diminuite nel 2019 rispetto al 2018.

Rispettare gli standard UE e i livelli orientativi dell’OMS per le particelle sottili (PM2.5) nell’aria ambiente in tutta l’UE-27 nel 2019 avrebbe prodotto diversi potenziali benefici. Il raggiungimento dell’attuale valore limite annuale dell’UE per il PM2,5 di 25 µg/m3 avrebbe lasciato invariati i decessi prematuri nel 2019; l’obiettivo dell’OMS per il PM2,5 di 10 µg/m3 (linea guida OMS 2005) avrebbe ridotto di almeno il 21% i decessi prematuri correlati; e la nuova direttiva 2021 dell’OMS sulla qualità dell’aria per il PM2,5 di 5 µg/m3 avrebbe ridotto le morti premature correlate di almeno il 58%.

L’obiettivo del piano d’azione per l’inquinamento zero è ridurre il numero di decessi prematuri dovuti all’esposizione al particolato fine del 55% entro il 2030, rispetto al 2005. Sulla base della stima di 456.000 decessi prematuri attribuibili al particolato fine nel 2005, ciò equivarrebbe a ridurre di 250.800 il numero di decessi prematuri nell’UE.Rispetto al 2005, nel 2019 i decessi prematuri attribuiti all’esposizione a particolato fine sono diminuiti del 33% nell’UE-27. Se il tasso di riduzione dei decessi prematuri continua ad aumentare, si prevede che l’UE raggiungerà l’obiettivo del piano d’azione per l’inquinamento zero. Se la nuova linea guida dell’OMS sulla qualità dell’aria per il PM2,5 di 5 µg/m3 fosse stata raggiunta in tutta l’UE-27 nel 2019, ciò avrebbe già comportato una riduzione dei decessi prematuri di almeno il 72% rispetto ai livelli del 2005.

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com