Eni respinge ogni accusa. Bp: «Siamo estremamente preoccupati per le questioni sollevate dalla Bbc»

Inchiesta Bbc: sotto il cielo dell’Iraq avvelenato dal gas flaring di Eni e Bp

Il ministro dell’ambiente irakeno ammette che nei siti petroliferi con gas flaring il cancro è diffuso

[17 Ottobre 2022]

L’inchiesta “Oil in Iraq: How Toxic Air Threatens Children with Cancer”, trasmessa da BBC News Arabic, ha rivelato che «Le comunità che vivono vicino ai giacimenti petroliferi, dove il gas viene bruciato all’aperto, sono ad alto rischio di leucemia» e l’Onu ha detto alla BBC che considera queste aree, in Iraq, come «Moderne zone di sacrificio, dove il profitto è prioritario rispetto ai diritti umani».

L’indagine di BBC News Arabic mette nuovanmentre sotto accusa il gas flaring, la combustione del gas rilasciato nelle trivellazioni petrolifere, che produce inquinanti legati al cancro ed evidenzia che «BP ed Eni sono le principali compagnie petrolifere che abbiamo identificato come attive in ​​questi siti. Alla periferia di Bassora, nel sud-est dell’Iraq, si trovano alcune delle più grandi aree di esplorazione petrolifera del Paese. I gas in fiamme emessi da questi siti sono pericolosi perché emettono una potente miscela di anidride carbonica, metano e fuliggine nera che è altamente inquinante».

La legge irachena proibisce il gas flaring entro 10 km dalle abitazioni, ma Jess Kelly, Owen Pinnell e Esme Stallard della BBC denunciano: «Abbiamo trovato città in cui il gas veniva bruciato a meno di 250 metri dalle porte delle case delle persone. Il governo iracheno è consapevole degli impatti che questo potrebbe avere. Un rapporto trapelato dal ministero della Sanità iracheno, visto da BBC Arabic, incolpa l’inquinamento atmosferico per un aumento del 20% del cancro a Bassora tra il 2015 e il 2018».

Nell’ambito di questa indagine, la BBC ha intrapreso il primo test di monitoraggio dell’inquinamento tra le comunità esposte e i risultati hanno indicato «Alti livelli di esposizione a sostanze chimiche cancerogene» e utilizzando i dati satellitari la BBC ha scoperto che «Il più grande dei giacimenti petroliferi di Bassora, Rumaila, brucia più gas di qualsiasi altro sito al mondo. Il governo iracheno possiede questo campo e BP è l’appaltatore principale. Nel campo c’è una città chiamata North Rumaila, che i locali chiamano “il cimitero”. Gli adolescenti hanno coniato questo nome dopo aver osservato alti livelli di leucemia tra i loro amici, che sospettano provenga dal flaring».

Shukri Al Hassan, uno scienziato ambientale iracheno di North Rumaila, ha detto  alla BBC che «Il cancro qui è così diffuso che è come l’influenza».

Nel 2021 BBC News Arabic  ha incontrato Ali Hussein Julood, un diciannovenne di Nord Rumaila sopravvissuto alla leucemia infantile, ma alla troupe televisiva è stato negato il permesso di girare a Rumaila, quindi Ali ha documentato in un altro modo la sua vita: con le clip del suo telefonino ha mostrato la sua ex scuola con dietro il fumo delle ciminiere. E’ la stessa scuola che Ali ha dovuto lasciare a 14 anni per sottoporsi a cure e ha raccontato alla BBC che «Dopo anni di chemioterapia, un giorno mentre andavo in ospedale, dissi a mio padre: “Fallo per me. Per favore, saluta mia madre”».

Ma alla fine Ali ce l’ha fatta e ora è in via di guarigione e ha chiesto un risarcimento alla BP, perché la BBc spiega che è il principale appaltatore del giacimento petrolifero. Ma non ha ricevuto nessuna risposta dalla multinazionale. Altri bambini e ragazzi dei villaggi vicini non sono sopravvissuti alla diagnosi di cancro. Come Fatima Falah Najem che viveva a 25 miglia da Ali vicino al giacimento petrolifero di Zubair dove la capofila del consorzio petrolifero è l’Eni, come illustra il report Bbc.

La BBC spiega che «A Fatima a 11 anni era stato diagnosticato un tipo di cancro del sangue e delle ossa chiamato leucemia linfoblastica acuta. L’esposizione al benzene – presente nei gas in fiamme – può aumentare il rischio che le persone sviluppino questa leucemia».

