La tragedia mineraria di Brumadinho. Il Brasile tra lacrime di coccodrillo e fake news

Greenpeace e organizzazioni sociali: un crimine annunciato. E con Bolsonaro sarà peggio

[28 Gennaio 2019]

A Brumadinho, nel Minas Gerais, dove il 25 gennaio è crollata una diga di scorie minerarie che ha seminato morte e distruzione, Greenpeace Brasil e i movimenti sociali sono in prima linea per documentare la tragedia e rende giustizia alle persone e all’ambiente.

Intorno all’area devastata dalla valanga di fango  c’è un incessante movimento di persone che trasportano cibo, bottiglie d’acqua e generi di prima necessità e tra le famiglie dei  minatori superstiti il sentimento predominante è quello che si legge nelle scritte subito aparse sui muri: “Vale Assassina Recidente” (Vale assassina recidiva), “O lucro é o que Vale” (il lucro è quel cheVale); ” A Vale Mata!” (La Vale uccide). I volontari di Greenpeace descrivono una Brumadinho piena di «dolore, rivolta e speranza» e aggiungono: «Greenpeace è arrivata a Brumadinho il giorno dopo che la diga si è rotta per documentare la catastrofe e contribuire a garantire la trasparenza su ciò che sta accadendo qui. Siamo venuti per ottenere giustizia e testimoniare la portata della tragedia umana e ambientale causata dal disastro, dando voce a chi ne è colpito. La nostra intenzione è anche quella di rafforzare la mobilitazione locale e nazionale per l’indagine sul crimine eil risarcimento delle vittime».

Le vittime sono già una quarantina ma i dispersi sono forse 300 e qualcuno dice che potrebbero salire a 600. Brumadinho è una piccola città dove tutti sono imparentati ed è difficile trovare qualcuno che non abbia un parente tra le vittime della tragedia della diga di  Córrego dos Feijões e il pericolo non è finito, visto che si teme che un’altra diga, la VI, che contiene da 3 a 4 milioni di m3 di acqua tossica,  stia per collassare travolgendo i soccoritori e distruggendo ciò che resta di Brumadinho «Il dramma della gente qui è tutt’altro che finito – scrive Mariana Campos di Greenpeace Brasil – per coloro che sono sopravvissuti alla tragedia, la paura è un’altra sensazione che devono affrontare. Proprio come il Pico do Cauê ritratto nei poemi del minatore Carlos Drummond de Andrade non esiste più, Córrego do Feijão è scomparso dalla mappa. Ciò che c’è in comune tra una montagna che si è trasformata in un cratere e una comunità sepolta dal fango tossico non è solo l’estrazione mineraria, ma l’avidità».

Nessuno sa ancora quale sia la portata del danno ambientale provocato dalla Vale a Brumadinho: è probabile che il fango minerario percorra il fiume per 220 km e che possa essere fermato dall’impianto idroelettrico Retiro Baixo  tra Curvelo e Pompéu, altrimenti raggingerà il Rio São Francisco. Sebbene non sia ancora possibile conoscere l’impatto totale, è già stata identificata una grande mortalità per pesci. Quel che è certo è che il disastro provocato dalla  Vale hanno ha già distrutto il corso del Rio Paraopeba che attraversa la terra indigena Pataxó Hã-hã-hãe e che a valle della diga crollata vengono segnalati moltissimi .

Lo scenario di devastazione ambientale è uguale a quello della diga della Vale crollata a Mariana nel 2015, ma a Brumadinho i morti sono molti di più: è stata spazzata via un’intera comunità di minatori mentre era in pausa pranzo e Greenpeace Brasil promette: «Finché ci saranno casi di impunità e di ingiustizia sociale, continueremo a denunciare e fare pressione perché i colpevoli vengano  puniti e le vittime ripsarcite, così come perché l’ambiente venga rispettato una volta per tutte».

Il 26 gennaio, il presidente del Brasile, il neofascista Jair Bolsonaro e alcuni ministri hanno visitato il luogo della tragedia e Bolsinar ha annunciato  la creazione dii un Conselho Ministerial de Supervisão de Respostas a Desastre composto da 10 ministri che dovrà controllare le attività di intervento, soccorso  e ricostruzione, intanto il  ministero dello sviluppo regionale ha  riconosciuto lo stato di calamità pubblica a Brumadinho.

L’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama, che Bolsonaro voleva abolire)  ha inflitto alla Vale 5 multe per  un totale 250 milioni di Real per aver causato inquinamento che potrebbe causare danni alla salute umana; reso un’area urbana o rurale inadatta all’occupazione umana; causato inquinamento idrico che richiede l’interruzione dell’approvvigionamento idrico; causato, mediante l’emissione di effluenti o lo scarico di materiali, la morte di esemplari della biodiversità; sversato scarichi minerari nelle risorse idriche.

L’avvocato generale dell’Unione, André Mendonça, ha detto che «Dopo la fine delle iinchieste degli organismi tecnici coinvolti nelle indagini La compagnia mineraria Vale può subire sanzioni civili, amministrative e penali» e ha avvertito che «Non si possono seguire gli stessi parametri adottati nel 2015, quando il disastro simile si è verificato a Mariana (MG), determinando la morte di 19 persone.E’ una condotta recidiva. Il numero di persone scomparse indica che il numero delle vittime è molto più alto».

