Inquinamento acustico, l’Europa mappa le zone tranquille

Quiete nel 18% dell’Europa, nel 33% inquinamento acustico. Non si salvano nemmeno le aree protette

[16 Giugno 2016]

Secondo il nuovo rapportoQuiet areas in Europe: the environment unaffected by noise pollution”, pubblicato dall’European Environment Agency (EEA), un terzo delle zone rurali europee è potenzialmente affetto da inquinamento acustico causato dalle attività antropiche e le «Le aree protette non ancora esposte al rumore possono portare significativi benefici ambientali e per la salute». La Direttiva sukl rumore dell’Unione europea (END; 2002/49/CE) definisce le zone tranquille al di fuori delle città come aree delimitate dalle autorità nazionali che non sono disturbate del rumore del traffico, dell’industria o delle attività ricreative.  Il rapporto EEA fornisce una mappatura delle potenziali zone tranquille nelle regioni rurali europee ed evidenzia che «Circa il 18% della superficie dell’Europa può essere considerata tranquilla, ma il 33% è potenzialmente affetto da inquinamento acustico».

La distribuzione delle zone silenziose è fortemente legata  alla densità della popolazione e dei trasporti. Anche altri fattori, come l’altitudine, la distanza dalle coste e l’utilizzo dei suoli possono influenzare notevolmente la presenza delle attività umane e il rumore. L’EEA fa notare che «I paesi con densità di popolazione relativamente basse, come la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia e la Svezia, hanno la più alta percentuale di zone tranquille. Le zone più rumorose tendono a trovarsi nelle aree con densità di popolazione più elevate, come il Belgio, il Lussemburgo e Paesi Bassi. Anche aree remote come la regione alpina o vicino alla costa del Mediterraneo hanno un’alta percentuale di zone tranquille».

Non sono immuni dal rumore nemmeno le aree protette: lo studio evidenzia che «Circa il 27% dei siti protetti di Natura 2000 in Europa hanno ampie zone di tranquillità, anche se un quinto dei siti protetti sono esposti a livelli elevati di rumore. Anche se sono state intraprese alcune azioni per proteggere le aree tranquille in campagna». L’EEA dice che «Potrebbe essere fatto per ridurre l’inquinamento acustico in queste aree, per proteggere la salute umana e la biodiversità. Tali misure possono includere, ad esempio, l’introduzione di una normativa nazionale o locale che limiti alcune attività commerciali o attività ricreative nelle zone di quiete».

Il rumore ambientale è uno degli inquinanti più diffusi in Europa, un rapporto del 2014 dell’EEA stimava che oltre 125 milioni di persone,  almeno un cittadino europeo su 4, fossero esposte al rumore da traffico stradale al di dei limiti previsti dall’Ue. L’EEA ricorda che «Gli effetti nocivi dell’inquinamento acustico sugli esseri umani includono fastidio e disturbi del sonno, che a loro volta possono causare problemi più gravi, come l’ipertensione o malattie cardiache».

Per quanto riguarda la fauna selvatica, c’è una crescente evidenza scientifica sugli effetti nocivi del rumore antropico: «In natura, molte specie si basano su comunicazione acustica per importanti aspetti della vita, come trovare il cibo o individuare un compagno – dicono all’EEA –  L’inquinamento acustico può potenzialmente interferire con queste funzioni».

Il rapporto si basa sulla “Good practice guide on quiet areas”, pubblicato dall’EEA nel 2014. Una guida che  relazione proponeva una metodologia: il Quietness Suitability Index (QSI), che consente di identificare le potenziali zone tranquille nelle regioni exstaurbane.

Il nuovo rapporto sviluppa ulteriormente quelle indicazioni e  applica la metodologia QSI per realizzare una mappa dell’indice di quiete in tutta Europa e per i singoli Paesi che aderiscono all’EEA, Queste mappe acustiche possono aiutare a identificare le aree in cui è necessario intervenire per ridurre il rumore, e per identificare potenziali zone tranquille, che dovrebbero essere protette.