L’indagine ha documentato che da casa di Fatima si vedono le torce del gas flaring ardere quasi continuamente, visto che le ciminiere più vicine sono a soli 2,6 km dalla porta di casa della famiglia di Fatima. La bambina era attratta da quelle “fiamme infuocate” che circondavano la sua casa e, quando era in ospedale, ha detto ai giornalisti della BBC che le piaceva guardarle di notte, che per lei era una cosa normale. Ma per suo padre, vederla ammalare  è stato «Come prendere fuoco senza poterlo spegnere».

Nel 2021 i medici erano riusciti a procurare a Fatima un trapianto di midollo osseo all’estero, ma ormai era troppo malata per viaggiare ed è morta a novembre, a 13 anni.

Il rapporto del ministero della Salute iracheno dimostra che il Governo è consapevole dei problemi sanitari della regione. Ma lo stesso primo ministro iracheno ha emesso un’ordinanza confidenziale – della quale è in possesso BBC Arabic – che vieta ai suoi dipendenti di parlare dei danni alla salute causati dall’inquinamento da gas flaring.

David Boyd, relatore speciale dell’Onu per diritti umani e l’ambiente, ha detto alla BBC che «Le persone che vivono vicino ai giacimenti petroliferi sono vittime della collusione tra Stato e business e, nella maggior parte dei casi, mancano del potere politico per ottenere il cambiamento». Ali Hussein conferma: «Qui a Rumaila nessuno parla, dicono che hanno paura di parlare perché verrebbero allontanatiz.

Finora ai ricercatori sanitari è stato impedito di entrare nei giacimenti petroliferi per effettuare test sulla qualità dell’aria. BBC News Arabic ha collaborato con esperti di ambiente e salute per intraprendere il primo monitoraggio indipendente dell’inquinamento nelle comunità che vivono vicino ai campi petroliferi gestiti da Bp ed Eni  e ha testato le sostanze chimiche cancerogene emesse dal gas flaring per un periodo di due settimane. I test dell’aria in 5 comunità hanno indicato che «I livelli di benzene, legati alla leucemia e ad altre malattie del sangue, hanno raggiunto o superato il limite nazionale iracheno in almeno 4 punti. I campioni di urina che abbiamo raccolto da 52 bambini hanno indicato che il 70% aveva livelli elevati di 2-naftolo, una forma dell naftalene una sostanza potenzialmente cancerogena».

Manuela Orjuela-Grimm, professoressa di cancro infantile alla Columbia University, ha dichiarato: «I bambini hanno livelli sorprendentemente alti… questo è preoccupante per la [loro] salute e suggerisce che dovrebbero essere monitorati da vicino».

La BBC ha trasmesso i risultati al ministro del petrolio iracheno Ihsan Abdul Jabbar Ismail che ha risposto: «Abbiamo incaricato tutte le società appaltanti che operano nei giacimenti petroliferi di rispettare gli standard internazionali».

La BBC ha chiesto conto della situazione a BP ed Eni e la multinazionale italiana ha risposto che «Respinge con forza ogni accusa secondo cui le proprie attività mettono in pericolo la salute del popolo iracheno».

BP è stata più cauta e ha risposto: «Siamo estremamente preoccupati per le questioni sollevate dalla BBC:  esamineremo immediatamente tali preoccupazioni» e probabilmente ha fatto bene, visto che oggi il  ministro dell’Ambiente iracheno Jassem al-Falahi ha riconosciuto che «L’inquinamento causato dalla produzione di petrolio è la ragione principale dell’aumento dei tassi di cancro locali».

Le dichiarazioni di al-Falahi contraddicono anche i precedenti commenti del ministro del Petrolio, Ihsan Abdul-Jabbar Ismail, che dopo la trasmissione dell’inchiesta televisiva aveva negato qualsiasi collegamento  tra i tassi di cancro e l’inquinamento atmosferico causato dal petrolio.

Le comunità che vivono vicino ai giacimenti petroliferi di Bassora sospettano da tempo che i loro alti tassi di leucemia siano dovuti ai gas bruciati nei giacimenti petroliferi. Durante la sua intervista con HARDtalk Arabic, Al-Falahi ha anche rivelato che «Il ministero del petrolio aveva precedentemente impedito al mio staff di effettuare controlli di monitoraggio dell’inquinamento nel giacimento petrolifero più grande, Rumaila». Ma Al-Falahi ha aggiunto che «La situazione è migliorata e ora c’è una maggiore cooperazione tra i ministeri. I dipartimenti lavoreranno insieme per emettere multe o avviare azioni legali contro qualsiasi impresa, locale o internazionale, se avesse causato danni ambientali».

Ma la BBC fa notare che «Nessuna delle famiglie con cui la BBC Arabic ha parlato durante le indagini aveva ricevuto un risarcimento per i problemi di salute subiti, nonostante le molteplici richieste fatte alle compagnie petrolifere che lavorano nei siti».