Thiago Alves, del Movimento de Atingidos por Barragens (Mab) denuncia: «E’ una tragedia annunciata» e ricorda che per la tragedia gemella del 2015 della diga di Fundão a Mariana, della compagnia mineraria Samarco, di cui Vale è uno dei proprietari, insieme a BHP Billiton, la Vale ha chiuso un accordo con il ministero  delle miniere per il pagamento dei danni, ma non c’è stato ancora un processo. Secondo Alves, «Come nel caso di Mariana, Vale non si assumerà la responsabilità del disastro. Vale, ancora una volta, agirà per nascondere il suo crimine. Creare la narrazione che sia stataoun incidente, che questo genere di cose avvenga, come nel caso di Mariana, e costruira un racconto sulla stampa e nelle istituzioni, in particolare con  i governi. La mancanza di risarcmenti per le vittime del crimine di Samarco, così come la non responsabilità della compagnia, consente a un modello predatorio di estrazione mineraria di continuare ad espandersi nella regione. “L’impunità per il crimine di Mariana dà più spazio e opportunità per altri crimini. Il modo in cui operano le aziende, in particolare Vale, nel contesto del crimine di Mariana, e come i tribunali brasiliani agiscono dalla parte delle compagnie, crea spazi e opportunità per un’altra, L’impunità per il crimine di Mariana ha permesso di arrivare a un’altra tragedia».

Gli attivisti del Mab accusano «Le compagnie minerarie, il governo del Minas Gerais e il governo federale ignorano il diritto delle popolazioni che vivono nell’ambiente e le loro posizioni contrarie all’attività mineraria. Questa separazione è il risultato di un modello minerario che è privatizzato e multinazionale, interamente al servizio dei profitti delle grandi imprese, contro i diritti dei lavoratori e delle comunità. Questa tragedia è un ulteriore risultato di questo modello di morte».

Maria Júlia Gomes de Andrade, Maria Júlia Gomes de Andrade, coordinatrice nazionale del Movimento pela Soberania Popular na Mineração (Mam) ricorda a sua volta che «La concessione delle licenze per la diga crollata venerdì è stata concessa per pochi soldi da parte del governo dello Stato a dicembre. Le compagnie minerarie hanno una caratteristica in comune: le miniere di ferro sono progetti su larga scala, grandi imprese. Dimostrano, a prima vista, una gigantesca incapacità di queste società di garantire la sicurezza delle loro strutture».

Alves è è pessimista, crede che sia il presidente Bolsonaro che il governatore del MInas Gerais Romeu Zema (Partido Novo, destra aleata di Boldonaro), «Agiranno a favore delle compagnie minerarie, anche per facilitare l’estrazione in quilombola e nelle aree indigene. Questo è già stato annunciato. Non ci aspettiamo che il governo difenderà i diritti dei lavoratori delle miniere e delle comunità colpite. Abbiamo un ministro dell’ambiente che è un criminale, condannato in tribunale per aver favorito i minatori».

Il giorno prima della tragedia, Zema sul suo account Instagram aveva annunciato euforico che la Vallourec stava espandendo l’estrazione mineraria proprio a Brumadinho: «Minas è la principale regione produttiva del gruppo e il mio governo lavorerà sodo per portare investimenti, generare posti di lavoro e reddito per i mineiros e le mineiras».

Nel novembre 2018 il governatore del MInas Gerais aveva annunciato di voler fondere gli assessorati dell’agricoltura e dell’ambiente (cosa alla quale poi ha rinunciato) perché intendeva accelerare gli iter per concedere le licenze minerarie: «Continuare con la legislazione ambientale abbastanza rigida, che guarda agli interessi dell’ambiente, ma con una segreteria più tecnica che politica. E’ possibile conciliare lo sviluppo con la conservazione». E Zema in meno di un  jese di governo aveva già incontrato le compagnie minerarie per discutere di come espandere le miniere e su Facebook aveva annunciato che in un incontro con la compagnia Samarco «Abbiamo parlato dei quasi 14.500 posti di lavoro che saranno generati con la ripresa delle attività dell’azienda nel Mariana e Ouro Preto. (…) Lo sviluppo deve avvenire per la generazione di posti di lavoro, ma senza prendere in considerazione la questione ambientale. Così avremo un Minas Gerais efficiente». Insomma, Zema ha incontrato i colpevoli del disastri di Mariana (e ora di Brumadinho)  ma non le vittime. Come se non bastasse, nei giorni successivi ha incontrato la Vallourec, questa volta per parlare l’espansione delle miniere a Brumadinho (MG) e aveva annunciato: «I rappresentanti di Vallourec, una società siderurgica e mineraria, mi hanno presentato un progetto di espansione per Vallourec Mineração, un’unità del gruppo situata nel comune di Brumadinho. L’investimento previsto è di 220 milioni di Real, generando 400 posti di lavoro temporanei nei prossimi due anni e 335 posti di lavoro a tempo indeterminato».

