I fertilizzanti sintetici causano oltre il 2% delle emissioni globali di gas serra

I risultati di uno studio di università di Torino, università di Exeter e Greenpeace

[21 Settembre 2022]

Secondo lo studio Greenhouse gas emissions from global production and use of nitrogen synthetic fertilisers in agriculture” pubblicato su Scientific Reports da Stefano Menegat del Dipartimento economia e statistica dell’Università di Torino, dalla Freelance Scientist spagnola Alicia Ledo e da  Reyes Tirado dei Greenpeace Research Laboratories dell’università di Exeter. «I fertilizzanti azotati sintetici sono responsabili del 2,1% delle emissioni globali di gas serra. A differenza dei fertilizzanti organici, che provengono da materiale vegetale o animale, i fertilizzanti sintetici sono prodotti dall’uomo con processi chimici. La produzione e il trasporto causano emissioni di carbonio, mentre l’uso agricolo di questi fertilizzanti porta al rilascio di protossido di azoto (N2O), un gas serra 265 volte più potente dell’anidride carbonica (CO2) nell’arco di un secolo».

Il team di ricerca ha scoperto che «La filiera dei fertilizzanti azotati sintetici è stata responsabile dell’emissione dell’equivalente di 1,13 gigatonnellate di CO2 nel 2018. Si tratta di oltre il 10% delle emissioni globali prodotte dall’agricoltura e di una quantità superiore alle emissioni dell’aviazione commerciale nello stesso anno. I primi quattro emettitori – Cina, India, Stati Uniti e UE28 (Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito) – hanno rappresentato il 62% del totale». I dati dello studio, relativi al 2018, mostrano che il Nord America ha il più alto utilizzo annuale di fertilizzanti azotati per persona (40 kg), seguito dall’Europa (25-30 kg).L’Africa ha registrato il consumo più basso (2-3 kg).

Il team di ricerca ha sviluppato il più grande dataset a livello di campo sulle emissioni di N2O nel suolo, stimando così i fattori di emissione diretta di N2O a livello nazionale, regionale e globale, mentre ha utilizzato la letteratura esistente per trovare i fattori di emissione per le emissioni indirette di N2O nel suolo e per la produzione e il trasporto di fertilizzanti azotati.

La Tirado evidenzia che «Non c’è dubbio che le emissioni di fertilizzanti azotati sintetici debbano essere ridotte, invece di aumentare, come attualmente previsto. Il sistema agroalimentare globale si affida all’azoto sintetico per aumentare la resa dei raccolti, ma l’uso di questi fertilizzanti è insostenibile. Le emissioni potrebbero essere ridotte senza compromettere la sicurezza alimentare. In un momento in cui i prezzi dei fertilizzanti sintetici stanno salendo alle stelle, riflettendo la crisi energetica, ridurne l’uso potrebbe giovare agli agricoltori e aiutarci ad affrontare la crisi climatica».

Quando i fertilizzanti azotati vengono applicati al suolo, una parte viene assorbita dalle piante e una parte viene utilizzata dai microrganismi del suolo, che producono N₂O come sottoprodotto del loro metabolismo. L’azoto può anche finire per lisciviare dal sito. Secondo i ricercatori, «La strategia più efficace per ridurre le emissioni è quella di ridurre l’eccesso di fertilizzazione, che attualmente si verifica nella maggior parte dei casi».

Menegat sottolinea che «Abbiamo bisogno di un programma globale per ridurre l’uso complessivo dei fertilizzanti e aumentare l’efficienza del riciclo dell’azoto nei sistemi agricoli e alimentari. Possiamo produrre cibo a sufficienza per una popolazione in crescita con un contributo molto minore alle emissioni globali di gas serra, senza compromettere le rese». All’università di Torino concludono: «Il cambiamento dei modelli alimentari verso una riduzione della carne e dei prodotti lattiero-caseari potrebbe svolgere un ruolo centrale. Tre quarti dell’azoto della produzione vegetale (espresso in termini di proteine e compresi i sottoprodotti della bioenergia) sono attualmente destinati alla produzione di mangimi per il bestiame a livello globale».