In un solo anno le concentrazioni troppo elevate di NO2 uccidono oltre 20mila persone

Inquinamento atmosferico e fogne, l’Italia deferita (di nuovo) alla Corte di giustizia Ue

Il nostro Paese avrebbe dovuto mettersi in regola con i valori limite del biossido d’azoto da 9 anni, e con l’adeguamento del sistema fognario da 13: nel mentre paghiamo multe milionarie

[7 Marzo 2019]

Nonostante il “Governo del cambiamento” la musica in Italia è rimasta la stessa: la Commissione europea ha deciso oggi di deferire nuovamente il nostro Paese alla Corte di giustizia dell’Ue per due diverse cause riguardanti temi ambientali, ovvero l’inquinamento atmosferico e quello dell’acqua.

Per quanto riguarda la prima causa, stavolta nel mirino è finita la «mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto (NO2)». Già nel maggio scorso un simile provvedimento era stato emesso «per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10)», mentre adesso la Commissione Ue invita l’Italia a «rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone».

Nonostante i valori limite di NOstabiliti dalla legislazione dell’Ue in materia di qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) avrebbero dovuto essere rispettati già nel 2010, in Italia l’inquinamento è rimasto negli anni a livelli record: come documenta il rapporto Air quality in Europe 2018, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente, la cattiva qualità dell’aria legata all’elevata concentrazione di particolato, biossido d’azoto e ozono troposferico è riuscita a mietere in un solo anno (dati 2015) 84.300 vittime, rendendo l’Italia il peggior Paese d’Europa sotto questo profilo. Un triste risultato nel quale l’NO2 ha contribuito in maniera determinante: sono infatti 20.500 le vittime annue legate a questo inquinante.

Per quanto riguarda invece la seconda causa – quella legata all’inquinamento dell’acqua – la Commissione Ue rileva che l’Italia non rispetta da oltre 13 anni la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio), ovvero «non garantisce che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2 000 abitanti dispongano di reti fognarie per le acque reflue urbane e che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano trattate in modo adeguato prima dello scarico».

In particolare, la Commissione ritiene che «620 agglomerati in 16 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) violino le norme Ue sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane». Si tratta di un problema che porta non solo «a notevoli rischi per l’ambiente e la salute umana», ma anche a multe milionarie: il carattere «generale e persistente» della violazione sulle acque reflue urbane è confermato infatti «da altre due cause, riguardanti agglomerati più grandi, in una delle quali la Corte ha condannato l’Italia al pagamento di ammende», con una spesa da 52 milioni di euro al 28 febbraio 2019.

Per conseguire finalmente concreti progressi su entrambi i fronti i problemi andrebbero affrontati a partire dalle cause, che sono note da molto tempo: per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico le principali fonti nel nostro Paese sono il traffico veicolare e l’inefficiente climatizzazione degli edifici, mentre la rete fognaria abbisogna di investimenti per essere adeguata al rispetto della normativa.

«La notizia del deferimento dell’Italia alla Corte Giustizia Ue per smog e fogne non ci sorprende affatto. Anzi è la conferma – commenta il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – di quanto poco il nostro Paese abbia fatto in questi anni su questi due fronti sui quali, invece, è urgente intervenire. L’inquinamento atmosferico continua ad essere un’emergenza cronica nella Penisola non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale. Se continuiamo di questo passo potrebbero arrivare altri deferimenti e nuovi possibili maxi-multe, e a pagare ancora una volta sarebbero i cittadini in termini di salute e soldi. In Italia continua a pesare la mancanza di un efficace strategia antismog, per non parlare dei problemi legati al mancato adeguamento alle norme Ue dei sistemi di trattamento delle acque di scarico: ancora oggi nella Penisola circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi, senza essere opportunamente depurato. Per questi motivi – conclude Ciafani è urgente realizzare al più presto un Piano Nazionale contro l’inquinamento, penalizzare economicamente il traffico motorizzato privato investendo sul potenziamento del trasporto pubblico locale, pendolare e su ferro; ridurre le emissioni industriali e quelle prodotte dal riscaldamento; dall’altro lato velocizzare al più presto la messa a norma di quei sistemi fognari e depurativi su cui l’Europa, sempre attenta all’ambiente e alla salute dei cittadini, da anni ci chiede di intervenire. Un’Europa di cui si parla spesso male in questo ultimo periodo, dimenticando che è proprio grazie al suo intervento se, ad esempio, è stata chiusa la discarica di Malagrotta a Roma o se Milano ha costruito nel 2001 il suo depuratore».