I dati del secondo Clean air outlook dell’Unione europea

Inquinamento atmosferico, il rispetto delle misure Ue potrebbe ridurre del 55% le morti premature

L’Italia fronteggia 52.300 vittime da PM2.5, 10.400 da NO2 e 3.000 da O3 all'anno

[8 Gennaio 2021]

La Commissione europea ha pubblicato il secondo Clean Air Outlook sulle prospettive per la qualità dell’aria, che presenta le previsioni di riduzione dell’inquinamento atmosferico nell’Unione europea fino al 2030 e oltre.

Secondo il rapporto, «nel 2030 il numero di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico potrebbe ridursi di circa il 55% rispetto al 2005, se gli Stati membri attuassero tutte le misure concordate e annunciate nell’ambito dell’attuale legislazione dell’Ue in materia di inquinamento atmosferico». Ed è anche possibile fare di più: «Molte misure di riduzione dell’inquinamento atmosferico, se attuate efficacemente, comporterebbero benefici superiori ai costi».

Il rapporto aggiorna l’analisi del First Clean Air Outlook, in particolare includendo le misure proposte dagli Stati membri nei loro programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico e un maggiore livello di ambizione nella lotta al cambiamento climatico. Contribuisce alla preparazione dello Zero Pollution Action Plan, contribuendo all’obiettivo dell’European Green Deal di «proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Ue e proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi e dagli impatti legati all’ambiente».

Il secondo Clean Air Outlook, che arriva dopo il rapporto “Air quality in Europe – 2020” dal quale emerge che le morti premature per inquinamento atmosferico sono 400.000 all’anno e che l’Italia fronteggia 52.300 vittime da PM2.5, 10.400 da NO2 e 3.000 da O3, dimostra che «se tutta la legislazione adottata in materia di aria pulita e clima fosse pienamente attuata, tra il 2015 e il 2030 e la percentuale della popolazione dell’Ue che vive in aree che soddisfano le attuali linee guida dell’Oms per il particolato fine potrebbe più che raddoppiare. lasciare almeno il 12% della popolazione dell’Ue nel 2030 esposto a livelli di particolato fine al di sopra dell’attuale valore delle linee guida dell’Oms. Con una politica per l’aria pulita più ambiziosa possibile, questa quota sarebbe ridotta al 4%. Tuttavia, anche in questo scenario, quasi la metà delle aree Natura 2000 dell’Ue sarebbe ancora minacciata dall’eutrofizzazione a causa dell’inquinamento atmosferico.

La Commissione Ue evidenzia: «Poiché anche livelli relativamente bassi di esposizione all’inquinamento atmosferico sono dannosi per la salute umana e per gli ecosistemi, è necessario rafforzare gli sforzi a tutti i livelli (Stati membri, livello regionale e internazionale) per ridurre l’inquinamento atmosferico».

Il Clean Air Outlook  fa notare che «attuando pienamente tutta la legislazione esistente, la maggior parte degli Stati membri sarebbe in grado di rispettare gli impegni di riduzione previsti per il 2030 per 4 dei 5 inquinanti atmosferici disciplinati dalla direttiva sugli impegni nazionali di riduzione delle emissioni. Le misure supplementari di risanamento dell’aria annunciate nei programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico accelererebbero ulteriormente i miglioramenti previsti. Tali misure non sarebbero tuttavia sufficienti a ridurre le emissioni di ammoniaca (provenienti al 90% dal settore agricolo) ai livelli massimi consentiti».

Infine, il nuovo rapporto evidenzia che «le misure di risanamento dell’aria esaminate apportano chiari benefici alla società e che tali benefici saranno sempre superiori ai costi e contribuiranno a stimolare il PIL a lungo termine. Il fatto che i benefici aumentino con azioni più ambiziose in materia di aria pulita e clima sottolinea l’esistenza di sinergie tra queste due politiche».

Il Commissario europeo per l’ambiente, la pesca e gli oceani Virginijus Sinkevičius, ha concluso: «Questa relazione invia un messaggio chiaro: un’ulteriore riduzione dell’inquinamento atmosferico consentirebbe di salvare più vite umane e di ridurre la pressione sugli ecosistemi, oltre a essere economicamente fondata. È l’approccio che adottiamo con il Green Deal europeo e con la nostra ambizione in materia di inquinamento zero. È fondamentale che tutti gli Stati membri attuino pienamente le misure concordate e pianificate e intensifichino gli sforzi per affrontare il problema delle emissioni».