Ma i cittadini di Brumadinho non erano d’accordo col governatore e, organizzati Movimento das Águas de Casa Branca che da 10 anni lotta per difendere l’avanzata delle miniere nella regione, raccogliendo 82.000 firme sotto una petizione hanno manifestato contro un accordo che però è stato approvato a dicembre dal Conselho Estadual de Política Ambiental e che prevedeva un aumento dell’88% delle superfici di due miniere a Brumadinho e Sarzedo. Poi è arrivato il crollo della diga a spazzare via tutto

Ma il rapporto tra la destra del Partido Novo e le compagnie minerarie nel MInas Gerais è simbiotico: Manoel Vítor de Mendonça Filho, assessore allo sviluppo economico, è stato vicepresidente Gerdau-Açominas. Otto Levy Reis, assessore alla pianificazione e gestione, ha lavorato per la grossa compagnia mineraria Magnesita Refratários. Come diceva Zema in campagna elettorale: l’ambiente è business e il 15 gennaio annunciava una nuova intesa con Vale/Samarco: «Abbiamo parlato dei circa 14.500 posti di lavoro che verranno generati con la ripresa dell’attività commerciale».

Le miniere si stanno rivelando il tallone di Achille del nuovo governo di estrema destra brasiliano: il giorno ni prima del disastro di Brumadinho, i pubblici ministeri dello Stato di São Paulo  Leandro Henrique Leme e Silvio Marques hanno fatto appello alla Corte di giustizia per chiedere la rimozione di Ricardo Salles da ministro federale dell’ambiente. A dicembre Salles era stato condannato per condotta impropria durante il suo mandato alla Segreteria dell’ambiente dello Stato di São Paulo – da luglio 2016 ad agosto 2017 – quando avrebbe falsificato le mappe della zonizzazione del progetto di gestione dell’Área de Proteção Ambiental Várzea do rio Tietê a San Paolo, per favorire imprenditori minerari.

Mentre i pubblici ministeri ne chiedevano le dimissioni, il 23 gennaio Salles  ha incontrato la Bancada Ruralista per discutere del famigerato “Pacote do Veneno” che favorisce l’utilizzo di pesticidi e poi ha ricevuto nel suo ufficio Luiz Eduardo Fróes do Amaral Osório, direttore esecutivo sostenibilità e relazioni istituzionali della Vale per parlare di come allentare la legislazione ambientale sulle miniere. Prima il neo-ministro dell’ambiente Brasiiano aveva nuovamente attaccato l’Ibama, accusandola più o meno di essere al servizio del “partito del NO” (vi ricorda qualcosa?) e annunciando cambiamenti nelle regole per le valutazioni ambientali per favorire deforestazione, estrazione mineraria e altre attività di forte impatto ambientale.

Di fronte a questo palese intreccio tra destra brasiliana e compagnie minerarie, il governo Bolsonaro in difficoltà ha pensato bene di difendersi usando lo strumento che gli ha dato maggiori frutti durante la recente campagna elettorale: le fake news e ha cominciato a diffondere sui social media l’accusa alla ex presidente Dilma Roussef di aver pro ivatizzato la Vale. In realtà la compagnia mineraria responsabile dei disastri di Brumadinho e Mariana è privata dal 1997 e le privatizzazioni sono state approvate dal governo di  centro.destra, di Fernando Henrique Cardoso, un neoliberista che però impalllidirebbe di fronte a Bolsonaro e alla sua cricca.

La verità è che la Vale,  fondata al tempo della dittatra fasciata di Getúlio Vargas con il nome di Companhia Vale do Rio Doce, negli anni ’90 era un gruppo di 27 aziende, che spaziano dalle attività minerarie, alle ferrovie e all’industria chimica che venne svenduta il 6 maggio 1997 per 3,3 miliardi di Real, un atto che il Partido dos Tabalhadores (PT) definì «Un vero crimine contro il patrimonio pubblico».

La Roussef  ha scritto su Twitter: «La malafede di coloro che diffondono fake news notizie false continua a spargerne a migliaia, anche di fronte alla tragedia di Brumadinho. Nel 2015 ho firmato un decreto che riguarda i disastri naturali come la rottura delle dighe. Questo per consentire alle persone colpite di accedere al FGTS (Fundo de Garantia do Tempo de Serviço, ndr)per ricostruire le loro vite».

La deputata Erika Kokay del PT conclude: «Il crollo delle dighe di Mariana e Brumadinho è la prova del fallimento delle privatizzazioni. Il profitto non può essere più importante di vita delle persone e la ricchezza naturale del nostro Paese. Quello che è successo a Brumadinho e Mariana non sono incidenti, sono crimini!! Le tragedie ambientali si ripetono e il presidente Jair Bolsonaro e il ministro Ricardo Salles definiscono il ministero dell’ambienteuna “semplice industria delle multe. Quanto valgono la vita e tutta questa sofferenza? Brumadinho, come Mariana, non è stato un incidente, ma un crimine organizzato dall’assenza dello Stato e dall’abuso imprenditoriale  in un area strategica per la sicurezza della popolazione».