Le foreste assorbono quasi la metà delle emissioni di CO2 della Cina
Un successo dell’enorme opera di rimboschimento che facilita l’obiettivo delle emissioni net-zero della Cina
[29 Ottobre 2020]
Secondo lo studio “Large Chinese land carbon sink estimated from atmospheric carbon dioxide data”, pubblicato su Nature da un team di ricercatori cinesi e britannici, «La vegetazione cinese riassorbe quasi la metà delle emissioni annuali stimate di anidride carbonica del paese», una percentuale molto più alta di quanto si pensasse in precedenza. Lo studio stima che, tra il 2010 e il 2016, i pozzi di CO2 cinesi, cioè la capacità del territorio di assorbire CO2 dall’atmosfera, abbiano stoccato circa il 45% delle emissioni della Repubblica Popolare.
Lo studio, durato 7 anni e condotto da ricercatori dell’Università di Edimburgo e dall’Accademia cinese delle scienze, fornisce anche una migliore comprensione dei flussi di CO2 in Cina, la quantità variabile di carbonio scambiata tra l’atmosfera e la terra.
All’università di Edimburgo ricordano che «Limitare l’aumento delle temperature globali medie si basa sulla riduzione delle emissioni e sulla rimozione di CO2 da parte dei pozzi dell Terra, che includono foreste, vegetazione e arbusti».
Per calcolare la dimensione e la posizione dei flussi stagionali di CO2. i ricercatori hanno analizzato i dati terrestri e satellitari di sei siti in tutta la Cina. Prima, in Cina le stazioni di monitoraggio della CO2 erano poche e lontane tra loro e gli esperti dicono che «Questo ha portato a grandi incertezze nelle stime del flusso di CO2 e ha ostacolato la valutazione degli sforzi della Cina per mitigare le emissioni di carbonio attraverso il rimboschimento». La situazione è cambiata quando l’Amministrazione meteorologica cinese ha iniziato a fare e raccogliere misurazioni frequenti della CO2 atmosferica. Il principale autore dello studio, Jing Wang dell’Institute of Atmospheric Physics dell’Accademia cinese delle scienze e che al momento dello studio era all’università di Edimburgo, ricorda che «La Cina è uno dei maggiori emettitori mondiali di CO2, ma quanto viene assorbito dalle sue foreste è molto incerto. Lavorando con i dati sulla CO2 raccolti dall’Amministrazione meteorologica cinese siamo stati in grado di individuare e quantificare la quantità di CO2 assorbita dalle foreste cinesi».
I nuovi dati, pubblicati su Nature, hanno rivelato un assorbimento di CO2 maggiore del previsto – e attivo tutto l’anno – nelle province sud-occidentali cinesi dello Yunnan, Guizhou e Guangxi. Il team di ricerca ha anche scoperto un grande pozzo di carbonio stagionale nel nord-est della Cina, in particolare nelle province di Heilongjiang e Jilin, che assorbe il carbonio durante la stagione di crescita e lo rilascia naturalmente durante il resto dell’anno. Nel loro insieme, queste aree rappresentano poco più del 35% dell’intero “serbatoio” di carbonio terrestre della Cina.
La biosfera terrestre nel sud-ovest della Cina, di gran lunga la più grande singola regione di assorbimento, rappresenta un pozzo di circa 0,35 petagrammi all’anno, che rappresenta il 31,5% del serbatoio di carbonio terrestre cinese. Un petagramma è un miliardo di tonnellate. La biosfera terrestre sulla Cina nord-orientale stagionale ha un saldo annuale netto è di circa -0,05 petagrammi, che rappresentano circa il 4,5% dei pozzi di carbonio terrestre cinese. « Per contestualizzare questi numeri – dice il team anglo-cinese – nel 2017 la Cina emetteva 2,67 petagrammi di carbonio come conseguenza dell’uso di combustibili fossili».
Shaun Quegan dell’università di Sheffield, che non è stato coinvolto nella ricerca ma che da anni studia il bilancio del carbonio della Terra , ha detto a BBC News che «L’estensione del pozzo nel nord-est non è una sorpresa, ma quello a sud-ovest sì». Ma ha anche avvertito che «La capacità delle nuove foreste di ridurre il carbonio diminuisce con il tempo man mano che diminuisce il tasso di crescita e i sistemi si spostano verso uno stato più stabile. Questo documento illustra chiaramente come più fonti di prova provenienti dai dati spaziali possono aumentare la nostra fiducia nelle stime del flusso di carbonio basate su dati sparsi al suolo sparsi. Questo è di buon auspicio per l’utilizzo della nuova generazione di sensori spaziali per aiutare gli sforzi delle nazioni a rispettare i loro impegni ai sensi dell’Accordo di Parigi».
