I pesticidi nelle acque di fiumi e laghi toscani

Un’elevata percentuale delle stazioni monitorate da Arpat rivela la presenza di residui

[11 Maggio 2022]

I pesticidi (con un termine ormai entrato nell’uso comune per indicare i fitofarmaci-agrofarmaci, cioè prodotti chimici con funzioni di insetticida, erbicida, ecc) possono contaminare le acque superficiali e sotterranee e, se le loro concentrazioni superano le sogliecritiche, possono essere nocivi per l’ambiente.

ARPAT ha recentemente pubblicato i dati relativi agli anni 2018-2019-2020 riguardanti il monitoraggio dei pesticidi nelle acque superficiali (fiumi, laghi e acque di transizione) in Toscana.

L’Agenzia effettua, nell’ambito dei piani di monitoraggio della qualità delle acque, l’analisi dei residui di fitofarmaci; in ogni campione vengono ricercate varie decine di sostanze attive.

La rete di monitoraggio delle acque superficiali comprende poco meno di trecento stazioni, fra le quali ARPAT ne seleziona un certo numero su cui effettuare campioni per la ricerca di principi attivi fitoiatrici (fra i quali sono compresi anche il glifosate e l’ampa, che è il suo prodotto di degradazione o metabolita) Tale selezione è basata sull’analisi delle pressioni, in particolare agricola e vivaistica.

Studi specifici per analizzare le pressioni esistenti sui corpi idrici della Toscana sono stati pubblicati nel 2011, nel 2014 ed un ultimo studio, avviato nel 2017 in collaborazione il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile) ed il SIGR (Servizio idrologico e Geologico Regionale), è in corso di pubblicazione.

A parità di pressioni antropiche, i corpi idrici più sensibili all’inquinamento da fitofarmaci sono laghi, invasi e acque di transizione ed infatti su questi corpi idrici la ricerca dei pesticidi è programmata sulla quasi totalità delle stazioni, mentre nei fiumi si ricercano fitofarmaci mediamente in una stazione su due.

Un’elevata percentuale delle stazioni monitorate rivela la presenza di residui: le categorie di acque più impattate sono i fiumi, con il 99% dei campioni positivi, seguiti da laghi e invasi con il 91% dei campioni positivi (nelle acque di transizione la percentuale è del 75%).

I superamenti degli standard di qualità ambientale: la situazione peggiore è rappresentata dalle acque di transizione, con il 50% delle stazioni compromesse, seguita dai fiumi (36%) e dai laghi (18%).

Le Direttive europee definiscono gli standard di qualità ambientale (SQA) per alcuni inquinanti specifici al fine di raggiungere uno stato chimico buono delle acque fissando valori di riferimento per alcune decine di composti ritenuti prioritari dal punto di vista ambientale. Circa la metà di questi composti sono riconducibili alla categoria dei fitofarmaci, La normativa nazionale poi indica ulteriori composti (una ventina circa) appartenenti alla categoria dei fitofarmaci, individuando standard di qualità ambientale a cui far riferimento nella valutazione dello stato di qualità ecologica delle acque superficiali, dove è previsto uno SQA pari a 0,1 μg/l per singolo principio attivo ed un valore sommatoria pari a 1 μg/l.

Il monitoraggio della qualità delle acque superficiali viene effettuato definendo una classificazione con cadenza triennale e sessennale. Per quanto riguarda la Toscana l’ultima classificazione triennale ha riguardato il periodo 2016-2018, a conclusione del quale ARPAT ha predisposto una specifica relazione, nella quale è presente un apposito capitolo (pag 21-27) dedicato alla presenza dei fitofarmaci nelle acque superficiali della regione.

Nel rapporto si osserva che nel triennio 2016-2018 la ricerca di residui di prodotti ad azione fitosanitaria è stata effettuata su 106 corpi idrici fluviali su un totale di 227 indagati nel triennio per lo stato ecologico e chimico. Nella quasi totalità i casi di superamento del SQA hanno riguardato l’ampa ed il glifosate.

Per approfondimenti: https://ambientenonsolo.com/i-pesticidi-nelle-acque-superficiali-in-toscana/

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com