Quegan è a capo della prossima missione europea Biomass, un veicolo spaziale radar che, quando sarà in orbita, “peserà” le foreste terrestri e sarà in grado di dire dove esattamente viene stoccato il carbonio, sia nei tronchi degli alberi, nel terreno o da qualche altra parte.
Ma nonostante tutte le precauzioni del caso, quel che è evidente è che l’eccezionale opera di rimboschimento fortemente voluta dal governo comunista cinese – negli ultimi decenni sono stati piantati miliardi di alberi per contrastare la desertificazione e la perdita di suolo e per creare grandi industrie del legno e della carta – ha avuto successo: negli ultimi 10-15 anni, le province cinesi hanno aumentato le loro aree forestali tra 0,04 e 0,39 milioni di ettari all’anno e le osservazioni satellitari mostrano un forte aumento della vegetazione durante il periodo di studio e che coincide con l’aumento dell’assorbimento di CO2 nelle regioni rimboschite.
Un pozzo di carbonio è una qualsiasi area naturale di stoccaggio, come le torbiere o le foreste, che assorbe più carbonio di quello che rilascia, riducendo così la concentrazione di CO2 nell’atmosfera. La Cina è la principale fonte mondiale di anidride carbonica antropica ed è responsabile di circa il 28% delle emissioni globali. Ma di recente ha dichiarato l’intenzione di raggiungere il picco delle emissioni di gas serra prima del 2030 e quindi di raggiungere la carbon neutrality entro il 2060. Come potrà riuscirci non è chiaro, ma dovrà inevitabilmente are forti tagli all’utilizzo di combustibili fossili e trovare il modo di estrarre il carbonio dall’atmosfera e stoccarlo da qualche parte.
Un co-autore dello studio, Yi Liu dell’Institute of Atmospheric Physics dell’Accademia cinese delle scienze, conferma che «Il raggiungimento dell’obiettivo net-zero della Cina entro il 2060, recentemente annunciato dal presidente cinese Xi Jinping, comporterà un enorme cambiamento nella produzione di energia e anche la crescita di pozzi di carbonio sostenibili. Le attività di imboschimento descritte in questo documento svolgeranno un ruolo nel raggiungimento di tale obiettivo».
Richard Black, direttore del think tank Energy and Climate Intelligence Unit che si occupa di cambiamenti climatici e questioni energetiche, ha commentato: «Con la Cina che definisce la sua ambizione per il net-zero, ovviamente è fondamentale conoscere le dimensioni del suo pozzo di carbonio nazionale, quindi questo è uno studio importante. Tuttavia, sebbene il pozzo forestale sia più grande di quanto si pensi, nessuno dovrebbe confonderlo come un modo per avere un “passaggio gratuito” per raggiungere il net-zero. Per prima cosa, l’assorbimento di carbonio sarà necessario per compensare le emissioni in corso di tutti i gas serra, non solo della CO2; secondo, il bilancio del carbonio delle foreste cinesi potrebbe essere compromesso dagli impatti dei cambiamenti climatici, come stiamo vedendo ora in luoghi come la California, l’Australia e la Russia».
I ricercatori cinesi e britannici hanno in programma di affinare i risultati ottenuti finora utilizzando più dati terrestri e satellitari per migliorare le stime dei flussi di CO2 e vogliono concentrarsi su aree più piccole, come le città.
Uno degli autori dello studio, Paul Palmer del National Centre for Earth Observation e della School of GeoSciences dell’università di Edimburgo, conclude: «Le dimensioni dei pozzi forestali potrebbero sorprendere le persone, ma l’ottimo accordo tra le misurazioni spaziali e in situ è motivo di fiducia. Le audaci affermazioni scientifiche devono essere supportate da enormi quantità di prove e questo è ciò che abbiamo fatto in questo studio. Abbiamo raccolto insieme una serie di prove basate sui dati terrestri e satellitari per formare una narrativa coerente e solida sul ciclo del carbonio cinese».